Elena Di Cioccio ospite a Verissimo. Il programma condotto da Silvia Toffanin è pronto a regalare grandi emozioni anche oggi sabato 8 aprile e domani domenica 9 aprile nel weekend di Pasqua. Nel salotto Mediaset saranno diversi i personaggi dello spettacolo che anche in questo weekend si siederanno per raccontarsi senza filtri ai telespettatori. L’appuntamento è sempre alle 16.30 su Canale 5. La conduttrice Elena Di Cioccio torna così in tv dopo aver detto a Le iene di essere sieropositiva.

Il discorso di Elena Di Cioccio: “Si, sono sieropositiva e non mi vergogno più”

“È strano parlarne” dice Elena di Cioccio durante l’intervista alla trasmissione di Davide Parenti, di cui per anni ha fatto parte: “Tu sei sieropositiva?” le chiedono. “Sì”. Ecco, l’ha detto. Elena si sente finalmente libera di parlare pubblicamente di quella diagnosi ricevuta 21 anni fa, anche se gli occhi tradiscono l’emozione del momento, della rivelazione: “Dentro il mio corpo c’è un virus che potrebbe esplodere, che si chiama Hiv“. Che significa questo? Che, solo nel peggiore dei casi, può trasformarsi “in Aids”. Come accadeva fino a una ventina di anni fa: dagli anni ’80 quando è stata scoperta, fino ai primi anni 2000, la sindrome da immuno deficienza ha fatto più di 20 milioni di morti. Eppure quella malattia, al giorno d’oggi e nel mondo occidentale, grazie alla scienza non è più una sentenza di morte. “Puoi avere una vita. Starai in trattamento per sempre…” spiega l’ex iena. Ma la sieropositività, questo virus, restano ancora qualcosa di poco conosciuto, avvolto nell’ignoranza… o peggio, qualcosa da nascondere.

Di Cioccio, 48 anni, ha trovato il coraggio di parlarne pubblicamente, anche se “Sento sotto quest’esplosione di emozioni”; ma prima, in questi anni, ha attraversato tutte le fasi psicologiche che questa condizione comporta. Inevitabilmente. “È come se tu avessi perso un colore, perché non sei più quella di prima. Quella persona lì, di prima, non c’è più – afferma visibilmente commossa –. I primi anni ho proprio negato la malattia, anche con me stessa”. Il giorno della diagnosi è impresso a fuoco nella sua mente: “Ricordo di essermi disintegrata in mille cinquecento pezzi”. “Io questa cosa non me la sono andata a cercare – continua – è arrivata per caso”.

“Invece in questi 21 anni, mentre le terapie mi consentivano via via di vivere una vita sempre più normale, ad uccidermi è stata una smisurata vergogna di me stessa. Ho vissuto la malattia come se fosse una colpa. Mi sentivo sporca, difettosa”. E così “mi sono sdoppiata, per difendermi, a vivere una doppia vita“. Le lacrime nei suoi occhi sono la testimonianza concreta di un dolore ancora vivo. Ma una vita a metà non è vita, e “ho capito che avrei dovuto rimettere insieme i pezzi altrimenti sarei morta se non avessi fatto pace con quella parte di me. Io sono tante cose e sono anche la mia malattia“. Una consapevolezza che, se non di rinascita, parla almeno di ritrovata serenità. “Oggi sono fiera di me, non mi vergogno più, e l’Hiv che è molto diversa da come ve la immaginate. Io non sono pericolosa, sono negativizzata e finché mi curo io non posso infettare nessuno”. Infatti Elena prende solo una pillola al giorno, anche perché i farmaci “oggi sono molto migliori, quelli del 2002… Erano diversi”, continua divertita. Elena non è guarita, non si guarisce – tranne in rarissimi casi –. Me è libera? “Sono molto libera. Potete toccarmi, abbracciarmi, baciarmi e tutto il resto. Se volete continuare ad avere paura, io lo accetto, però girate lo sguardo verso il vostro vero nemico. L’ignoranza”.

Elena Di Cioccio era stata testimonial della Lega italiana contro la lotta all’Aids.
Nel 2012, quando ancora non aveva raccontato pubblicamente la sua storia, Elena Di Cioccio era stata testimonial di Progetto Donna, una campagna lanciata in occasione del 25esimo anniversario della Lila, la lega italiana contro la lotta all’Aids. Quel progetto aveva come obiettivo quello di sensibilizzare le donne sui modi per prevenire o curare l’infezione da HIV. “Sono andata all’ospedale Spallanzani di Roma e lì ho scoperto di un mondo non raccontato, migliaia di persone sieropositive, che sanno di esserlo e conducono una vita normale, si proteggono e proteggono gli altri e cercano di sfondare la barriera del pregiudizio che tende a ghettizzare i sieropositivi”, aveva dichiarato Elena all’epoca in qualità di testimonial, “C’era gente di ogni età, razza e estrazione sociale. Ragazzi molto giovani e signore di sessant’anni il cui marito ha fatto un ‘viaggiò di troppo: perché il fatto è anche questo: molti casi si verificano all’interno di coppie stabili, basta che per una volta il compagno sia andato con un’altra donna, e il danno è fatto”. Dichiarazione cui era seguito un appello rivolto alle donne:

Il profilattico esiste, è un modo per difendersi, è facile da trovare, perché non usarlo? Noi donne dobbiamo chiederlo sempre. Perché siamo molto più esposte al rischio di quanto non lo siano gli uomini