Il carnevale è senza dubbio una festa per tutti la più allegra e colorata dell’anno, che grazie ai suoi dolci diventa anche il momento più goloso e atteso per poter assaporare le prelibatezze del periodo. Per la maggior parte nei ricettari da nord a sud Italia, i dolci tipici di carnevale sono fritti. Ogni regione ha le sue varianti, di solito chiamate con nomi dialettali e che in alcuni casi differiscono di pochissimo.
Simbolo dei dolci del carnevale di tutta Italia, sono le “Chiacchiere” chiamate con nomi differenti a seconda delle città e regioni. In effetti la loro origine non è poi così chiara. Secondo alcuni risalirebbe all’antica Roma. Infatti per accompagnare il rito de i Saturnali, festività che corrisponde al nostro carnevale, si preparavano dolci a base di uova e farina. Al tempo erano chiamati “Frictilia” (fritti nello strutto). Un’altra ipotesi invece attribuisce la paternità delle chiacchiere ad un cuoco napoletano, Raffaele Esposito. Sembrerebbe che il cuoco per allietare i conviviali pomeriggi della Regina Margherita di Savoia con i suoi ospiti, ideò per l’appunto questo dolce che presto assunse il nome di “Chiacchiere“.
Dolci di carnevale, tradizioni e origini
Lo stesso dolce a seconda delle varie regioni italiane assume un nome diverso. A Venezia è conosciuto con il nome di “Galani“. Nel Lazio sono chiamate “Frappe“, in toscana “Cenci“, e in altre regioni “Bugie o Crostoni“. Tanti nomi ma un unico sapore per un dolce che ha in sé il sapore stesso del carnevale. Un’altra ricetta molto antica sono le “Castagnole“. Di questo dolce si ha testimonianza già da un manoscritto del ‘700 e il suo nome si deve alla forma che ricorda una piccola castagna. Molte sono le varianti di questo dolce che lo vedono a volte farcito con crema pasticcera, crema di cioccolato o semplicemente aromatizzate con liquori.
Altro dolce tipico di Venezia, città del carnevale per eccellenza, sono le “Fritole” o frittelle. Anche per questo dolce le sue origini sono davvero antiche. Documenti del ‘600 infatti ne riportano già la ricetta e nel ‘700 furono poi proclamate “Dolce Nazionale dello Stato Veneto“. Per il carnevale ambrosiano, uno dei più longevi in Italia, è un classico accompagnare i festeggiamenti con i “Farsòe“. Simili ai bignè fritti ma arricchiti con cubetti di mela nell’impasto a cui si aggiunge la variante con l’uvetta.
Da nord a sud Italia
Tipici della zona del Maceratese sono invece gli “Scroccafusi“, così chiamati perché devono “scricchiolare” sotto i denti. Questi sono palline di pasta lessate in acqua bollente e poi fritte, spolverate di zucchero e bagnate con alchèrmes. Le radici di questa ricetta marchigiana sono legate al mondo rurale e ancora oggi si preparano seguendo fedelmente l’antica procedura. Nel Piceno, non è carnevale, invece, senza i “Ravioli di castagne“. Ogni famiglia li prepara con diversi giorni di anticipo e anticamente era usanza, per le donne marchigiane, cucinare queste specialità senza dosare gli ingredienti, ma regolandosi “ad occhio”.
Scendendo verso il sud Italia e precisamente a Napoli, troviamo le “Graffe” piccole ciambelle fritte. Il “Migliaccio” è un altro dolce carnevalesco tipico napoletano le cui origini sono contadine. Realizzato con ingredienti semplici quali il semolino e la ricotta è uno dei pochi dolci non fritti. Non si può tra i tanti dolci non dedicare spazio a quelli siciliani, la cui arte dolciaria è rinomata in tutto il mondo. Tra i dolci tipici carnevaleschi siciliani troviamo oltre alle classiche chiacchiere, “La pignolata e le teste di Turco“. “La pignolata” è un piatto di gnocchetti fritti ricoperti di glassa al cioccolata. “Le teste di turco” nella zona di Scicli si mangiano tutto l’anno e sono dei simili a bignè ripieni di ricotta o crema pasticcera.
di Loretta Meloni
Immagine di copertina(Dolci di carnevale) photo credit: viagginews.com