
Dai creatori di Sherlock arriva una nuova interpretazione del vampiro più famoso di tutti: il magnifico, meditabondo, deliziosamente mortale conte Dracula. Cosa ci ha lasciato? Scopriamolo insieme.

La serie Dracula è finalmente online su Netflix, forse meglio definirla mini- serie visto che è composta da solo 3 episodi. Lunghissimi però, oltre che per i 90 interminabili minuti per la pochezza di idee e rappresentazione.
Per aver una idea chiara della serie dobbiamo subito premettere che gli sceneggiatori oltre che nel debole intro dello show, ispirato al famoso romanzo di Bram Stoker, hanno deciso poi, di allontanarsi dalla trama originaria per creare un canovaccio tutto personale.
Primo episodio, il peggiore, Jonny Campbell.
Secondo episodio, il meno peggio, Paul McGuigan.
Per concludere l’ultimo diretto da Damon Thomas.

La storia come anticipato inizia in maniera simile al romanzo, con l’interrogatorio dell’avvocato Jonathan Harker, interpretato da John Heffernan. Siamo in un convento ungherese dell’800, la suora Agatha Van Helsing, interpretata da Dolly Wells, ricopre il ruolo di poliziotto, e chiede all’uomo, meglio dire quel che resta di esso, del conte Dracula (interpretato da Claes Bang). L’interpretazione del personaggio femminile in alcuni momenti, diventa involontariamente quasi comica, grazie anche alla scelta di darle un accetto tedesco nel doppiaggio . La suora vuole sapere del rapporto avuto con il vampiro e chiede più volte se fra i due, l’avvocato ed il mostro ci sia stato sesso (?).
L’episodio si trascina con flashback dei fatti accaduti all’arrivo nel castello dell’avvocato, fino alla sua fuga dal vampiro, e quanto accade nel monastero. La suora è ansiosa di scoprire i segreti di questo mistero e nel trovare una spiegazione al perché Dracula abbia paura della croce. Nel frattempo scopriamo che, travestita da suora, è presente all’interrogatorio anche la fidanzata dell’uomo Mina (Morfydd Clark).
L’episodio si conclude con l’arrivo del conte al monastero, e con una resa dei conti fra il vampiro e la Sister Agatha, Zoe Helsing, in una lunghissima sequenza (15 e più minuti) sul cancello del monastero. È a questo punto che l’episodio sprofonda senza più avere chance.
Veniamo al secondo episodio. Con un salto temporale, si ritorna al castello di Dracula. Seduti di fronte durante una partita a scacchi il vampiro e la suora. L’atmosfera è cordiale come tra vecchi amici, che ricordano i fatti accaduti. Dracula, è in viaggio verso l’Inghilterra, a bordo di una nave. Il vampiro grazie al sangue di cui si nutre impara accenti e linguaggi. Inoltre attraverso il sangue, che beve riesce a vedere nell’animo delle persone (che hanno paura di lui, ma allo stesso tempo, ne sono attratti).
Gatiss e Moffat, i due autori nella seconda parte ci mostrano un Dracula più giovane, e affascinante. L’episodio si chiude con una svolta di sceneggiatura: all’arrivo sulla terra ferma sulle coste dell’Inghilterra, a sorpresa, non siamo più nel 1800. Siamo nel presente.
Ma cosa è accaduto quindi?
Dracula – Attenzione spoiler

Nell’episodio finale tutto sarà spiegato. La nave che trasportava la bara del vampiro è naufragata. Dracula è rimasto addormentato, nel suo sarcofago, affondato nelle profondità del mare. La fidanzata dell’avvocato Jonathan Harker, Mina è sopravvissuta e ha fondato un’organizzazione che per secoli con il sostegno della famiglia Van Helsing, si è dato l’obbiettivo di cacciarlo e di studiare il suo corpo.
L’ Agatha che vediamo a inizio episodio in realtà è la dottoressa Zoe, una sua discendente. I colpi di scena si susseguono fino a che Dracula finalmente libero, a Londra, può cercare la sua nuova moglie.
Dracula – Valutazioni finali
Come anticipato, la serie TV prende le distanze dal romanzo di Bram Stoker. Gli sviluppi voluti dagli sceneggiatori, a mio parere deformano l’opera che fu portata con più rispetto sullo schermo nella affascinante versione di Francis Ford Coppola del 1992: Dracula di Bram Stoker.

L’idea forse era quella di una messa in scena più vicina a i grandi classici, Dracula il vampiro del 1958, Dracula, principe delle tenebre del 1966, oppure Il marchio di Dracula del 1970. Tutti questi film vedono l’indimenticabile Christopher Lee nei panni del seducente vampiro.

Anche se così fosse però, la serie Netflix non ha la magia, né le atmosfere Dark, che i sopraindicati film racchiudevano. Il lavoro dei writers punta molto sul colpo di scena, ma grandi classici non sempre lo consentono, e si rischia come in questo caso di creare un mucchio di elementi diversi e contrastanti, che hanno come risultato finale distogliere lo spettatore senza lasciargli dentro niente d’interessante.