Cultura

Dantedì, canto 32 del Purgatorio: “Segni divini sul futuro dell’umanità”

Per la consueta rubrica Dantedì, ci troviamo nel canto 32 del Purgatorio. Dante e Beatrice si trovano ancora nel Paradiso Terrestre. Qui, una serie di vicende allegoriche preannunciano il futuro destino dell’umanità.

Canto 32 del Purgatorio, allegoriche profezie

La processione descritta nel canto 29, qui torna a procedere. Il carro divino si ferma in prossimità di un maestoso albero: si tratta dell’albero della conoscenza del bene e del male un tempo spogliatosi a causa del peccato di Adamo ed Eva ed ora rifiorito grazie alla linfa divina infondatagli dal carro medesimo. Tutte quelle manifestazioni allegoriche di un’alleanza tra Dio e l’umanità, ora, lasciano spazio ad una serie di immagini allegoriche premonitorie; motivo per il quale Dante in conclusione rivela l’intenzione di farsi profeta della cristianità e di trasmettere attraverso la poesia la sua esperienza conoscitiva. Tutto ha inizio con Dante in estasi di fronte Beatrice che si disvela in tutto il suo splendore divino: per la prima volta egli ha un contatto profondo con il divino.

Quello tra Beatrice e Dante si manifesta così un legame contemplativo ed è qui che bisogna fare attenzione: se ne potrebbe rimanere accecati. È necessario pertanto un filtro: fondamentale infatti il ruolo intermediario tra gli uomini e Dio della Chiesa. Come la Chiesa, anche Dante avrà inoltre un ruolo intermediario; sarà lui lo “scrivano di Dio”: il suo, il ruolo di un profeta. L’intervento di un’aquila; la distruzione del carro causata da un dragone; la metamorfosi del carro e il suo impossessamento da parte di una coppia grottesca non saranno altro così che allegorici annunci di avvenimenti drammaticamente concreti. Sembra prospettarsi un futuro radicale cambiamento in seno all’umanità intera.

Annagrazia Marchionni

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