Salvini e Mattarella che si stringono la mano cordialmente. Un quadretto impensabile fino a qualche tempo fa. Cosa è successo al “barricadero” Matteo, sempre pronto allo scontro frontale con i “poteri forti” e il Quirinale? I “miracoli” del Def.

(Foto del web)

Succede che i Cinque Stelle hanno alzato il tiro “appropriandosi” del Def in una sera di Settembre.  Il “capitano”, una volta uscito dal terreno sicuro dell’immigrazione, mostra un lato di se inedito. Frena sul Def, e a chi gli chiede il perchè della sua assenza sulla balconata, lui risponde che era a casa a dormire. Sostiene che lui preferisce festeggiare alla fine della partita, tirando in ballo il Milan, tanto per cambiare. Al di la delle metafore calcistiche tanto care a Salvini, il contenuto è inoppugnabile. Il Def non fa altro che indicare le intenzioni in materia economica dei “Gialloverdi”, altra storia sarà tradurre in pratica tali iniziative. Che Salvini sia preoccupato proprio di questa “traduzione”? 

Il Def viene identificato principalmente con un provvedimento, il reddito di cittadinanza. Al solo sentirlo nominare la base elettorale della Lega prova un certo fastidio, per dirla in maniera educata. La retorica del lavorare duro e non regalare niente a nessuno è ancora forte in quell’elettorato che negli anni ha portato il partito di Salvini a regnare incontrastato al nord. Il Ministro degli Interni questo lo sa, di conseguenza difende il concetto di fare deficit per rilanciare l’economia ma frena sul reddito di cittadinanza. Si preannuncia una guerra a bassa intensità sull’iniziativa cardine del programma “grillino”.

Quello che è certo è che il Def assesta l’ennesimo colpo alle vittime predilette dagli esecutivi italiani degli ultimi decenni, i Giovani. Tirati in ballo “su misura” durante le campagne elettorali, salvo poi essere dimenticati quando dalle promesse si passa ai fatti. Abolire la Fornero, reddito di cittadinanza e pensioni di cittadinanza non sono investimenti. Chi ne beneficerebbe, lo farebbe oggi a spese di coloro che verranno dopo, tradizione tutta italiana. Il condizionale è d’obbligo perchè come già detto il Def indica una via da seguire. Sono proprio le intenzioni che suscitano perplessità, il concetto per cui fare deficit può aiutare gli investimenti e in un medio termine la crescita è condiviso da molti italiani. Il problema è che il Def fa emergere la volontà di elargire mance elettorali più che far ripartire il paese.

Da una parte si aumenta l’assistenzialismo dello stato, dall’altra si osteggia la Tav. L’alta velocità, può essere condivisa o meno come progetto nello specifico, ma rimane senza ombra di dubbio un investimento sul lungo periodo. “Regalare” soldi ai disoccupati senza incentivare l’ingresso nel mercato del lavoro e far andare in pensione migliaia di persone abolendo la Fornero rimangono provvedimenti del “tutto e subito, e dopo si vedrà”. Cose già viste che stridono con il cambiamento.