Cultura

È l’amore un’arte? Perché e come amiamo secondo Erich Fromm

L’arte di amare (1956), non è un manuale d’istruzioni per rendere perfette le nostre relazioni. L’opera, al contrario, è un contenitore di riflessioni sull’aspetto più totalizzante della vita: l’amore. 67 anni fa, Erich Fromm, psicanalista e filosofo tedesco, ha messo per iscritto riflessioni che ad oggi, sono ancora estremamente attuali ed utili per chi cerca di fare l’amare un’arte.

Erich Fromm: amare per solitudine

Erich Fromm, " L'arte di amare " (1956) - Photo Credits: audible.it
Erich Fromm, “L’arte di amare” (1956) – Photo Credits: audible.it

L’arte di amare” si basa su una grande premessa: il bisogno d’amore deriva dal senso di solitudine e dalla conseguente necessità di superarla mediante l’unione.

La consapevolezza della brevità della vita, della sicurezza della morte, che prima o poi arriverà al di fuori della nostra volontà, sia per noi che per le persone che amiamo, spinge l’individuo a provare un costante senso di solitudine al mondo.

L’unione è il mezzo per superare questo isolamento.

In questo caso non intendiamo solo unione con un’altra persona, ma la tendenza dell’individuo ad entrare in contatto con gli altri esseri viventi, al fine di non lasciare la propria esistenza un caso isolato. Ci uniamo con la società, mettendo in atto schemi prestabiliti, che pensiamo essere frutto delle nostre scelte, ma che in realtà si risolvono solo su un piano che prevede la presenza del senso di solitudine. In poche parole, ci conformiamo perché non vogliamo restare da soli.

L’unione con un altro individuo, altro non è che l’evoluzione del conformismo sociale: io mi unisco ad un’altra persona per il senso di solitudine, ma con essa posso mettere in gioco, in maniera totalizzante, la mia essenza più intima.

Ti amo perché ho bisogno di te; ho bisogno di te perché ti amo

Se l’unione con un’altra persona è conseguenza diretta del nostro senso di solitudine, allora l’amore è la realizzazione di un nostro bisogno egoistico? Non proprio.

Questo è il punto in cui si concentra la riflessione di Erich Fromm e in cui riusciamo a capire perché “l’amore” è “un’arte”.

Per lo psicanalista, non è un’arte: amare una persona perché abbiamo paura di restare da soli; perdere la propria integrità e individualità per amore; fondare la propria relazione sul materialismo e calcolare l’amore in relazione diretta al costo dei propri regali; dare senza mai ricevere; ricevere senza mai dare.

Per Erich Fromm, possiamo rendere l’amore, un’arte, solo se siamo individui in grado di amare. Questo è possibile solamente se siamo prima in grado di amare noi stessi.

È semplice: non ci amiamo, non siamo in grado di amare.

Se prima non riusciamo a conoscerci ed affermarci come la nostra parte migliore, rivendicheremo all’altro il bisogno di completarci, trasformando l’amore in un intento puramente egoistico.

“L’affermazione della propria vita, felicità, crescita, libertà è determinata dalla propria capacità di amare, cioè nelle cure, nel rispetto, nella responsabilità e nella comprensione.

Erich Fromm, L’arte di amare (1956)

Se non abbiamo premura, rispetto, responsabilità e comprensione, verso noi stessi, non possiamo averne nei confronti altrui.

“Nell’amore, due esseri diventano uno, tuttavia restano due”.

Erich Fromm, L’arte di amare (1956)

Il segreto per amare di Erich Fromm: dare e vivere

La forma più altruistica dell’amore, la riceviamo al momento della nostra nascita, più precisamente, da nostra madre.

Quando siamo piccoli, non siamo ancora in grado di comprendere e soddisfare i bisogni altrui, ma ci troviamo, per dirla come Freud, nello stadio “narcisistico”, che ci impedisce di dare.

L’unica cosa che possiamo offrire è la nostra essenza. Nostra madre, riesce ad amarci per ciò che siamo, più precisamente, perché siamo: tutto ciò che dobbiamo fare è essere.

Crescendo, iniziamo a comprendere l’importanza di veder soddisfatti i propri bisogni. Maturando, ci rendiamo conto dell’esistenza del confine sottilissimo tra l’essere amati perché diamo e l’essere amati per ciò che siamo.

In una relazione sana, Erich Fromm, riconosce il “dare” come la più alta forma di potenza dell’amore.

Ma cosa significa “dare”?

Per Fromm, questo concetto non risiede nel mondo materiale e non dipende dalla ricchezza, ma abita nel mondo dell’intimità e della vitalità.  

Il segreto per rendere l’amore un’arte, sta nella conoscenza dell’altro oltre le sue barriere. L’essere umano, non potrà mai conoscersi nel profondo, così come non potremmo mai conoscere una persona nella sua totalità.

Ogni giorno, dovremmo imparare a conoscere l’altra persona, che non sarà mai la stessa. Ed è in questa conoscenza, che io posso rinnovare la passione e l’amore per l’altro, perché tramite questa, posso innamorarmi ogni giorno e provare l’ebbrezza del primo innamoramento.

Con l’innamoramento, riusciamo a sentirci vivi, ed è giusto “dare” e donare questa vitalità all’altra persona.

“Che cosa dà una persona a un’altra? Da se stessa, ciò che possiede di più prezioso, dà una parte che della sua vita. Ciò non significa necessariamente che essa sacrifichi la sua vita per l’altra, ma che le da ciò di che di più vivo ha in sé. (…) In questo dono di se stessa, essa arricchisce l’altra persona, sublima il senso di vivere dell’altro, sublimando il proprio.

Erich Fromm, L’arte di amare (1956)

Martina Capitani

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