Dalida, la chanteuse d’amour mélancolique

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Di Elisa Adamo

Dalida, nota cantante e attrice italiana naturalizzata francese, nasce a Il Cairo il 17 gennaio 1933 e muore suicida a Parigi il 3 maggio 1987, oggi avrebbe compiuto 90 anni. Dopo un inizio da attrice, le sue doti canore trovano espressione nelle canzoni italiane e francesi, avvallate dalla vendita di oltre 170 milioni di dischi in tutto il mondo. Fondamentale è l’incontro e la relazione sentimentale con il romantico Luigi Tenco nel 1966, il cui suicidio, segna in maniera irreversibile la sua vita.

La vita di Iolanda prima di essere Dalida

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Dalida – Photo Credits: calabria.gazzettadelsud.it

Prima di parlare della cantante Dalida conosciuta da tutti, è doveroso capire chi fosse la malinconica e fragile Iolanda dai primi anni della sua infanzia fino a giungere a quel terribile giorno, in cui ha deciso di mettere a tacere il turbinio di pensieri, che la dilaniavano dall’interno. Dalida pseudonimo di Iolanda Cristina Gigliotti, nasce e cresce a Choubrah, un quartiere popolare del Cairo. I genitori calabresi sono originari di Serrastretta, in provincia di Catanzaro. Il padre, Pietro Gigliotti, è primo violino all‘Opera del Cairo e la madre, Filomena Giuseppina d’Alba, è sarta. A 4 anni a causa di un’oftalmite è costretta a portare una benda per 40 giorni. Al termine è strabica e nonostante le numerose operazioni il problema non si risolve.

Quando scoppia la seconda guerra mondiale, suo padre Pietro, viene internato dalle truppe del Regno Unito nel campo di Fayed, presso il deserto vicino al Cairo. Nel 1944, una volta liberato, si ricongiunge con la sua famiglia, che lo trova profondamente cambiato: è violento, incline alla collera e amareggiato per la fine della sua carriera tanto amata. Iolanda a 17 anni partecipa ad un concorso di bellezza Miss Ondine e arriva al secondo posto, questa conquista le apre le porte del cinema. Nel 1954 fa la controfigura di Joan Collins nel film La regina delle piramidi. Nello stesso anno entra nel cast dei film Sigara wa kass e Le Masque de Toutankhamon.

Il debutto da Dalida

Iolanda nel dicembre del 1954 abbandona l‘Egitto e decide di trasferirsi a Parigi per tentare di trovare fortuna nel mondo dello spettacolo in Europa. Utilizza come nome d’arte Dalila, che nel 1956, sul consiglio dello scrittore Alfred Machard, muta in Dalida. Nel 1957 registra il vinile Bambino, ha successo e occupa la prima posizione in Francia per 39 settimane. Ottiene il suo primo disco d’oro e lei è la prima donna a vincerlo. Interpreta tante canzoni come Piove di Domenico Modugno, Gli zingari creata da Hubert Giraud con la quale si esibisce in Italia nella trasmissione condotta da Mario Riva Il Musichiere. A queste fanno seguito molte canzoni francesi e anche ‘O sole mio.

Nel 1964 Dalida è la prima donna a vincere il disco di platino per la vendita di oltre 10 milioni di album. Nello stesso anno segue il Tour de France, durante il quale canta più di duemila canzoni. L’anno successivo recita in Ménage all’italiana e registra La danse de Zorba, Amore scusami, Cominciamo ad amarci. Incide anche La Vie en rose di Piaf, per omaggiare la cantante francese scomparsa 2 anni prima, il suo singolo Un grosso scandalo e La danza di Zorba. Quest’ultima rievoca atmosfere greche e riscontra un grande successo in Italia.

L’incontro con Luigi Tenco

Decisivo per il corso della vita di Dalida è stato l’incontro con il tenebroso Luigi Tenco, cantante dai sentimenti crepuscolari. Nel 1966 i 2 si conoscono per la prima volta nella trasmissione Scala Reale, dove la cantante si esibisce con La Danza di Zorba. Dall’incontro tra 2 animi affini, malinconici e tormentati, non poteva non nascere una relazione amorosa. Tuttavia il loro rapporto dal principio è avvolto da un alone di mistero, in quanto si vocifera che Tenco avesse già una relazione con una donna di nome Valeria. Insieme incidono la canzone Bang Bang e i rispettivi produttori decidono di farli partecipare insieme nella formula abbinata al festival di Sanremo.

Nel 1967 si presentano con una canzone scritta proprio da Tenco Ciao, Amore, ciao, su cui lui è riluttante. Tenco appare turbato e paranoico, al punto che decide di acquistare delle armi da fuoco, convinto che qualcuno lo volesse morto. La sera dell’esibizione Tenco non viene accolto favorevolmente dal pubblico, che gli si mostra ostile e ottiene pochi voti. Dalida ottiene un miglior riscontro, ma vengono eliminati lo stesso. Tenco, deluso e rammaricato per il pessimo risultato ottenuto, abbandona il Festival per recarsi nella sua stanza d’albergo all’Hotel Savoy, dal quale non ne esce vivo.

È proprio Dalida a trovare al suo rientro alle 2,20 di notte il corpo esamine del suo amato con un foro di proiettile in testa. Anche in questa vicenda le circostanze appaiono poco chiare, sia le paranoie di Tenco, sia il corpo trovato in una posizione anomala, sia il fatto che nessuno nelle stanze circostanti abbia sentito lo sparo spinge la polizia a condurre un’inchiesta senza esito. Subito dopo Dalida rientra a Parigi e tenta di uccidersi nell’albergo Prince de Galles, non riuscendoci in quanto viene salvata in tempo da una cameriera.

Il ritrovato successo dopo la tragedia

La tragedia della morte di Tenco segna profondamente l’animo sensibile di Dalida, che solo dopo un periodo di convalescenza ritorna ad esibirsi. In Italia partecipa alla nuova Canzonissima con Alberto Lupo. Vive un periodo di rinnovato successo: il singolo Mama arriva primo in classifica, vince nel 1968 Partitissima con Dan dan dan e recita nel film Io ti amo. Il presidente francese Charles de Gaulle le conferisce il titolo di commendatore delle Arti, delle Scienze e delle Lettere. In Italia riceve la medaglia della Presidenza. La sua carriera internazionale e italiana è costellata di continui successi e partecipazioni televisive come a Studio uno, Io Agata e tu…, Doppia coppia.

Nel 1970 registra a Napoli due spettacoli live con Little Tony e nel 1971 con Morandi per Senza rete. Dalida ,in questi anni con lo scopo di compiere un percorso di ricerca personale, compie una serie di viaggi in Nepal. Partecipa a 3 recital all’Olympia di Parigi, il primo nel 1971 determina un cambiamento nel suo percorso professionale, in quando pian piano la malinconica cantante si dedica a testi più impegnati. Gli anni settanta sono contrassegnati da continui successi in Italia. Con 18 anni e Gigi l’amoroso partecipa a trasmissioni televisive, incide Tornerai, Ciao come stai, Tua moglie e l’LP Sempre più Dalida.

Gli anni Ottanta

Dalida a cavallo tra gli anni ’70 e ’80 è molto vicina a François  Mitterrand e lo sostiene apertamente alle elezioni presidenziali. A causa di questa amicizia decennale è tacciata di essere politicizzata. Dalida, per non inasprire le polemiche ed evitare di alimentare i sospetti che le sue apparizioni televisive siano il risultato di favoritismi politici, compie una lungo tour all’estero. Il 1983 incide il singolo francese Les P’tits Mots, sul cui lato è presente Mousir sur scène che riscontra un grande successo e diventa una delle canzoni più emblematiche del suo repertorio. Da questo momento Dalida riduce i suoi impegni di lavoro. Realizza la sua penultima incisione in italiano di Soleil e Les P’tits Mots ossia Mediterraneo e Le parole di ogni giorno.

Esegue l’ultima incisione nel 1986 con Semplicemente così. Le sue ultime apparizioni in televisione in Italia sono al Maurizio Costanzo Show e al varietà Fascination. In Francia nel 1985 partecipa ad un programma in cui l’ospite in studio risponde in diretta alle domande poste dal pubblico. Le vengono avanzate domande personali sul suo strabismo, sulla suo rapporto con Mitterand, sulla sua vita privata a cui Dalida risponde in maniera apparentemente tranquilla. Registra il suo ultimo album in francese dal titolo Le Visage de l’amour. Nel 1986 recita in Egitto per la prima volta nel ruolo di protagonista nel film drammatico Le Sixiéme Jour. Per la prima internazionale del film si opta per il cinema Choura, scelta non casuale in quanto esso è il quartiere dove Dalida vive la sua infanzia.

La depressione e il suicidio

La condizione già precaria di Dalida, minata dal suicidio di Tenco a cui fa seguito il suo primo tentato suicidio, si aggrava nel 1970 quando il suo ex marito, Lucien Morisse, si toglie la vita. Lo sconforto l’assale e il forte dolore lacera profondamente il suo instabile equilibrio. Il colpo di grazia arriva nel 1983 quando Richard Chanfray, suo compagno dal 1972 al 1981, si suicida. Dalida è distrutta e il baratro della depressione scava sempre di più nelle viscere della sua tristezza arrivando a toccare il fondo, dal quale non si rialzerà mai più. Quando nel 1986 in occasione del film si reca al Cairo, ritornando nei posti della sua infanzia, il suo stato peggiora. Dalida entra così tanto nel ruolo della protagonista sofferente che non riesce ad uscire dal personaggio.

Dalida progressivamente esce di scena e dal 1987 sulla sua agenda non ci sono più appuntamenti. Si ritira dalla vita pubblica e si rifugia in casa. Il 2 maggio del 1987 rinvia un servizio fotografico e dà la serata libera alla cameriera, una volta sola , esce per imbucare 3 lettere una al fratello, una all’attuale compagno e una ad un amico. Una volta rientrata in casa si infila nel letto, ingerisce una massiccia dose di barbiturici bevendo un bicchiere di whisky, concludendo così il sipario della vita per sempre. Muore durante la notte tra il 2 e il 3 maggio, lasciando un biglietto con scritto “La vita mi è insopportabile. Perdonatemi”.

Insomma è in questo modo che Dalida esce di scena, in punta di piedi, da sola e nel buio della sua stanza da letto, chiedendo scusa al mondo del suo estremo gesto, per non avercela fatta a sopportare il peso di una vita contrassegnata da perdite dolorose e strazianti.

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Elisa Adamo