La casa editrice Effequ e l’uso del simbolo schwa

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Di Redazione Metropolitan

Effequ, casa editrice indipendente di Firenze, ha da poco annunciato la decisione di introdurre il simbolo ə corrispondente allo “schwa” nell’alfabeto fonetico internazionale. La volontà è di includere nel linguaggio i generi non binari ed evitare l’uso (o abuso) del maschile.

Cos’è lo schwa e perchè Effequ lo sta introducendo nelle sue pubblicazioni:

Ma di cosa si tratta? Un simbolo conosciuto da chi si occupa di fonetica, identifica una vocale centrale media non presente in italiano ma in molti dialetti del sud dell’Italia. Se volessimo pronunciarlo, potremmo pensare alla vocale dell’imprecazione napoletana “mamm’t” oppure alla a dell’inglese “about” o alla u di “survive”.

Il simbolo “schwa”. Photo Credits: web

Silvia Costantino, direttrice di Effequ, ha dichiarato di aver seguito l’idea della linguista Vera Gheno nell’uso di questa forma inclusiva per “avvicinarci alla nostra idea di mondo accessibile, colorato e inclusivo”. Questa proposta vuole superare l’uso dell’asterisco considerato impronunciabile dalla sociolinguista ungherese. Inoltre, è anche esteticamente sgradevole se troppo presente in uno scritto.

I “limiti” dello schwa:

Tuttavia anche lo schwa pone dei limiti, come nella trasmissione orale in quanto andare a modificare l’abitudine dei parlanti è questione di secoli. Nello scritto anche perché la lettera non è ancora presente nella tastiera standard. Aggiungiamo noi che è un simbolo praticamente sconosciuto dato che sono poche le persone che conoscono l’alfabeto fonetico internazionale.

Del resto questo segno può essere lo sprono che porterà a ragionare sull’uso inclusivo della lingua, ricordandoci che essa influenza il mondo e viceversa. Come afferma Silvia Costantino: “Non è attraverso l’imposizione di una convenzione che la lingua cambia” pur esponendo la volontà di voler “indagare ogni forma possibile di linguaggio”. Inoltre, sottolinea come il loro approccio è democratico e al momento necessariamente provvisorio. Provvisorio o no, è importante porsi la domanda su come usiamo il linguaggio. È grazie ad esso che la specie umana si è evoluta, quindi considerare di aprire a generi o non generi è passaggio necessario nel rispetto di tuttə.

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