Oggi, 27 ottobre, il Disegno di Legge contro l’omotransfobia torna al voto. Il Ddl Zan, così ormai è noto giornalisticamente e al grande pubblico, torna a essere discusso. Nella giornata di ieri è stato messo sotto la lente d’ingrandimento. Da una parte per “esplorare” un punto d’incontro, dall’altra per trovare aperture su nuove modifiche.
Il testo è già da tempo un taglia e cuci, ma soprattutto taglia. Alcuni sono convinti che: “meglio senza legge che una legge discriminatoria”. E non hanno tutti i torti. Sul Ddl Zan ormai si sta combattendo una battaglia ideologica a colpi di frase fatte, di “e chi ci pensa ai bambini?” e barbarie scientifiche come “l’identità di genere non esiste“.
Con il fiato sul collo, con il nemico davanti e tra le file amiche, il Disegno di Legge si presenta oggi al Senato come un agnello sacrificale per la mera propaganda politica contro la presunta teoria gender nelle scuole.
La propaganda è tutta uguale: un piccolo extra sull’abuso delle capacità intellettive dei minori
Non pensavo di ritrovarmi a scrivere un pezzo personale in un articolo sul riassunto dei fatti del Disegno di Legge contro l’omotransfobia, ma. Ma nel mio paese in provincia di Roma, giusto ieri, è stato presentato un progetto scolastico fatto d’incontri con i giovani. Momento che poteva essere importante per legare la cittadinanza al territorio con progetti, incontri sentiti e partecipati. Invece gli incontri “contro lo spaccio nelle scuole” sono stati presentati come – tenetevi forte – una risoluzione dei problemi delle famiglie. L’idea è di dare al giovane i requisiti per avere un comportamento corretto e sicuro. Ma soprattutto per scegliere la vita (chissà se la citazione a Trainspotting è voluta, ma non credo).
Bhè, questa propaganda viene portata avanti da tre personaggi, nessuno dei tre esperti nel dialogo con i giovani. Stiamo parlando del sindaco, del capitano della polizia locale e dell’assessora alla cultura e alla scuola, che non ha mai brillato in questo ruolo, anzi. Cosa c’entra il Ddl Zan? Ecco, ci arriviamo subito.
La campagna “contro lo spaccio nelle scuole” è presto diventata una campagna “contro i giovani”. Da un insegnamento, da un dialogo, si è passati a incontri che accusano direttamente i giovani e il motivo è tutto politico. I cartelli sparsi nelle scuole sono un monito gravosissimo di ciò che ci aspetta: “Se te fai le canne 6 out!” scritto con le emoticon. Di lezioni simili contro la “teoria gender” ci sono già state e ora che il dialogo politico è fermo sulle bufale chissà cosa ci aspetterà in futuro nelle scuole.
Ddl Zan: un “no” di odio e propaganda
Ed è qui che volevo arrivare. Nelle scuole esiste già la propaganda, i giovani sono già tartassati d’ideologie contro il buon senso, ma soprattutto contro ideali inclusivi. A scuola si discrimina, si fa bullismo e il tutto parte dagli adulti. “Chi ci pesa ai bambini?!” se lo domandano le associazioni e le linee di ascolto ogni giorno, altro che i conservatori cristiani del nostro paese. Ma torniamo al Ddl Zan con questa piccola e personale premessa.
A parte dover seguire in maniera costante le battute politiche tra le parti – uno spreco di tempo considerando che le decisioni erano già state prese – ormai non ci si capisce più nulla. Rinvii, tagliola, altri rinvii, voto segreto, voto non segreto, modifiche sì ma poche, modifiche no. Facciamo un respiro profondo e cerchiamo di fare un riassunto delle posizioni espresse fin’ora. Alle 9 e mezza il Ddl Zan torna in aula e non c’è più molto tempo.
Il percorso accidentato del Ddl Zan
Se dovessimo fare un riassunto delle puntate precedenti, come le migliori serie tv, quello del Ddl Zan inizierebbe il 4 novembre 2020. Il 4 novembre il Disegno di Legge viene approvato alla Camera. Inizia subito l’attacco diretto e spietato da parte della destra. Il Ddl Zan è liberticida, cioè introduce reati di opinione, introduce la “teoria gender” nelle scuole e introduce un termine che proprio non piace, ovvero l’identità di genere.
Il Ddl Zan incontra uno dei boss più ostici da battere con le poche difese che aveva: Andrea Ostellari. Come presidente della Commissione Giustizia di Palazzo Madama, Ostellari decide di ostacolare il Disegno di Legge e lo fa apertamente, mettendo in campo diverse strategie. La più cinica è stata l’accoglienza di centinaia (170) audizioni contro il tema. Da esperti o presunti tali, da associazioni, ma anche da parte di odiatori punto e basta, di quelli che credono che l’omosessualità sia una malattia e gli omosessuali delle bestie. Si avvicina così al dibattito anche il Vaticano, che proprio non poteva fare a meno di nominare il Concordato con cui il Ddl Zan entrava in contrasto.
È dopo la discussione in Senato del 13 luglio che vengono presentate oltre mille audizioni per il Ddl Zan. Un ulteriore ritardo, altri rinvii, fino a oggi.
Oggi il Ddl Zan torna al Senato
Oggi il Ddl Zan torna al Senato su gambe malferme, dopo mesi e mesi di opinioni personali e in alcuni casi pericolose per i diritti civili delle persone queer. Nel frattempo la comunità LGBTQ+ continua a essere sotto accanto: aumentano le aggressioni verbali e fisiche.
In Senato il voto sarà segreto, un modo per deresponsabilizzare i nostri rappresentati, un modo per allontanarsi da quanto accade nel Paese e solo per un pugno di voti. In Aula si siederanno a discutere e mentre scrivo questo pezzo leggo dell’ultima aggressione subita da una coppia che, per paura di fare coming out con le famiglie, ha deciso di non denunciare. E allora mi domando ancora: “ma chi ci penserà ai bambini e ai bambini e alle persone queer?”.
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Articolo di Giorgia Bonamoneta.