Appare su Instagram, dietro pubblicazione del nuovo direttore creativo di Gucci, Sabato DeSarno, un post che ne anticipa il debutto previsto per la collezione SS24, con uno scatto raffigurante la modella Daria Werbowy in intimo logato, il quale, nel tempo di qualche minuto, attira l’attenzione del pubblico social giunto sul profilo personale del creativo in cerca di qualche indizio riguardante il nuovo Gucci. La Werbowy, senza veli, è la protagonista degli scatti rivelatori, realizzati da David Sims, che preannunciano un nuovo immaginario creativo affidato a DeSarno, posto tra quello del suo predecessore e le origini storiche del brand. Ma ora tutti parlano di lei: quell’efebica modella di nome Daria che nei primissimi anni 2000 aveva già attenzionato i grandi nomi della moda, divenendo il volto di una generazione edonistica.
Daria Werbowy: un post annuncia il suo ritorno
Può un post social divenire il centro dell’attenzione mediatica in meno di 20 minuti dalla sua pubblicazione? Ebbene sì. È accaduto qualche giorno fa, e da un’immagine apparentemente innocua, raffigurante una modella in intimo a bordo piscina, si è acceso un dibattito che ha smosso migliaia di utenti portandoli a commentare sotto l’immagine con stupore. Ma se nella foto appare Daria Werboy, modella icona dei 00s, la scenografia è quella di uno degli alberghi più noti di Los Angeles, l’intimo riporta il logo di Gucci e l’autore del post è il successore alla direzione creativa di uno dei brand più importanti degli ultimi 14anni, non sorprende che la foto sia di lì a breve apparsa su giornali e magazine internazionali. Ma la vera protagonista di tutto questo share è Daria Werboy, la modella ritiratasi nel 2016 dalle fashion scenes dopo più di 14anni di incessante attività. C’è chi la ricorda come uno dei volti del Dior dei 2000, chi la associa al debutto di Gucci nel prèt-â-porter, chi altro ancora la ricorda negli scatti di Jurgen Teller, ma per tutti resta impressa come colei che purificò l’estetica femminile in anni di eccesso, esibendo un’innata spontaneità.
La storia: dagli esordi all’allontanamento
Nata nel 1983 in Croazia, si trasferisce in Canada con la sua famiglia quando aveva quattro anni. A quattordici viene scovata al termine di un concorso, incominciando una collaborazione con l’agenzia Susan J. Model and Talent Managment, per poi arrivare qualche anno dopo nell’internazionale Elite Model Managment, che l’ha accompagnata nel suo debutto tra i grandi nel 2003. La prima ad averla scelta per la campaign di quell’anno fu Prada, rendendola nota alla stampa, quella che poi la mise in copertina su Vogue Italia per tre volte in un solo anno. In quegli anni lavora per maison come Valentino, Dior, Louis Vuitton, Chanel ed anche Gucci, consolidando la sua presenza tra show e pubblicazioni editoriali, grazie ai quali diventa uno dei simboli per i millennial. Ora, con l’ultima foto che preannuncia un suo ritorno sulla scena con Gucci, il nome della Werbowy riappare tra foto ricordo e cimeli 00s, a 7anni dal suo allontanamento dall’industria, che spiegò così:
‘’siamo costantemente riempiti di immagini sull’aspetto che dovremmo avere e sulle persone che dovremmo essere. Mi serve del tempo per me stessa.’’
una motivazione che riapre il dibattito sulla rigidità del codice estetico imposto a modelle e modelli per poter lavorare nell’industria del modelling.
L’icona anticonformista
Occhi di un azzurro intenso, una pelle rosea, ed un’immagine anticonformista, la Werbowy è nota per i suoi sandali rigorosamente bassi e la collezione personale di gioielli, in particolare anelli. Maglie bianche, top aderenti, gonne in denim, pantaloni e giacche in pelle, macro bag e gioielli sovrapposti: il dresscode della modella è un minimalismo grunge che si concede ad un intellettualismo maturo, pratico ma mai casuale. Nel 2007 è stata inserita nella lista delle modelle più pagate e nel 2016 ha vestito il ruolo di fotografa scattando alcune sue storiche colleghe per un magazine inglese, Equipment. Interpretativa e attivista, la Werbowy torna per riportare all’attenzione del grande pubblico l’importanza del tempo, della cura per se, quella personale e quella lavorativa, e della contemporaneità intesa come continua scoperta di sè.
Luca Cioffi
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