De Monarchia: analisi del trattato politico dantesco

Foto dell'autore

Di Redazione Metropolitan

Tradizionalmente lasciato all’ombra della Divina Commedia il De Monarchia fa parte del tomo delle “Opere minori” del Poeta. Studiato a scuola tra un canto e l’altro, difficilmente diventa tra gli adulti oggetto di una tardiva riscoperta. Eppure in questo trattato storico-politico si riconosce un Dante estremamente autentico, ad uno sguardo non superficiale decisamente poco idealizzabile.

Contesto storico e genesi del De Monarchia

Nel primo decennio del 1300 a Roma imperversavano aspre lotte interne al papato. Così Clemente V, francese di natali, decise di spostare la sede della Chiesa ad Avignone (1313) diventando il braccio destro di Filippo il Bello. Quella tra il re di Francia e Clemente era un’amicizia già consolidata e non molto prima il Papa aveva già aiutato il sovrano a massacrare l’ordine dei templari, diventati troppo potenti

Nel frattempo era disceso in Italia il nuovo re di Germania, Enrico VII di Lussemburgo. In cambio dell’appoggio del papato gli fu ordinato di placare le schermaglie che ovunque, tra Guelfi e Ghibellini, eretici e ortodossi, macchiavano di sangue la penisola. Naturalmente ogni fazione cercava per sé l’appoggio del re di Germania, dal momento che questi, non comprendendo realmente le dinamiche degli scontri al di qua delle Alpi, non si mostrava mai apertamente in favore di una posizione contro un’altra.

Dante Alighieri - PhotoCredits: upload.wikimedia.org
Dante Alighieri – PhotoCredits: upload.wikimedia.org

Tra coloro che speravano in Enrico di Lussemburgo come nuovo pacificatore vi era anche il nostro Poeta. Egli non perse certo l’occasione per mettere in mostra il suo talento e cercare un suo personalissimo riscatto. Dopotutto quelli erano gli anni in cui si trovava in esilio e aveva già avuto dei forti contrasti con Bonifacio VIII.

Uno sguardo d’insieme dell’opera

Queste sono le origini storiche alla base del trattato politico dantesco. È plausibile che Dante avesse in mente di scriverlo da molto tempo ma l’input sarà stato sicuramente la discesa del re tedesco. Infatti la datazione dell’opera è unanime tra gli studiosi tra il 13121313, subito dopo l’arrivo di Enrico in Italia.

Si tratta di un saggio scritto in latino e strutturato in tre trattati dove si affronta il delicato problema tra il potere temporale e il potere religioso.  Dante spiega perché è storicamente e filosoficamente giusto e necessario che tutto il mondo sia retto da un solo Monarca. Teoria politica quantomai singolare ma coerente rispetto alla captatio benevolentiae cui l’opera era funzionale. Analizziamo il primo libro.

De Monarchia - Photo Cretits:static.lafeltrinelli.it
De Monarchia – Photo Cretits:static.lafeltrinelli.it

Libro Primo del De Monarchia

Nel primo libro Dante sostiene la necessità storica e filosofica di una Monarchia universale, cioè di un Monarca che unifichi tutto il mondo cristiano. A tal proposito egli invoca a sostegno scientifico di questa tesi la fisica, che all’epoca era quella aristotelica. Su cosa sia la “monarchia temporale”, ovvero un dominio unico su tutti gli esseri viventi, Dante espone almeno tre ordini di problemi. Si chiede se la Monarchia sia necessaria al benessere del mondo; se il popolo romano si sia è attribuito questo potere; se l’autorità del Monarca dipenda da Dio o dal suo vicario.

Poiché il genere umano, come tutta la natura tende all’unità, il benessere può essere dato all’uomo solo da un solo Monarca. Con questa istituzione cesserebbero le guerre e si assicurerebbero il rispetto delle leggi e della giustizia, condizioni necessarie per il raggiungimento della felicità. L’unico ostacolo a tale raggiungimento è la cupidigia degli uomini e il loro attaccamento ai beni terreni: è quindi compito del Monarca attraverso le leggi frenare l’avarizia.

Battaglia medievale - Photo Credits: italiamedievale.org
Battaglia medievale – Photo Credits: italiamedievale.org

Tuttavia con un solo uomo al comando, questi avrebbe accentrati tutti i beni e non ci sarebbero lotte per l’appropiazione degli stessi. Del resto, prosegue Dante, la scelta di un solo Monarca, è più rapida e veloce e avviene con un solo mezzo. Le aggiunte e ciò che è superfluo “dispiacciono a Dio” quindi sono il male. Continuando secondo i principi della fisica medievale, l’uno è il bene, dunque da preferire, il molteplice è il male, quindi da evitare. Da qui il sillogismo che la Monarchia è necessaria al mondo.

Così se tutte le superiori conclusioni sono vere come in verità sono, perché l’uman genere stia bene, è necessario che nel mondo vi sia un monarca;  e conseguentemente pel possesso del mondo vi sia una Monarchia