Epodi, la prima raccolta poetica di Orazio. Nel nuovo appuntamento della rubrica ClassicaMente, l’alternanza della poesia erotica, politica, il filone della magia e la varietà delle tematiche in una delle opere giovanili del poeta.

Epodi, realismo, toni aspri e polemica

Il titolo dell’opera si riferisce ad un usuale schema metrico composto da distici in cui, a un verso più lungo, ne segue uno più breve. Orazio afferma di essere il primo ad introdurre, all’interno della letteratura latina, questo tipo di strofa. Li denomina Iambi – o Giambi – ponendo un chiaro riferimento allo scrittore greco Archiloco. Tuttavia, il termine, comparve la prima volta in Quintilliano. Il titolo , fra l’altro, non solo rimanda al classico schema metrico utilizzato, ma si riferisce anche alla parola “epós”; con questa espressione si indicava un genere che vide la sua origine nella poesia classica greca come quella di Archiloco e Ipponatte: lo stesso Orazio li ergeva a propri modelli. Tale genere si caratterizzava, principalmente, per i suoi toni realisti e, a volte, aspri e volti alla polemica. Il tema centrale si collega alla situazione economica precaria che Orazio sopportò, successivamente, alla sconfitta di Filippi. Sarà proprio ciò che deriverà dalla durezza di questi eventi di vita ad instillare un linguaggio duro e pungente, oltre che polemico, che pervaderà tutta l’opera diventandone tratto distintivo.

Dal propemptikòn alla varietà dei temi trattati

L’opera affronta una vasta varietà di tematiche che virano dalla politica, alla vita campestre, – noto è il secondo epodo in cui esalta la vita bucolica per bocca dell’usuraio Alfio – alla magia. Si ha un iniziale componimento di apertura dell’opera in forma di “propemptikòn”: una sorta di prefazione – o carme di accompagnamento – in cui, Orazio, introduce la volontà di voler seguire e sostenere le cause di Ottaviano Augusto. Susseguono tematiche variegate: dal primo epodo in cui il poeta si dichiara pronto a seguire Mecenate nella guerra contro Antonio e Cleopatra; al rimprovero dello stesso per averlo quasi avvelenato con una pietanza stracolma di aglio. A scene divertenti si accostano argomenti dediti all’invettiva come nel quarto, sesto e decimo componimento. Il decimo è anche l’unico diretto contro una persona specifica: si tratta del poeta Mevio, colpevole di aver criticato gli scritti di Virgilio. A lui, Orazio, augura di naufragare in mare. Tuttavia, esiste una dietrologia a riguardo: si pensa che Orazio utilizzi l’identità fittizia di Mevio – considerato poeta ”da nulla” – per criticare poeti di basso livello.

Epodi - Photo Credits: ibs.it
Epodi – Photo Credits: ibs.it

All’invettiva possono ricondursi anche l’ottavo e il dodicesimo componimento: nel primo si scaglia contro un’anziana donna lussuriosa e corrotta. Nel secondo procede contro una vecchia prostituta desiderosa di piacere. Tipica degli epodi è la tendenza espressionistica: uno stile che tende a deformare i dati del reale per far sì che aumenti l’impatto emotivo che va ad avere un potente influsso su colui che legge. Altro tema è la poesia civile: nell’epodo numero sette, il poeta, rimprovera i cittadini per aver ripreso le lotte civili dopo la morte di Cesare. Non mancano i componimenti legati all’amore, come il quattordicesimo epodo in cui Orazio si scusa con Mecenate in quanto l’amore per Frine gli ha impedito di dedicargli una poesia.

Epodi, l’aspetto magico

Il filone della magia si accosta, in parte, all’espressionismo sopracitato: l’aspetto magico si rileva, specialmente, negli epodi cinque e diciassette. Tale tematica è trattata dal poeta nel suo aspetto più realistico, a volte esasperato ed eccessivo, sconfinando nel repellente. Nel quinto componimento, nonché primo dedicato alla magia, Orazio attua un’invettiva contro la strega Canidia circa i delitti orrendi compiuti per preparare le sue pozioni:

Canidia allora, che fra i capelli arruffati
ha nodi guizzanti di vipere,
ordina che su fiamme della Còlchide
siano arsi cipressi funebri,
caprifichi divelti dai sepolcri,
uova di rospo viscido
sporche di sangue, penne di civetta,
erbe che vengono da Iolco
o dall’Iberia, patria di veleni, e ossa
strappate ai denti di una cagna.

L’ultimo componimento degli Epodi, vede un’ulteriore invettiva contro Canidia in cui, Orazio, finge di chiedere scusa alla stessa. Si noti l’aspetto, a tratti, sarcastico nell’apertura della suddetta composizione:

Sí, sí, m’arrendo alla potenza delle tue arti,
e in ginocchio ti prego per il regno di Proserpina,
per la divinità inviolabile di Diana,
per i libri di magia che possono dal cielo
staccare e far scendere fra noi le stelle,
ti prego, Canidia, ferma gli incantesimi
e inverti, presto, inverti il corso della ruota.

Stella Grillo

Immagine di copertina: Epodi – Photo Credits: studiarapido.it