Dante: l’esilio da Firenze del Sommo Poeta

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Di Redazione Metropolitan

Simbolo dell’Italia nel mondo e considerato il padre della lingua italiana, nel 720esimo anniversario dal suo esilio Dante viene ricordato come colui che ha segnato profondamente la storia della letteratura occidentale.

Quando il poeta viene eletto nel 1300 uno dei sette priori inizia ad ostacolare il suo acerrimo nemico papa Bonifacio VIII, visto come emblema della decadenza morale della Chiesa. Inoltre, durante il suo priorato, Dante approva un provvedimento per cui vengono esiliati alcuni esponenti dei guelfi neri e bianchi, tra cui Guido Cavalcanti; la disposizione attira odio e diffidenza verso il poeta. Con l’invio del nuovo paciere Carlo di Valois, la Repubblica trasferisce da Firenze a Roma un’ambasceria di cui Dante è parte integrante.

Dante: la prima fase dell’esilio

Il 9 novembre 1301, a seguito di un colpo di mano da parte del nuovo paciere, i conquistatori di Firenze impongono come nuovo podestà Cante Gabrielli, appartenente ai guelfi neri; pertanto, comincia la persecuzione verso gli esponenti politici di parte bianca. Due successive condanne, rispettivamente il 27 gennaio e 10 marzo 1302, colpiscono numerosi rappresentanti delle famiglie patrizie fiorentine Cerchi; Dante viene condannato al rogo e alla distruzione delle case.

Dopo falliti tentativi di rientro a Firenze, diverse corti e famiglie della Romagna ospitano il poeta. In seguito agli spostamenti tra Forlì, Bologna, Padova e Marca Trevigiana, viene chiamato in Lunigiana dal militare Moroello Malaspina; qui ha l’occasione di essere nominato procuratore plenipotenziario dei Malaspina e fa firmare la pace di Castelnuovo nel 1306 tra la famiglia di Lunigiana e il vescovo-conte di Luni. L’anno dopo, Dante si trasferisce nei pressi di Arezzo e viene ospitato dai conti Guidi, dove comincia a scrivere la cantica dell’Inferno.

La discesa di Arrigo VII e gli ultimi anni

Nel 1310, mentre è a Forlì, Dante riceve la notizia della discesa in Italia del nuovo imperatore Arrigo VII; la spedizione fa nascere nel poeta un sentimento di speranza, in quanto potrebbe rappresentare un tentativo di rientro a Firenze. Tuttavia, il suo sogno si infrange non appena l’imperatore viene a mancare tre anni dopo, e per Dante non c’è più possibilità di ritornare nella sua città natale.

In seguito al suo trasferimento a Verona presso la corte di Cangrande della Scala e il suo successivo approdo a Ravenna, Dante crea un salotto letterario. A frequentarlo sono giovani letterati italiani e i figli Pietro e Jacopo, ma il poeta continua a svolgere ambascerie politiche. Di ritorno da un’intercettazione a Venezia, contrae la malaria e all’età di 56 anni muore nella notte tra il 13 e 14 settembre 1321.

Flavia Carrogu

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