Economia di guerra, cosa significa?

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Di Redazione Metropolitan

Per ‘economia di guerra‘ si intende l’insieme delle azioni che uno stato deve intraprendere per sostenere l’economia del paese e fronteggiare la guerra in corso. L’enciclopedia Treccani definisce così l’economia di guerra “Adeguamento del sistema economico alle necessità della guerra. Il problema economico della guerra è duplice: da un lato rendere disponibili risorse per gli armamenti, il mantenimento e la mobilitazione degli eserciti e, dall’altro, organizzare la produzione a sostegno della guerra”.

Economia di guerra, il paese si riorganizza

Quando un paese si trova ad affrontare una guerra deve prima di tutto riorganizzare gli obiettivi a breve termine. Diventa necessario accantonare le priorità che si perseguivano prima dello scoppio del conflitto e ridisegnare un piano nazionale apposito per la guerra in corso. Infatti, quando un paese si trova a dover fronteggiare un conflitto emergono nuove spese urgenti. Prima di tutto sarà necessario investire per l’organizzazione della macchina bellica. Quindi, preparare le armi, i carrarmati e tutto quel che serve per combattere. Esempi di spese urgenti sono carburante per i mezzi bellici, beni primari ed equipaggiamento per le truppe. Inoltre, formazione intensificata per i soldati. In pratica, la priorità di un paese in guerra diventa spendere per avere mezzi che consentano al paese di poter vincere.

Nel frattempo tutto il resto passa in secondo piano. Scatta lo stato di emergenza e il paese si adegua alla straordinarietà della guerra. Tutte le risorse che lo Stato spendeva in salute, lavoro, istruzione vengono messe in secondo piano rispetto alle missioni belliche. Non a caso la storia insegna che la guerra va sempre a braccetto con la povertà. Questo perché si blocca il turismo, i servizi, spazi culturali, tutto quel che fa girare l’economia di un paese che vive una situazione di pace.

Draghi ha citato ‘economia di guerra’ per la guerra in Ucraina

Il presidente del Consiglio Mario Draghi ha parlato di ‘economia di guerra’ al summit Ue dell’11 marzo tenutosi a Versailles. Draghi ha subito rassicurato che noi “non siamo in economia di guerra” poi puntualizza “ma dobbiamo prepararci”. Il presidente del Consiglio in merito alla guerra in Ucraina ha detto che l’Italia è lontana dal trovarsi in economia di guerra, tuttavia, bisogna prepararsi a delle variazioni che possono esserci nell’approvvigionamento ad esempio di materie prime, soprattutto se la guerra dovesse continuare a lungo. Secondo Draghi la risposta a tale problema è riorientare le nostri fonti di approvvigionamento, così come stiamo già facendo con l’energia. I paesi citati da Draghi per l’agricoltura sono Canada, Stati Uniti, Argentina e anche altri. Secondo il presidente del Consiglio questo significa costruire nuove relazioni commerciali e mettere al sicuro la nostra economia.

Di Claudia Innocenti

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