Speciale Halloween: “Drag Me to Hell”, l’horror splatter di Sam Raimi

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Di Redazione Metropolitan

Drag Me to Hell di Sam Raimi - Photo Credits: Quinlan
Drag Me to Hell di Sam Raimi – Photo Credits: Quinlan

Drag Me to Hell è il ritorno di Sam Raimi alla regia di film horror. Dopo aver firmato capolavori come la trilogia de La Casa e quella di Spiderman, Raimi torna a dirigere nel 2009 una pellicola che racchiude in sé le caratteristiche principali dell’horror cartoonesco dei suoi inizi e le sperimentazioni di profondità sociale degli anni novanta.

Non si può chiedere di più da un film horror. Drag Me to Hell impressiona, inquieta, diverte, smuove l’orrore del disgusto tanto quanto quello della paura. I topoi principali del genere sono inseriti coerentemente nel crogiolo di martirio della protagonista. Come diversi film di Sam Raimi, potrebbe sembrare un horror di serie B, ma nasconde una critica sociale cinematograficamente ampliata che sfocia in un horror simbolico.

Drag Me to Hell: la trama

Christine (Alison Lohman) è una ragazza che lavora nell’ufficio prestiti di una banca. In gara con un collega per ricoprire un ambito posto ed essere promossa, cerca di impressionare il suo capo negando la proroga del mutuo ad un’anziana. La signora Sylvia Ganush (Lorna Raver) arriva a supplicarla in ginocchio, spiegandole che così facendo perderà la casa. Ma Christine rifiuta di aiutarla per dimostrare al capo di essere inflessibile.

Le cose per la ragazza si mettono male quando in seguito ad un’aggressione dell’anziana signora Ganush questa la maledice. Christine inizia ad avere visioni e quando insieme al fidanzato (Justin Long) si reca da un veggente (Dileep Rao) scopre cosa la attende. In tre giorni il demone Lamia reclamerà la sua anima e la trascinerà all’inferno.

Alison Lohman in una scena del film - Photo Credits: Everyeye Cinema
Alison Lohman in una scena del film – Photo Credits: Everyeye Cinema

Homo Homini Lupus

La protagonista di Drag Me to Hell, sebbene a primo impatto possa sembrare la classica ragazza innocente, è simbolo del decadimento morale che Sam Raimi ha voluto qui trasformare in materia horror. Christine, impiegata di banca dalle origini modeste, vuole fare carriera. E non c’è nulla di sbagliato in questo, l’errore che però commette è essenzialmente quello di vendere i propri giusti valori etici e sociali per aggiudicarsi una promozione. Ad andarci di mezzo è l’anziana signora Ganush, malata e povera, che si affida a Christine per ottenere una proroga del mutuo sulla casa.

Se inizialmente il buon cuore della ragazza è portato a dare speranza all’anziana, nel momento in cui il capo le fa velatamente capire che per ottenere quella promozione non deve aver paura di essere spietata, e far guadagnare unicamente la banca senza di fatto aiutare le persone, Christine volta la faccia a quei valori. L’anziana supplica in ginocchio, spiega che le porteranno via la casa, ma la ragazza le rifiuta l’aiuto e così facendo condanna la signora e se stessa. È Christine a sacrificare la sua anima per ingraziarsi il capo.

Alison Lohman e Dileep Rao in una scena del film - Photo Credits: Quinlan
Alison Lohman e Dileep Rao in una scena del film – Photo Credits: Quinlan

Trascinami all’inferno… della sfortuna

Drag Me to Hell convince anche di più della precedente trilogia La Casa proprio grazie alla sottile critica sociale che Sam Raimi muove all’America tramite la sua protagonista. Il susseguirsi di splatter, suspense, e orrore risulta tanto più divertente quanto Christine si rivela disposta a scendere in basso pur di salvarsi la pelle. Il regista rende indimenticabile ogni scontro tra la protagonista e la signora Ganush non ponendosi limiti nel mostrare ogni disgustoso risultato della sfortunata maledizione ai danni di Christine.

Il finale è la ciliegina sulla torta di un film che disgusta e diverte allo stesso tempo. Un finale che non è quello che sembra, ma allo stesso tempo è proprio ciò che ci si aspetta. Appaga, sorprende rimanendo perfettamente in linea con il susseguirsi della sfortuna che Christine si tira dietro insieme alla maledizione. E sicuramente raggiunge lo scopo morale di Raimi: guai a tradire i tuoi valori. E soprattutto, sii sempre gentile con le anziane signore… sia mai una di loro si riveli essere una strega.

Lorna Raver interpreta Sylvia Ganush - Photo Credits: Il Cineocchio
Lorna Raver interpreta Sylvia Ganush – Photo Credits: Il Cineocchio

L’orrore prima dell’horror

L’horror di Sam Raimi è fondato sul sentimento del disgusto anziché sulla paura. La genialità del regista sta nello strutturare pellicole horror con elementi fortemente in contrasto tra loro che però sono amalgamati con una tale padronanza del mestiere da risultare piacevolmente equilibrati.

Il regista coniuga due particolari ingredienti della cinematografia horror a componenti comedy e cartoon che destabilizzano seducentemente lo spettatore. L’elemento splatter, come ad esempio un occhio che schizza fuori dall’orbita, è portato in scena in un modo surreale simile ai cartoni animati, con la macchina da presa che lo segue fino a farlo rimbalzare di ritorno dentro l’orbita. O una sequenza che conduce ad uno jumpscare smorzata quanto basta da una risata. È questa la folle magia del cinema di Sam Raimi.

Sam Raimi sul set di Drag Me to Hell - Photo Credits: Shot Or What
Sam Raimi sul set di Drag Me to Hell – Photo Credits: Shot Or What

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Articolo a cura di Eleonora Chionni