Elezioni 2018: l’opzione Tajani premier

Foto dell'autore

Di Redazione Metropolitan

Elezioni 2018: Silvio Berlusconi lancia la candidatura a premier di Antonio Tajani. E il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani si dice pronto a rispondere alla chiamata del suo Paese. Per amor di patria e con un programma che porterebbe 500mila posti di lavoro al sud.

Elezioni 2018: Silvio Berlusconi e Antonio Tajani
Silvio Berlusconi e Antonio Tajani credits: politico.eu

Chi è il candidato premier del centrodestra alle elezioni 2018? Sull’argomento di sicuro non c’è un parere univoco. Dopo a querelle tra Berlusconi e Salvini su chi fosse stato premier e chi ministro (sempre se i voti i assisteranno), ecco che Silvio Berlusconi lancia a candidatura di Antonio Tajani. E l’attuale presidente del Parlamento europeo risponde alla chiamata. Sarà lui l’uomo che potrebbe guidare il prossimo governo. Se la coalizione di centrodestra avrà voti sufficienti e, probabilmente, se FI ne avrà di più dei suoi alleati.

Risposta freddina quella che arriva dalla Lega. “Il mio auspicio – ha detto Matteo Salvini a Radio Anch’io – è che all’interno del centrodestra la Lega sia la forza più premiata”. “Chi vuole Tajani – aggiunge il leader della Lega – vota Forza Italia, chi preferisce le idee la forza e la libertà della Lega vota Salvini premier”.

Elezioni 2018: perché Silvio ha scelto Tajani

Antonio Tajani, dunque, ha accettato. Di essere il futuro premier in un prossimo governo di centrodestra, guidato da Forza Italia. Ha accettato la proposta di Silvio Berusconi “per amore della mia patria”.E con tutti i se del caso. Sottolineando che “la decisione spetta ai cittadini e al capo dello Stato”. E che “se non sarà così” continuerà a fare il presidente del Parlamento europeo.

Ma perché scegliere proprio Tajani? Secondo quanto dichiarato a Porta a Porta dal capo di FI perché “Tajani mi ha portato un regalo, un programma che prevede un fondo finanziato dalla Bei, dalla Cassa Depositi e Prestiti e fondi strutturali per le infrastrutture“. Un programma “mirato per il sud di tra i 20 e i 30 miliardi entro il 2020, 250 miliardi di cantieri. Tutto ciò può produrre 500mila posti di lavoro“.

E de programma, e non solo, i due hanno probabilmente parlato venerdì a Palazzo Grazioli.

Elezioni 2018: Berlusconi lancia Tajani come candidato premier
Antonio Tajani, presidente del Parlamento UE e da ieri disponibile come candidato premier per il centrodestra credits: giovanidestra.it

Silvio Berlusconi si è detto soddisfatto di averlo in squadra. “Lui ha messo il suo Paese davanti all’Ue, in Europa tutti guardano a lui come il migliore presidente del Parlamento europeo”. E poi aggiunge: “non entrerà in campagna elettorale oggi ma ha detto che nel caso noi avessimo una maggioranza con Forza Italia primo partito lui è disponibile a presiedere il governo e sarebbe per noi un vantaggio avere un personaggio così inserito nella realtà europea per proteggere i nostri interessi che fino ad ora non lo sono stati“.

La polemica del M5s all’ipotesi Tajani premier alle elezioni 2018

La notizia di Antonio Tajani che accetta l’invito di Berlusconi a candidarsi come premier per Forza Italia non è piaciuta al MoVimento 5 stelle. Che ha ricordato come l’attuale presidente del Parlamento Europeo nel 1988, attaccava Falcone. E lo faceva dalle colonne de Il Giornale, dove lavorava come cronista.

“Quasi tutti hanno dimenticato, e Tajani non sta certo lì a ricordarlo, che tempo fa l’aspirante premier del centrodestra prese una posizione chiara nello scontro tra i sostenitori e i detrattori dei paladini siciliani antimafia. E decise di schierarsi chiaramente contro Giovanni Falcone”.

Lo afferma, in un post, il M5S. Che si riferisce in particolare all’articolo, intitolato “Il giudice fa carriera solo per meriti “antimafia”? E scritto quando il Tajani cronista del Giornale, all’inizio del 1988, segue passo passo la vicenda della successione ad Antonino Caponnetto nella posizione di capo dell’ufficio istruzione del Tribunale di Palermo. In competizione ci sono l’anziano Antonino Meli e il giovane Giovanni Falcone.

Per molti, la notte del 19 gennaio, quella in cui il Csm preferisce Meli a Falcone è “l’inizio della fine per il giudice nemico numero uno dei corleonesi”, scrive il M5S. Che rimprovera a Tajani un palese sostegno di Meli e il logoramento ai danni di Falcone, che, secondo l’allora cronista avrebbe “perso consensi fra gli stessi giudici per il suo eccessivo interessamento alla promozione: troppi politici ne avrebbero caldeggiato la candidatura”.

“Roba di 30 anni fa? Certo, ma perfettamente coerente con la storia di un personaggio che da lì a poco parteciperà per via diretta alla fondazione di Forza Italia”, attacca il M5S.

Federica Macchia