Considerato il maestro dell’illusione, Escher ha creato Universi possibili che rendono visibile un particolare aspetto del mondo: la relatività, l’ordine e il caos, l’inganno della terza dimensione, la bellezza delle figure regolari, la metamorfosi delle forme, il gioco dei riflessi su superfici tonde, l’illusione di spazi senza fine. Ogni sua opera può essere indagata da tanti punti di vista e rivelare molto di più di quello che appare sulla sua superficie. La sua “specialità” era creare forme tridimensionali su superfici piane, bidimensionali. Lo faceva attraverso la creazione di illusioni che alla vista provocano conflitti ottici e prospettici.
“Siete davvero sicuri che un pavimento non possa essere anche un soffitto?”
Escher, dall’Olanda all’Italia
Maurits Cornelis Escher nasce a Leeuwarden, in Olanda, il 17 giugno 1898. Era un bambino timido, chiuso, e a scuola era uno studente mediocre, tanto che fu anche bocciato in seconda elementare. C’era una sola materia per cui era veramente portato: il disegno. Ed è proprio il disegno che lo ha reso così popolare, tanto da diventare quasi un’icona pop. Figure che non hanno né inizio né fine, pesci che si trasformano in uccelli, architetture impossibili: le incisioni dell’artista olandese, sono una sfida alla percezione e nascondono, sotto la loro apparenza, formule matematiche, teoremi geometrici e paradossi della logica.
Nonostante i suoi lavori siano molto complessi, Escher è diventato molto popolare. Le sue opere sono ammirate sia dagli amanti dell’arte che dagli intenditori della scienza. La sua opera consiste in una combinazione di elementi fantastici e matematici. Dopo studi di architettura, acquista formazione da incisore all’accademia di Haarlem, sotto l’influsso di Jessurun de Mesquita. Molto importante per la sua formazione è stata l’Italia. Qui Escher visse per molto tempo e la visitò molto. Affascinato soprattutto dai piccoli paesi della Calabria e della Sicilia, per la loro struttura, fu quasi costretto a lasciarla per il pesante clima sotto il regime fascista.
“La Cascata”, l’opera che disegna il moto perpetuo
Quando torna in Olanda, inizia il periodo più prolifico della sua produzione artistica. Da questo momento però, abbandona la riproduzione della realtà ed inizia a disegnare il suo mondo interiore. Un mondo fatto di poliedri, distorsioni geometriche ed interpretazioni originali di concetti scientifici. Lui stesso però ammetterà ironicamente:
“Non una volta mi diedero una sufficienza in matematica … La cosa buffa è che, a quanto pare, io utilizzo teorie matematiche senza saperlo. No, ero un ragazzo gentile e un po’ stupido a scuola. Immaginatevi adesso che i matematici illustrano i loro libri con i miei quadri! E io che vado in giro con gente colta quasi fossi loro fratello o collega. Non riescono neppure a immaginarsi che io non ne capisco nulla”
L’illustrazione “Cascata”, ne è un chiaro esempio. È una litografia, stampata per la prima volta nel 1961. Un flusso d’acqua, cadendo dall’alto, mette in funzione un mulino il quale, a sua volta, spinge il flusso in un canale che, zigzagando, torna all’inizio della cascata. È essenzialmente una macchina a moto perpetuo in cui l’acqua dalla base sembra scendere lungo il percorso dell’acqua stessa, prima di raggiungere la cima. Per ottenere questo effetto, Escher ha unito due triangoli di Penrose in un’unica figura. La cascata rappresenta un sistema chiuso: essa ritorna in continuazione alla ruota del mulino in un movimento perpetuo che viola la legge di conservazione dell’energia.
Ilaria Festa