Circa 44 trilioni di dollari di produzione economica dipendono dal capitale naturale, eppure quasi mai viene reso pubblico il valore dei servizi che ci offre la natura, servizi che sono alla base della salute umana e ambientale. Ma la stabilità del sistema-Terra è ormai compromessa dallo sfruttamento eccessivo delle risorse da parte dell’umanità: sono già stati superati quattro dei nove confini planetari, quali cambiamento climatico, perdita di biodiversità, cambiamento dell’uso del suolo e modifica dei cicli geochimici. Il superamento di questi limiti è collegato all’utilizzo umano spropositato del suolo, tanto da portarlo al degrado, alla siccità e alla conseguente desertificazione.
Desertificazione: cosa si intende e cosa comporta
Il Ministero della Transizione Ecologica descrive la desertificazione come il degrado del terreno, con conseguente perdita di fertilità, dovuto a variazioni climatiche e ad attività umane. Secondo il Global Land Outlook, gli esseri umani hanno trasformato più del 70% della superficie terrestre, causando il degrado ambientale e contribuendo alla crisi climatica. Se continueremo su questa linea andremo incontro a conseguenza importanti: interruzione delle forniture alimentari, migrazione forzata ed estinzione della biodiversità. Ma questo sarebbe solo l’inizio. A partire da questi tre fattori si vedrebbe il peggioramento della salute umana, il dilagare di malattie zoonotiche e l’aumento dei conflitti per le risorse.
Un’azione di recupero dei terreni aiuterebbe a ridurre rischio, frequenza e intensità di pandemie, siccità e inondazioni. Inoltre, sarebbe un passo verso la restaurazione dei processi naturali che permettono la vita sulla Terra. Attualmente, 500 milioni di persone vivono in aree di massimo degrado, per cui combattere il fenomeno significherebbe proteggere comunità rurali, piccoli agricoltori, donne, giovani e popolazioni indigene che sono maggiormente colpiti dal fenomeno. Se non si interviene, la desertificazione potrebbe raggiungere una percentuale pari al 90% entro il 2040.
Il punto nel nostro paese
il 28% del territorio italiano rischia la desertificazione nelle regioni meridionali, in Veneto, Piemonte ed Emilia Romagna. Questo è quanto emerge da una pubblicazione dell’ISPRA che ha preceduto, il mese scorso, la Giornata mondiale per la lotta alla desertificazione e alla siccità. Soprattutto al Sud, dove le condizioni meteoclimatiche non aiutano, questo comporta una maggiore vulnerabilità del territorio che si trova più soggetto all’erosione del suolo, frammentazione degli habitat e densità di coperture artificiali.
Attualmente, la Sicilia è la regione più esposta al problema della desertificazione, con il 70% dei terreni fertili in pericolo. A seguirla ci sono il Molise, con il 58%, e la Puglia, con il 57% di suolo a rischio.
Martina Cordella