Dante e la donna: una concezione moderna e attuale

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Di Redazione Metropolitan

Per Dante la figura della donna è di estrema importanza. Ciò lo si evince non solo dal fatto che la sua vita sia stata circondata da donne, ma emerge anche nei canti della sua Commedia. Alcuni passi in particolare, sembrano tratti dalle pagine di cronaca nera quotidiana.

Dante e Beatrice nel Giardino di Boboli- Photo credits: web

Dante ha una concezione modernissima della donna. Afferma che “la specie umana supera ogni cosa contenuta nel cerchio della Luna (cioè sulla terra) grazie alla donna”. La sua vita è infatti circondata da donne: a partire dalla Bice Portinari realmente esistita e la Beatrice ideale, alla moglie Gemma Donati e la figlia Antonia. Gemma Donati è una figura determinante e di innegabile sostegno per Dante anche dopo l’esilio. Pochissimi invece i dettagli sulla figlia Antonia, la cui devozione per il padre trapela tuttavia dal nome scelto come monaca: Beatrice. Senza dimenticare le grandi protagoniste della Commedia, Francesca da Rimini e Pia de’ Tolomei.

La donna salva l’uomo

Per Dante è la donna che salva l’uomo. Quando Dante si smarrisce nella selva oscura si mette in moto una catena di donne per salvarlo. La Madonna va da santa Lucia, alla quale Dante era molto devoto perché da ragazzo aveva avuto una malattia agli occhi. Santa Lucia va da Beatrice che scende nell’Inferno per chiedere a Virgilio di assistere Dante. Lei lo attenderà all’ingresso del Paradiso, per condurlo sin davanti al volto di Dio. È Beatrice che salva Dante. È una donna che ama per tutta la vita, una donna che non c’è più, ma che è realmente esistita. È Bice Portinari, figlia di Folco Portinari, che Dante vede per la prima volta all’età di 9 anni, per poi rivederla all’età di 18. È la donna sognata, amata, musa ispiratrice della Vita Nova. La “vita” di Dante è “nuova” perché rinnovata dall’amore per Beatrice.

L’attualità della Divina Commedia

La Commedia di Dante con le sue incisive figure femminili è ancora in grado di parlare ai giovani risvegliando riflessioni ed emozioni. Immergendoci nelle storie di alcune donne presenti nella Divina Commedia, sembra di leggere vicende di cronaca nera. In particolare quando nel suo cammino incontra Pia De’ Tolomei e Francesca da Rimini. Dando voce alle storie di queste donne, conferisce loro l’opportunità di far conoscere al mondo i propri sentimenti, i propri desideri, le proprie sofferenze. In una realtà dominata dagli uomini, ricca di violenza e conflitti, le vicende di queste donne, altrimenti, non sarebbero state raccontate.

Pia De’ Tolomei- Photo credits: web

Pia De’ Tolomei

Nel V canto del Purgatorio è narrata la triste vicenda di Pia De’ Tolomei, una nobildonna senese brutalmente assassinata dal marito. Pia fa parte della schiera di coloro che sono morti di morte violenta. Coloro che hanno abbandonato il mondo terreno all’improvviso, senza aver avuto l’opportunità di pentirsi in tempo dei peccati commessi in vita. L’episodio di femminicidio, avvenuto Settecento anni fa, viene raccontato direttamente dalla vittima. La donna chiede cortesemente a Dante di ricordarsi di lei, della sua storia, ma solo dopo aver riposato per il lungo cammino. Alla luce della recente notizia dell’abbandono da parte della Turchia della Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne questa storia deve portare a riflettere. Nonostante siano passati settecento anni, episodi di violenza e le disparità di trattamento di cui sono vittime le donne di tutto il mondo, sono presenti oggi come allora.

Francesca da Rimini e Paolo Malatesta- Photo credits: web

Francesca da Rimini

Eroina d’amore, donna simbolo di libertà e di bellezza, tanto da poter essere definita una femminista dei nostri giorni. Francesca da Rimini, incontrata da Dante nel V canto, racconta la sua struggente storia. Paolo Malatesta e Francesca da Polenta, s’innamorarono in modo folle. Vennero scoperti da Giovanni Malatesta, marito di lei e fratello di Paolo, che li trucidò barbaramente. Francesca descrive a Dante la scintilla che scoccò fra i due quando leggevano il libro che parlava del bacio fra Lancillotto e Ginevra, il tragico epilogo del loro amore e, nonostante tutto, la forte passione che ancora li lega.

Sono due gli insegnamenti e i valori trasmessi da Francesca. Il primo è che nel matrimonio, la scelta del compagno deve essere libera, non forzata. Un vincolo dal quale bisogna avere la forza di sottrarsi quando non rispecchia le proprie aspettative o desideri. Il secondo è che la passione o l’amore non possono e non devono uccidere. In entrambi i casi ci si ricollega a fatti di cronaca che si leggono ogni giorno. Ancora una volta una storia da cui trarre insegnamento per agire nella quotidianità.

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