Danny Biasone: l’uomo dei 24 secondi

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Di Redazione Metropolitan

Il 25 maggio del 1992, ben 28 anni fa, ci lasciava l’italoamericano Danny Biasone, imprenditore e padre della regola dei 24 secondi nella pallacanestro. Ma come è nata questa regola? E perchè?

Chi era Danny Biasone

Danny Biasone, il padre dei 24 secondi. Photo by Michael Okoniewski

Daniel Biasone, per tutti Danny, nacque a Miglianico, un paesino d’Abruzzo, il 22 febbraio 1909. Si trasferì all’età di 11 negli Stati Uniti d’America, a Syracuse, nello stato di New York.

Negli USA Danny Biasone divenne un imprenditore, famoso grazie alla sua sala da bowling “Eastwood Reacreation Center” di Syracuse. Nel 1946 Biasone posò i suoi occhi sulla pallacanestro, e fondò i Syracuse Nationals, iscrivendoli alla NBA, nata proprio nell’estate di quell’anno.

I Nationals di Biasone alla fine della stagione 1954/1955 vinsero il loro primo Titolo trainati da uno straripante Dolph Schayes, ma rimasero a Syracuse solamente fino al 1963. Fu infatti lo stesso Biasone a cedere i diritti della franchigia ad un gruppo di imprenditori, i quali fondarono poi i Philadelphia 76ers.

L’introduzione dei 24 secondi

Danny Biasone era un amante della pallacanestro veloce, giocata ad alti ritmi e senza perdite di tempo. Così nel 1954 Biasone inventò la regola dei 24 secondi, la quale voleva forzare le squadre per forza di cose ad alzare il ritmo della partita.

Ma perchè proprio 24 secondi? Queste le dichiarazioni proprio di Danny Biasone a riguardo.

“Guardavo ai tabellini delle partite che mi divertivano, partite dove non si perdeva tempo inutilmente. Mi sono accorto che ogni squadra provava all’incirca 60 tiri. Ciò voleva dire che in una partita sarebbero stati 120. Così presi i 48 minuti di gioco (2880 secondi) e li divisi per i 120 tiri. Il risultato fu di 24 secondi per tiro.

Biasone propose il cambiamento alla Lega, la quale accettò di buon grado la nuova regola. Fu in cambiamento epocale per la NBA, ma anche per tutta la pallacanestro, perchè accelerò notevolmente i ritmi e l’evoluzione del gioco.

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