Diddy: una delle donne che ha accusato il rapper di violenze sessuali ad un party tenutosi 20 anni fa, ha ricevuto l’ordine da un giudice del Southern District di New York a rivelare la sua identità.
Diddy, una delle donne presente nella maxidenuncia dell’avvocato Buzbee deve rivelare la sua identità
Il giudice Mary Kay Vyscocil ha ordinato che la donna, presente con il nome fittizio Jane Doe nella causa, deve identificarsi altrimenti, l’azione legale sarà conclusa, secondo i documenti ottenuti nella giornata di ieri da Page Six. Nel giudizio ufficiale, Vyskocil ha deciso che la Doe ha “un interesse a tenere la sua identità privata dato dalla natura sensibile delle sue dichiarazioni”. Inoltre il giudice, ha affermato che la donna ha deciso come adulta: “Di tenere una causa nella quale accusa una persona famosa di aver avuto un comportamento brutale circa 20 anni fa ed inoltre accusa una serie di aziende di complicità in quella presunta condotta”.
Quindi, Vyskocil crede che la Doe “Non abbia assolto all’onere di dimostrare di avere diritto all’anonimato”. La donna che è una delle 120 vittime rappresentate dall’avvocato texano Tony Buzbee, ha tempo fino al 13 novembre per ripresentare la sua causa con il suo nome. Nella sua denuncia, ottenuto da Page Six, Doe dichiara che lei e la sua amica erano nella camera di un hotel a New York insieme a Diddy, dopo essere state invitate ad un after dai suoi soci nel 2004. Lei ha dichiarato che Combs l’ha aggredita sessualmente e minacciato di uccidere lei e la sua amica se non avessero rispettato le sue richieste sessuali. I legali del rapper hanno negato le dichiarazioni, affermando su TMZ: “In tribunale la verità avrà la meglio: cioè che Mr Combs non ha mai aggredito sessualmente nessuno, adulti o minori, uomini o donne”
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