Ormai è risaputo che negli ultimi anni i souls like stanno spopolando nel mondo dei videogiochi, però quando si parla di un team di sviluppo italiano ci rizzano le orecchie e si accende anche un po’ di patriottismo. Jyamma Games, team di sviluppo italiano che ha deciso di mettersi in gioco con un progetto decisamente ambizioso come Enotria:The Last Song e in grado di strizzare l’occhio a grandi classici come Dark Souls, è riuscito a catapultarci in un’avventura tutta “italiana”, ma con qualche pecca da notare che speriamo migliorino con l’uscita, il 19 Settembre 2024. Questa è la recensione di Enotria:The Last Song
Un canovaccio distopico
La storia di Enotria: The Last Song, poggia su delle fondamenta narrative oramai consolidate e misteriose che hanno fatto la storia di, praticamente, tutte le produzioni di FromSoftware. Sappiamo già la storia e non manca nulla:
Un mondo una volta fiorente che è si sta lentamente logorando per colpa della corruzione; un essere più umano degli umani stessi che, bramoso di potere, ha perso il controllo dei propri poteri e li sfrutta per i suoi crudeli scopi; un solo possibile salvatore, sconosciuto, senza voce e senza nome, o in questo caso “senza maschera”. Tutte carte in regola per una storia che con un pizzico di italianità, non rende molto originale dalle altre produzioni internazionali…ma ci piace così!
Il Canovaccio è una forza che tiene il mondo in una stasi, tutti gli abitanti hanno un ruolo ben definito da interpretare.
I giocatori saranno chiamati a vestire i panni del Senza Maschera, un essere privo di ruolo, immune a questa maledizione che potrà scegliere il suo destino ed esiliare da questo mondo chi ha generato la maledizione, sfruttando il potere dell’Ardore e ponendo fine a quell’eterno ciclo.
A differenza delle produzioni di From Software, Enotria non vuole narrare una storia in maniera enigmatica, ma sprona il giocatore a esplorare in lungo e in largo le ambientazioni per reperire documenti che gli raccontino in maniera chiara cosa stia succedendo, premurandosi di spiegargli ogni dettaglio di una lore davvero ben confezionata.
Arte italiana a tutto tondo
A livello artistico, Enotria: The Last Song è pieno di paesaggi soleggiati, che riportano alla mente i borghi storici che si potrebbero incontrare in sud Italia o nelle Cinque Terre liguri.
Ma non è tutto oro quel che luccica, visto che si alternano ad ambientazioni oscure, distorte e capaci di cambiare di netto il sipario, creando un contrasto fra la commedia dell’arte che viene messa in scena sul palcoscenico, alla marcescenza che corrode il dietro le quinte, dove albergano i fautori di cotanto scempio.
Alla stessa maniera, perdendosi nei dettagli che agghindano ogni ambientazione, si possono notare banchetti ricolmi di prelibatezze che, però, presentano parti di umani all’interno dei piatti o, sempre per farvi un esempio, personaggi obbligati a suonare, cantare e recitare che, se si decide di ascoltarli con attenzione, mostrano segni di decadimento mentale in virtù dell’essere consapevoli di non potersi rifiutare di interpretare quel ruolo eternamente.
Questo, a mani basse, è il punto di forza maggiore di Enotria che, nonostante tutte le pecche di cui vi parlerò a breve, riesce ad accompagnare per mano il giocatore fino ai titoli di coda, continuando a incuriosirlo su che cosa troverà poco più avanti.
Gameplay tecnico opera d’arte…ma
…ricadendo poi in alcuni problemi tecnici che emergono, come arene di combattimento troppo piccole per ospitare nemici di grandi dimensioni, una hit-box che in alcuni momenti lascia a desiderare e molte altre cose che vi elencherò tra i loro pregi e difetti.
Il moveset del Senza Maschera ripercorre, quasi, alla perfezione le produzioni FromSoftware e si possono trovare tutte quelle meccaniche che oramai sono note agli appassionati di Souls-Like.
A migliorare il tutto, però, delle chicche, almeno sulla carta, davvero interessanti: prima fra tutte la possibilità di sfruttare le maschere capaci di far cambiare build
Il cambio di maschera ci rende dinamici, lasciandoci libera scelta sul nostro stile di approcciare il nemico, per poi cambiare drasticamente se abbiamo bisogno di counterare una debolezza.
Il problema sussiste quando ci rendiamo conto che la debolezza di elementi si invalida migliorando un’arma così tanto da farle incassare più danno del suo “punto debole”.
Esistono 4 tipologie di elementi: Vis, Malanno, Gratia e Fatuo che a rotazione l’uno dall’altro creano una debolezza che può infliggere ingenti danni al nemico.
Enotria: The Last Song recensione: Arene e movimenti non sempre comodi
Se notiamo anche solo la prima Boss Fight con Curtis, il principe della risata, possiamo avere due scelte, come in qualsiasi souls: andare all’impazzata e affettare il nemico oppure fermarsi, riflettere ed agire. Questo quando è permesso dall’arena e il moveset è coerente.
Se analizzate a fondo il combattimento, potete notare che gli attacchi di Curtis sono più ampi rispetto allo spazio di movimento in cui ci troviamo. Vi starete chiedendo perchè ho analizzato la prima boss fight? Perché la maggior parte dei boss saranno incoerenti con i loro moveset.
I nemici fanno ciò che vogliono…letteralmente
Già di per se si tratta di un insieme di animazioni molto imprecise, dove alcune si interrompono bruscamente e altre cambiano direzione in maniera goffa e artificiosa.
Ma soprattutto il rendere “schizofrenici” gli avversari, facendoli attaccare in modo veloce fin da subito, poi lento, poi veloce poi veloce e lento rende solo confusionario e casuale in un combattimento, che sia boss o nemico potente, impossibilitato dal poter “imparare” il moveset e anticiparlo sui colpi. Perché è anche questo il bello dei souls, imparare dai propri errori e non ripeterli nuovamente. Qui Enotria ci mette nelle condizioni in cui le mosse e i movimenti sono lasciati al caso e randomizzati.
Lies Of P è stato il chiaro esempio che il copiare bene, senza strafare, paga e già così la produzione di NEOWIZ non fu esente da difetti, o da problemi di bilanciamento. Enotria, sembra seguire senza originalità alcune di quelle regole non scritte su come non fare un Souls-Like.
I nemici presentano animazioni sommarie, con pattern di attacco a volte illeggibili e resistenza ai danni inferti che sembra persino casuale. Durante l’esplorazione ci si può imbattere in avversari comuni capaci di tenere impegnati per qualche minuto in virtù di un assorbimento dei danni irrealistico, e persino superiore a quello di alcuni boss.
Un canovaccio di colori e disastri
A livello grafico, è stato fatto un ottimo lavoro, soprattutto sugli scenari che esploreremo con il Senza Maschera. Le animazioni in gioco sono ben curate, anche se quella che non ho apprezzato riguarda il modo innaturale in cui i nemici si rialzano da terra, portando spesso quelli più grossi a compenetrarsi poligonalmente.
L’IA nemica è abbastanza reattiva, ma in entrambe le patch ho riscontrato un bug fastidioso: colpendo ripetutamente un nemico con i Versi, questo si immobilizzava, smettendo di combattere. Si tratta di problemi tecnici che verranno sicuramente corretti con le prossime patch, ma è giusto segnalarlo nella recensione. Avrei anche gradito una maggiore varietà nel design dei nemici, soprattutto nella seconda area, dove molti risultano quasi ripetitivi.
La qualità del doppiaggio è davvero alta, rendendo bene l’atmosfera teatrale dei personaggi, sempre vividi. Ho apprezzato anche la colonna sonora, che aggiunge la giusta dose di adrenalina durante gli scontri più intensi e soprattutto che a noi italiani ricorda il folklore della musica italiana e popolana.
La fretta di Enotria: The Last Song non è pienamente un male
Enotria: The Last Song, esattamente come molti altri Souls-Like usciti negli anni scorsi, fa esattamente questo errore, ovvero sottovalutare tutti quei dettagli che rendono unico il gameplay, per concentrarsi sullo stupire il giocatore con una serie di meccaniche inedite, che caratterizzino a dovere la loro produzione.
Ma dobbiamo dare una lode a tutto lo studio che nonostante tutto sono riusciti a creare un’opera d’arte con tante pecche da migliorare ma ehi…non è sempre “buona la prima” no?
Il mio augurio si unisce a tutti coloro che ameranno le ambientazioni e i personaggi di Enotria, lasciando quell’amaro in bocca di “si poteva fare di più, ma vogliamo credere in voi“
Enotria:The Last Song recensione | PROVATO SU PC |
- Storia molto interessante e ben narrata
- Direzione artistica ispirata e curata
- Alcune meccaniche risultano fresche e divertenti…
- …molte lacune nelle fondamenta del combat system rendono le idee interessanti quasi nulle
- IA dei nemici a volte flebile
- Bug e glitch da correggere come se piovesse
VOTO: 6
Angelo Roberto Di Mauro
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