Diablo 2 Resurrected Recensione, come il buon vino

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Di Lorenzo Mango

Dicono “chi non muore si rivede”, e Diablo 2 era ben lontano dall’essere morto anche prima che iniziassi a scrivere questa recensione della sua versione Resurrected. Nelle menti dei giocatori d’annata lo storico sequel del piùomeno primo hack and slash moderno Diablo è rimasto in uno scrigno prezioso, tenuto d’occhio fino a oggi con cura e amore. Senza contare che nel panorama “retro gaming”, Diablo 2 era ed è ancora giocatissimo persino nella sua versione originale.

In questo quadro più che roseo già in partenza, Diablo 2 Resurrected non poteva che avere un successo clamoroso. Più noto dell’ultimo Diablo 3, che pure ha riscosso un certo successo, più concreto dell’ancora lontanissimo Diablo 4, Diablo 2 Resurrected infrange quello scrigno apparentemente indistruttibile con un colpo secco, ben assestato, alla nostalgia e ai sentimenti. Poi si siede, trionfante, sulle macerie dei nostri ricordi distorti. E ci sorride ghignando. 

Lo sa, Diablo 2 Resurrected, di essere un’eccezionale prova di forza tecnica, estetica, sonora. Così come sa bene di non essere cambiato di una virgola, laddove non serviva far altro che lanciare un amo e aspettare che noi, fragili umani, abboccassimo. Abbiamo abboccato. Ma personalmente non me ne pento affatto. Perchè Diablo 2 Resurrected è tutto quello che ricordavamo dell’originale, e molto di più. Cow level compreso.

Diablo 2 non è mai morto per davvero

Diablo 2 Resurrected Recensione, quel che è nuovo si vede eccome…

La risoluzione aumentata fa tanto in Diablo 2 Resurrected, laddove i pixellosissimi asset di gioco sono stati sostituiti da modellini dettagliati e sorprendenti. Principalmente perchè, diamine, nei miei ricordi quei personaggi, quelle ambientazioni e nemici, erano sempre stati come oggi li vedo sul mio monitor 2k 144hz. Il fatto è che al netto delle migliorie prettamente tecniche, come anticipavo poc’anzi, Diablo 2 Resurrected fa, per l’appunto, risorgere i nostri ricordi più vividi che mai. Nel nuovo titolo Blizzard ci sono, infatti, tanto le anime immacolate, ripulite per apparire nella loro forma migliore, quella in cui noi le plasmavamo con la fantasia, compito che oggi è ad appannaggio della tecnologia; ma non mancano nemmeno i corpi, macilenti, decomposti, dei reali sprite e animazioni originali.

Difatti basta poco, attivando sul Resurrected la grafica old stile con una combinazione di tasti, per accorgersi della evidente differenza tra vecchio REALE (quello immacolato nelle nostre menti è ben diverso) e nuovo. E poi, dulcis in fundo, c’è il WideScreen; che infrange prima le barriere laterali del 4/3, rivelando angoli di mondo che prima erano preclusi dalla distanza. Poi, distrugge definitivamente la quarta parete che separa noi dal nostro personaggio, immergendoci in Diablo 2 come mai prima d’ora. Allo stesso scopo collaborano enormemente le nuove cut-scene, un comparto nel quale Blizzard è sempre stata più che maestra. E la colonna sonora… da lacrimoni. 

Lo avrete capito: l’operazione nostalgia/remaster di Blizzard è visivamente perfetta, perché rispetta il materiale originale con cura e amore. Non stravolge i design come accade in simili progetti di rifacimento tecnico/artistico, non si prende licenze e ci presenta un’immaginario fedelissimo ai nostri, distorti (in positivo) ricordi. 

Diablo 2 Resurrected Recensione
Gli effetti di luce della versione Resurrected sono eccezionali!

…ma risalta anche quello che resta “vecchio”

Laddove, però, Blizzard avrebbe forse potuto agire con maggior veemenza è nel gameplay. Non fraintendete: Diablo 2 Resurrected è invecchiato benissimo, ludicamente parlando. E in Resurrected sono state apportate migliorie alla quality of life importanti, agendo su inventari, user interface, menù e dettagli quali la raccolta dell’oro sparso per la mappa con il solo passaggio del mouse/del personaggio nelle vicinanze del bottino. Inoltre, quando parlo di “agire con veemenza” non intendo che sarebbero state necessari interventi chissà quanto approfonditi. Solo leggeri “tuning” ai tempi di casting di alcune magie e abilità, o alla fluidità dei movimenti dei PG “rivestiti” con la nuova grafica in alta risoluzione.

Se, quindi, ciò che è nuovo si fa notare in positivo, ciò che, di contro, non è stato toccato per rispetto al materiale originale è altrettanto evidente. Ancora una volta, probabilmente, per restituire ai giocatori lo stesso, medesimo tale e quale feedback durante le sessioni di gioco. Sapendo che i veterani si sarebbero accorti di una modifica al tempo di lancio di una magia, anche se fosse stata cambiata di un millesimo di secondo. Specialmente perché Diablo 2, non dimentichiamolo, ha un comparto online e PVP di tutto rispetto. Prendete, dunque, con le pinze questa mia “lamentela” (leggerissima) inerente l’eccessiva conservatività delle tempistiche e dei tecnicismi ludici rimasti “alle origini”. Perché per altri, più appassionati di me (chissà), potrebbe essere un pregio, e non un difetto.

Diablo 2 Resurrected Recensione
Inventari, dolci inventari…

Diablo 2 Resurrected Recensione, classi classiche (di classe)

Dal momento che in Diablo 2 Resurrected è stato, ovvio, implementato il DLC Lord of Shadows, le classi tra cui scegliere per iniziare l’avventura con un PG sono sette. Talmente iconiche che sfido chiunque a non riconoscerle, persino qualora non abbiate mai toccato il gioco originale. Ma se siete neofiti, non è della scelta della classe che dovreste preoccuparvi. Quanto piuttosto del fatto che Diablo 2, e quindi Diablo 2 Resurrected, con il suddetto DLC innestato nel DNA è assai più complesso, stratificato e denso di Diablo 3.

Le scelte di equip, abilità e armi sono tutto in un GDR old style come Diablo 3 Resurrected. E la curva di difficoltà crescente ad ogni sfida, orda, dungeon e Boss è resa più o meno ripida a seconda della vostra capacità. Capacità di adattarvi, migliorare il PG organicamente e in base alla sfida da superare. E solo in ultimo capacità pratica, “di dita”.

Questo aspetto di Diablo 2 Resurrected, forse, è un altro “border line” che può potenzialmente fare la differenza a seconda della predisposizione del player in erba. Solo alcuni, non tutti, apprezzeranno questo approccio al gameplay e alle sfide di gioco, abituati come siamo, oggi, a una concezione differente di “difficoltà”. Tuttavia, forse, l’influenza che hanno avuto i Souls e derivati sulle ultime generazioni di videogames potrebbe giocare a favore di Diablo 2 Resurrected.

Di certo, infine, il titolo Activision Blizzard non vi prenderà per mano nemmeno un istante. E meno male. Se proprio vi sentiste spaesati, poi, potete sempre disabilitare il DLC, per giocare con drop semplificati e altre modifiche agli incantamenti, alle abilità e via discorrendo. L’esperienza generale, vi avviso, ne risentirà. Ma così è probabile che i meno avvezzi al genere imparino più facilmente a gestire il PG e il suo inventario. Poi, potete sempre giocare una seconda run riavviando il DLC!

Alzi la mano chi non riconosce un titolo Blizzard già solo a partire dalle Cut-Scene

Perché proprio Diablo 2 (e non Diablo 1)

L’operazione che per Diablo 2 è stata indolore, naturale, efficacissima sotto ogni punto di vista (narrativa, gameplay, tecnica) non sarebbe stata possibile con Diablo 1. Se l’originale Diablo 2 è invecchiato felicemente, come un vino buono tenuto in botti capienti, Diablo 1 si è ormai trasformato in aceto. Operare su Diablo 1 avrebbe voluto dire ridefinire ogni aspetto di un’esperienza pensata con un target in mente che, forse, nemmeno esiste più. Giocatori con stomaci d’acciaio capaci di sopportare andature lentissime (1 minuto per attraversare l’hub di gioco, senza teletrasporti o corsa); legnosità nel controllo dei PG e delle loro azioni di attacco, siano esse magie o colpi fisici. Nonchè, una narrativa di sfondo che non ha nulla a che fare con quella ben più approfondita e sfaccettata dei sequel. 

Ecco perchè Blizzard, quando ha voluto realizzare un remake, ha scelto DIablo 2, e non Diablo 1. Ribaltando la comune logica di “proporre un remake per far conoscere un gioco troppo vecchio da ricordare” (che quindi avrebbe favorito Diablo 1), Blizzard ha deciso di “rimodernare e rendere giustizia a un gioco già adorato, conosciuto, quasi venerato”. E chissà, magari in futuro (se Diablo 2 Resurrected avrà successo) potremo assistere a una nuova, stavolta davvero inaspettata, resurrezione. Ma di terra da scavare per arrivare in quegli inferi ce n’è davvero tanta eh…

7 classi, mille modi per sfruttarle

Diablo 2 Resurrected Recensione, in conclusione: there is no cow level (lol)

Diablo 2 Resurrected è l’operazione nostalgia meglio riuscita degli ultimi tempi. In un panorama videoludico che per costi di produzione, difficoltà legate ad abilità professionali sempre più rifinite (pena una riuscita del prodotto finito insoddisfacente) si adagia sempre più su operazioni di remaster, remake, rifacimenti HD e via discorrendo, Activision Blizzard ha bilanciato con cura la carota in HD, e il bastone di pixel. Il risultato è un gioco che sa quando essere moderno, e quando non può permettersi deviazioni dallo storico percorso tracciato per lui dai fanatici e appassionati del suo “nonnetto” vanilla. 

Chi non ha mai giocato a Diablo 2, dunque, troverà in Resurrected un capolavoro dal sapore antico, che si racconta con efficacia moderna e una resa tecnica/artistica più che eccezionale. Mentre voi tutti giocatori di vecchia leva potete dormire sonni tranquilli: Diablo verrà a disturbarli con fuoco, fiamme, dolore e lacrime oggi come quando eravate più piccini. E ricordate: there’s no cow level. Forse. 

DIABLO 2 RESURRECTED RECENSIONE | TESTATO SU PC

+Fedele al gioco originale, e anche di più: al ricordo che avevamo del gioco originale
+Il gameplay è invecchiato BENISSIMO
+Chi non ha mai giocato si prepari a un GDR mastodontico, profondo e molto dark
+C’è il Cow Level

Alcuni aspetti ludici volutamente rimasti “vecchi” risaltano con la nuova veste grafica
-Problemi al D1 per il gioco online? Ancora? Diablo 3 vibes
-Richiede di essere always Online anche per il gioco offline

VOTO: 8.5