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Crollo Ponte Morandi, l’ex ad Mion: “Tutti sapevano già dal 2010”, parte il caos

A quasi cinque anni dal crollo del ponte Morandi, che il 14 agosto 2018 provocò 43 morti, più di 600 famiglie sfollate, decine di aziende costrette a chiudere o a trasferirsi e una ferita che sanguina ancora, al Tribunale di Genova entra nel vivo il processo ai 59 imputati, tra ex-manager di Autostrade (su tutti l’ex-ad Giovanni Castellucci), ex-dirigenti e funzionari del Ministero delle Infrastrutture. Le udienze sono programmate fino al 19 luglio, ma in questi giorni non sono mancati i colpi di scena. L’altro ieri, Gianni Mion, l’ex-ad di Edizione, la holding della famiglia Benetton che controllava Aspi, ha dichiarato in aula che «tutti erano a conoscenza dello stato del ponte ma nessuno fece nulla». 

Il riferimento è a una riunione del 2010, quindi otto anni prima della tragedia, alla quale, secondo Mion, erano presenti sia Castellucci che Gilberto Benetton. Le circostanze riferite dall’anziano dirigente sono state, però, seccamente smentite dai legali degli indagati. «Mion è inattendibile», hanno scritto oggi in un comunicato. «Le dichiarazioni di Mion – è la nota congiunta delle difese – sono risultate del tutto prive di riferimenti oggettivi e riscontrabili e rese da un soggetto che all’ esito dell’esame si è dimostrato inattendibile»

Ponte Morandi. fonte commons.wikimedia.org

Sulle parole di Mion è intervenuto anche il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, definendo le dichiarazioni «agghiaccianti». «Da un lato emerge francamente un lato di squallore umano gigantesco, ma dall’altro un vuoto normativo o quantomeno un cortocircuito ancora più grave – sottolinea Toti -, perché riguarda il fatto che si riteneva che fosse il concessionario pubblico a controllare il suo buon operato e a darsi i voti. Un po’ come se fossero gli studenti a darsi i voti al compito di latino a scuola. Credo che uscirebbero tutti 9 e tutti studenti ignoranti».

Mollo però non ci sta: «Ma scusami Mion, tu sei amministratore e questa cosa non la condividi con nessuno? Avresti potuto convocare un cda, avvertire l’azionista o il comitato di controllo interno per chiedere un intervento. Ha detto poi che non l’ha fatto perché temeva di perdere il posto di lavoro… è un coacervo di incredibili incongruenze». L’ex condirettore generale di Autostrade ha infine precisato che «fino a che io sono rimasto lì, dicembre 2014, non vi è stato un solo segnale del fatto che il ponte avesse necessità di un intervento in tempi brevi».

Insomma, fuoco di fila sull’uomo che è stato a lungo a fianco dei Benetton. Domande: per quale ragione Mion avrebbe dovuto inventarsi queste circostanze? È forse matto? «Io francamente penso che in questa storia ci sia un grande equivoco — ha spiegato l’ex ad di Edizione cercando di gettare acqua sul fuoco —. Nessuno ha mai pensato che il ponte potesse davvero crollare, questo è sicuro. Ma le sembra possibile che se emerge una cosa del genere non si faccia niente? Io dico invece che si poteva benissimo cambiare il piano finanziario e discuterne con il governo, questo sì, per mettere in sicurezza tutto, come è stato fatto ora. Ma allora non ci abbiamo pensato, questo è il grande rammarico».

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