Otto attivisti di “Ultima Generazione” hanno gettato un liquido nero, carbone vegetale, nella Fontana di Trevi, al centro di Roma. Gli ambientalisti – che avevano uno striscione per la campagna “non paghiamo il fossile” – hanno urlato: “il nostro paese sta morendo”, tra gli insulti dei passanti e dei turisti. Sul posto gli agenti del Gruppo Trevi della polizia locale di Roma Capitale e la polizia.
Nel caso specifico, gli attivisti responsabili del gesto sarebbero stati quattro. “Sono Mattia, ho 19 anni e ho deciso di fare disobbedienza civile perché la tragedia orribile vissuta in questi giorni in Emilia Romagna è un’avvisaglia del futuro nero che attende l’umanità, fatto di siccità alternata ad alluvioni sempre più frequenti e violente”, ha dichiarato il giovane come riportato dall’Agi, aggiungendo che l’aumento delle temperature porterebbe “i nostri figli potrebbero morire di fame e di sete”. Da qui la protesta, incivile, contro l’uso dei combustibili fossili.
L’azione segue di 24 ore quella contro Eugenia Roccella al Salone del Libro di Torino dove un gruppo di attiviste ha impedito alla ministra per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità di presentare il proprio volume “Una famiglia radicale”.
Questa mattina, poco dopo l’apertura del Salone del Libro di Torino, Extinction Rebellion ha scaricato due canotti all’esterno del Lingotto, di fronte all’ingresso riservato a giornalisti e scrittori, come simbolo delle alluvioni che stanno colpendo l’Italia.
Alcuni attivisti hanno poi aperto uno striscione con scritto “Crisi climatica ed ecologica” e si sono seduti ad attendere le forze dell’ordine. “Con l’azione di oggi Extinction Rebllion si rivolge invece agli invitati e partecipanti al Salone – spiegano – affinché usino la propria voce per denunciare le responsabilità del nostro governo di fronte alle tragedie che già oggi colpiscono il nostro territorio. I morti in Emilia Romagna ci implorano di toglierci le bende dagli occhi ed esigere un cambiamento dai nostri governi”
L’azione di protesta delle femministe di “Non una di Meno” e degli esponenti di “Extinction Rebellion” finisce al centro di un ping-pong tra forze di maggioranza (“negata la libertà di parola”) e opposizioni (“esiste la libertà del dissenso”).