Edward Hopper, l’artista che sapeva dipingere il silenzio

Foto dell'autore

Di Redazione Metropolitan

A più di cinquant’anni dalla morte di Edward Hopper (15 Maggio 1967) l’artista che potremmo definire senza tempo, non ci è mai sembrato così vivo come adesso. Un adesso in cui anche noi viviamo osservando dalle nostre finestre, come forse mai avevamo fatto prima, il nostro mondo cambiato, improvvisamente distante, quasi irraggiungibile.

Adesso in cui anche noi attraversiamo una dimensione come sospesa, fatta di un quotidiano che può sembrare banale ma che abbiamo scoperto essere la rappresentazione di tutta la nostra interiorità. Esattamente come ci appare nelle opere di Hopper. E’ il pittore del silenzio, della solitudine, della malinconia, degli stati d’animo spesso indecifrabili, per sé stesso come ha spesso dichiarato e per chi con una sensazione di sgomento, oggi più di ieri, si ferma ad osservare le sue opere.

Mattina a Cape Cod (1950) - immagine web
Mattina a Cape Cod (1950) – immagine web

Edward Hopper, il mondo dentro e fuori di noi

Non dipingo quello che vedo ma quello che provo

E quello che l’artista prova fa grande la sua arte e ci apre alla sua visione del mondo. Hopper al contrario di molti artisti del suo tempo e del mondo contemporaneo non è un pittore politico; le sue opere non hanno uno scopo sociale, non vogliono insegnare, suggerire, indirizzare, le sue opere sono espressione dell’animo umano, dell’inconscio, di un’interiorità inafferrabile, impalpabile come la luce.

Ed è proprio la luce una delle protagoniste dei suoi quadri, una luce unica, diversa da qualsiasi altra mai rappresentata, una luce fatta di colori anche forti, brillanti, che tuttavia non rimandano mai alla gioia, nemmeno per un istante, una luce che esiste per dare maggiore risalto e intensità alle ombre.

La giovinezza, i viaggi, il cinema.

Nato a Nyack nel 1882 una cittadina sul fiume Hudson, completò la sua formazione viaggiando per l’Europa: Londra, Berlino, Bruxelles, ma fu soprattutto Parigi ad affascinarlo, ad ispirare molti dei suoi quadri, di quelle istantanee fatte di geometrie, di rappresentazioni di vita domestica, di interni di case, di bar, di persone, e solitudine e attesa.

Quelle istantanee che verranno imitate dal cinema del ‘900 da Alfred Hitchcock che dal suo quadro “House by the railroad” prese ispirazione per la casa di Psyco”, al nostro Dario Argento che ha esplicitamente preso spunto da “I nottambuli” , per la creazione del Blu Bar in “Profondo Rosso”; per non parlare poi della casa sullo sfondo nella famosissima immagine de “Il Gigante” con il bello e maledetto James Dean in primo piano.

House by the railroad (1925) - immagine web
House by the railroad (1925) – immagine web

Le donne sono le altre grandi protagoniste dei suoi quadri, sempre una in realtà, la moglie, anche lei pittrice e sua unica musa. Le ritroviamo in camere di albergo (hotel room) o in appartamenti come in “summer interior”, in luoghi pubblici o in uffici, sempre solitarie, lontane, inafferrabili come i loro pensieri, come il senso della vita stessa.

Mentre il cubismo e l’astrattismo si preparavano a diventare corrente nel suo tempo, Hopper veniva attratto dai pittori delle epoche precedenti, pittori come Monet , Manet , Toulouse-Lautrec; nonostante sia considerato da tutti il massimo esponente del realismo americano in realtà la sua classificazione rimane difficile, perché Hopper è moderno. E’ oggi, è come i più grandi: senza tempo, senza oblio, senza tregua.

Cristina Di Maggio

Seguici su facebook