L’emendamento caccia è stato inserito all’interno della legge di Bilancio 2023 e già dopo l’annuncio i primi spari sono stati ascoltati nelle periferie delle città. C’è chi l’ha chiamato “emendamento Far West“, sottolineando il rischio degli proiettili in città. Ma è davvero così?

Da settimane le associazioni ambientaliste e per i diritti animali contestano l’emendamento che permette di cacciare in tutte le stagioni le specie selvatiche. La legge, che si presenta problematica, non si distanzia però molto da quella già in vigore. La critica all’emendamento caccia è diventata subito politica, anche per il modo in cui è stato trattato all’interno di una manovra di bilancio senza tempi di discussione sociale.

Dell’emendamento preoccupa in particolar modo la possibilità di cacciare in città e l’abbattimento di specie selvatiche non ben specificate, che potrebbero quindi includere anche lupi e orsi. Un altro aspetto complesso è quello dell’autorizzazione alla caccia nelle aree protette per i cacciatori privati che, non competenti della fauna e della flora protetta, potrebbero causare danni all’ecosistema. Cosa cambia (davvero) con l’emendamento soprannominato Far West rispetto alla legge 157 del 1992 che regola la caccia?

Peste suina - Photo Credits Lifegate.it
Caccia ai cinghiali (Emendamento Far West) – photo credits: web

Emendamento Far West e norma di protezione della fauna selvatica: cosa cambia?

L’emendamento sulla caccia ha creato molto scalpore per via di alcuni aspetti controversi, ma non nuovi. Infatti già nella legge 157 “Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio” del 1992 erano previsti tutti gli aspetti più problematici riscontrati anche oggi. Per esempio nell’articolo 18 sono elencate le specie cacciabili e quelle protette, mentre nell’articolo 19 sono presenti tutte le eccezioni delle specie e del periodo venatorio.

In entrambe le leggi sono le Regioni che possono, con lo scopo di tutelare il patrimonio zootecnico e storico-artistico, per la tutela del suolo, della salute e la produzione zoo-agro-forestali ed ittiche ideare piani di abbattimento anche nelle zone e nei periodi vietati. Nella legge del 1992 si fa però riferimento ai piani di abbattimento come una forma di “gestione ecologica”, un aspetto sicuramente poco chiaro.

In ogni caso all’interno di “fauna selvatica” rientrano anche le specie protette se lo scopo è quello della tutela zoologica. Insomma lupi, orsi, volpi e aquile potevano essere considerate all’interno di piani di abbattimento tanto prima quanto oggi.

La caccia in città è pericolosa?

Di fronte alla possibilità di utilizzare le armi in città non si può che pensare uno scenario da Far West. Sono stati molti i giornali che hanno ripreso e titolato così la notizia dell’emendamento caccia, ma anche in questo caso la legge del 1992 aveva già introdotto la caccia nelle zone urbane.

Il discorso delle aree urbane è sicuramente politico, cioè vede il rischio dell’utilizzo delle armi città come un possibile aumento delle violenze o degli incidenti. Al momento esiste solo un esempio della Regione Toscana che mostra come la caccia ai confini della città abbia effettivamente allontanato i cinghiali dalle zone urbane e limitato così gli incidenti autostradali che li coinvolgevano, oltre che i danni alle cose e alle persone.

È ragionevole credere che la presenza dei cinghiali in città sia dovuta in grande parte alla cattiva gestione dei rifiuti e del poco controllo all’interno delle aree verdi. Per questo l’ok alla conferma della caccia (prevista in precisi piani di abbattimento) appare come l’ultima linea di attacco prima di necessarie pratiche contro la trascuratezza e la mala gestione dei rifiuti.

Far West, piani di abbattimento e pareri scientifici: cosa dicono gli esperti

Non c’è un modo semplice per vedere l’emendamento caccia. Da una parte c’è chi reputa la caccia sbagliata e chi invece è un appassionato. Nel mezzo però c’è il parere degli esperti che ritengono necessari piani di abbattimento nel caso una specie vada a creare danni ad altre specie o all’ambiente. In questo caso però alcuni esperti si sono riuniti per scrivere una lettera e richiedere lo stralcio della norma nella legge di Bilancio. Chiedono inoltre di individuare insieme al mondo della ricerca una modalità scientifica e valida per affrontare una problematica complessa come questa.

Secondo gli esperti infatti la fauna selvatica è un patrimonio indispensabile che lo Stato deve proteggere e al tempo stesso controllare. Per questo va prevenuta la caccia a scopo ludico dove l’interesse del singolo cacciatore supera l’interesse della corretta gestione della specie e dell’habitat. Il problema infatti è che il testo del cosiddetto emendamento Far West sembra riduca il ruolo della società scientifica, dell’Ispra e del Cnr. In altre parole il controllo delle specie di fauna selvatica avverrebbe senza la valutazione di zoologi e questo è del tutto incettabile, scrivono gli esperti in conclusione.

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Articolo di Giorgia Bonamoneta.