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Cult of the Lamb Recensione in pillole, Ph’ngluiBeeh mglw’nafh Beeh R’lyeh wBeeeh’nagl fhtagn

Vi presento la recensione in pillole di Cult of the Lamb. Un articolo breve, chiaro e mirato, che potete leggere tra un impegno lavorativo e l’altro; mentre aspettate che scadano gli ultimi 2 minuti per riscaldare la pasta avanzata in microonde. Per capire il più in fretta possibile se Cult of the Lamb fa per voi, oppure no.

Cult of the Lamb è un gioco indie divertente, vario e intelligente. La fusione di generi che propone, spazianti tra il gestionale e il roguelike action funziona particolarmente bene, a dispetto della diversità di approcci prospettabile a priori. C’è da restare soddisfatti ogni volta che liberiamo una nuova sequenza di stanze, arrivando fino al Boss che ci consentirà di sbloccare nuove funzioni e strutture per i nostri sempre crescenti accoliti animali. E anche se il livello di sfida di queste parti più d’azione non è mai veramente sfidante per i veterani del genere, magari appena usciti da una sessione di The Binding of Isaac, poco importa. Non è nelle singole sezioni prese separatamente che si misura la validità di Cult of the Lamb. Bensì nel loro collaborare, tutto mentte ci godiamo la deliziosa direzione artistica scelta per rappresentare un gioco dall’anima nera, che più nera non si può.

CULT OF THE LAMB RECENSIONE | TESTATO SU PC (STEAM)

(Disponibile anche su PS4, PS5, Xbox One, Xbox Series X|S)

Specifiche del PC su cui è stato eseguito il test:

  • Sistema operativo: Windows 10 (64-bit)
  • Processore: AMD 7 3700x
  • Memoria: 16 GB di RAM
  • Scheda video: NVIDIA GeForce RTX 3070

VOTO: 8.5

+Un ibrido di generi che funziona
+La direzione artistica è pucciosissima
+Interessante l’interazione con Twitch

-Lo stuttering è un compagno di gioco fin troppo “fedele”
-La difficoltà non è elevatissima

Cult of the Lamb recensione

Cult of the Lamb Recensione, sia fatta lode al Signore di Twitch!

E così, il signore oscuro in cerca di proseliti, onde potenziarsi e ascendere a nuovi livelli di potere mistico, è un dolce agnellino. Che resta tale (dolce) solo finché le circostanze lo consentono, e non serve liberare i lati più nascosti della sua perversa personalità. Non c’è niente che non farebbe, e noi con lui, ai suoi miserabili e fedelissimi seguaci animali, pur di raggiungere il loro scopo. Ma sempre in modo subdolo, e senza che i poveracci se ne accorgano direttamente. Solo così, garantendo loro alimentazione, riposo, svago e strutture variegate, sarà possibile far sì che si comportino da bravi accoliti. E nel bene, nel male, nella vita e nel sacrificio ci accompagnino senza fiatare troppo. Interagendo tra loro come nel più classico degli Animal Crossing, ma con un grado di malvagità mal occultata che li permea mano mano sempre di più (con nostra somma soddisfazione). 

Per ultima cito la funzione di gameplay che reputo tra le più interessanti e originali del titolo. Non in quanto sia unica in sè e per sè, quanto piuttosto perché descrive con efficacia le priorità degli sviluppatori moderni, quando si trovano a confrontarsi con il desiderio di rendere il loro gioco più appetibile. Sto parlando, ovviamente, dell’interazione tra Cult of the Lamb e Twitch, per la gioia di tutti gli streamer e dei loro spettatori. 

Come funziona? Semplicemente, tramite un’apposita struttura si possono aprire le porte a tutti i visualizzatori delle live il cui canale è stato collegato con il gioco. In modo che ciascuno possa poi entrare a far parte del culto raffigurato in forma animale. Non solo. I visualizzatori possono contribuire anche fornendo bonus vari attraverso un totem speciale, o addirittura influire positivamente (o negativamente) votando in chat il verificarsi o meno di un evento dall’outcome variabile. C’è molto altro che si potrebbe dire analizzando questa funzione, che spalanca le porte della quarta parete e fornisce a chi ha i mezzi (canale e visualizzatori) una buona dose aggiuntiva di immedesimazione. 

L’unica vera pecca del gioco, al quale auguro un roseo futuro fatto di contenuti aggiuntivi, nuovi animali con cui raffigurare i seguaci (è già possibile scaricare gratuitamente una “skin da Chtulu” super dolce) e via dicendo, è il suo comparto tecnico. Passi su Nintendo Switch (ma anche no), però su PC lo stuttering (anomalia nel rendering dei frame, tecnicamente diverso dal lag) non è proprio accettabile per un gioco semplice come Cult of the Lamb.

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