

Il 26 settembre 2020 viene inaugurata la mostra Money go round presso la galleria Rosso20sette arte contemporanea a Roma. Un’esplorazione del legame tra il denaro e arte. L’esposizione, composta da 140 opere realizzate su varie banconote provenienti da tutto il globo è frutto del lavoro di 32 artisti e della curatela di Edoardo Marcenaro. Gli artisti partecipanti sono: Solo, Diamond, Piotr Hanzelewicz, Consuelo Mura, Amalia Caratozzolo, Lucamaleonte, Daniele Tozzi, Emmeu, Diavù, Neve, Uno, Maupal, Chekos’Art, Veronica Montanino, Dina Saadi, Paola Beck, About Ponny, Andrea Ravo Mattoni, Fabio Mariani, Winston Smith VIII, Marco Rèa, Alessandra Carloni, Andrea Marcoccia, Stella Tasca, Stefano Tedeschi, Demetrio Di Grado, Julia Justo, Nina Kuo, Lorin Rose, Ovidiu Solcan, Paula Dusa, The Orion.
Il tema del denaro è un qualcosa che ha sempre, implicitamente od esplicitamente, avuto a che fare con il mondo dell’arte. Maestri del passato come Joseph Beuys ed Andy Warhol sono stati forse tra i primi a palesare una verità scomoda, ma palese: l’arte è inevitabilmente legata al denaro.

La curatela
Nel suo libro Ways of Seeing, lo scrittore, critico d’arte e pittore John Berger cerca di tracciare una cronistoria del dipinto nell’epoca occidentale. In questo testo notiamo che i primi a desiderare, ed ottenere, dei ritratti di famiglia sono i ricchi proprietari terrieri. Da qui capiamo che lo status quo funziona come filo rosso tra il denaro e l’arte. Nel contemporaneo vediamo artisti come Nico Vascellari che hanno fatto della moneta, nel senso più ampio del termine, il loro medium artistico. In ogni caso, la curatela di Money go round aggiunge un altro tassello al complicato puzzle che ricrea il rapporto tra arte e denaro. Il curatore inizia la sua riflessione partendo dall’analisi del termine “détournement”, iniziata da il filosofo francese, Guy Debord.
All’interno di questo testo, emergono vari punti di particolare interesse, e capaci di divenire chiavi di volta nell’analisi di questa esposizione. Per iniziare, il concetto di “donare ad un oggetto una nuova possibilità”. Quest’azione, specialmente se indirizzata ad un oggetto come la banconota, conferisce a quest’ultima un’identità indefinibile, una sovrapposizione d’ identità quasi. Guardando il lavoro di Marco Rèa questo punto viene rappresentato alla perfezione: una banconota di Reis brasiliani che, dopo il trattamento dell’artista, perde il suo valore economico. In questo caso, la moneta smette di funzionare come valuta e diviene opera d’arte. In ogni caso, nonostante la banconota di Reis perda il suo valore economico, questa ne acquisisce uno artistico e il valore di un’opera d’arte può essere tradotto in valore monetario. Quindi la banconota, benché privata in primo luogo del suo valore economico, lo riacquisisce divenendo un’opera d’arte.

Denaro dal mondo
L’esibizione si divide in continenti, e i lavori degli artisti spaziano dalla mitologia all’attivismo politico, proponendo molti punti di riflessione. Una mostra brulicante di informazioni. Alcuni artisti concentrano il loro lavoro sul mito, mettendo in contrapposizione il concetto di divinità con il denaro.
L’artista Piotr Hanzelewicz, invece, sviluppa la sua il suo lavoro attraverso una forma di attivismo artistico. Hanzelewicz fa del suo lavoro un inno alla libertà delle donne e ai loro diritti, omaggiando Ichiyō Higuchi, poetessa, scrittrice ed attivista femminista. Altre opere denunciano lo sfruttamento economico e l’egemonia di grandi potenze mondiali su paesi in via di sviluppo. Un clamoroso esempio di questo può essere trovato nel lavoro dell’artista Maupal.

Denaro con cui giocare
L’intento del curatore di costruire un “nuovo ordine significante, tramite la svalutazione di quello precedente”, è una mossa intellettualmente stimolante. Le monete sono divenute opere d’arte, ed ora si muovono all’interno di un nuovo campo ontologico. Però, per quanto questa operazione artistica abbia avuto successo nel cambiare l’identità delle banconote, queste conservano un valore economico in quanto opere d’arte. Per quanto l’identità delle banconote sia stata trasformata, questi oggetti continuano ad esistere su un piano economico, poiché ogni opera d’arte ha un suo corrispettivo in denaro.
Ad ogni modo, questo tipo di esibizioni, e di azioni curatoriali, sono di certo il futuro di un’arte contemporanea che spinge per entrare pienamente nel discorso economico. Guardiamo al lavoro meno esplicito svolto da Damien Hirst, quando organizzò un’asta dei suoi lavori scavalcando gallerie e case d’aste. Questa azione artistica di Hirst può essere considerata una sublime performance dell’artista britannico. La contemporanea tendenza di artisti contemporanei che entrano in contatto diretto con il mercato dell’arte non è casuale: basti pensare all’opera dello street artist Banksy, divisa in due durante un’asta di Sotheby’s. In ogni caso, quando si parla del rapporto carnale e profano tra denaro ed arte, si ha la necessità di citare uno degli artisti più influenti degli anni ‘70: Aldo Spoldi. Durante la sua carriera, Spoldi ha realizzato il conio di una sua moneta d’arte, utilizzabile per acquistare opere: “i brunelli”.

Il maestro ed il denaro
La Banca di Oklahoma è una società ideata nel 1988, e costituita regolarmente nel 1990 sotto il nome di Oklahoma S.r.l, dall’artista Aldo Spoldi. La banca acquista lavori di giovani artisti, fondando musei ed istituzioni, producendo automobili e biciclette da corsa (in collaborazione con la Ditta Bianchi), tentando persino scalate finanziarie e infine annunciando bancarotta.
Nonostante la quasi inevitabile bancarotta finale, Spoldi è riuscito a coniare una moneta con un valore economico reale. Infatti, nonostante i brunelli possano essere utilizzati esclusivamente per l’acquisto di opere d’arte, quelle stesse opere hanno un prezzo in dollari, euro, ecc., ed è quindi possibile riscontrare un corrispettivo tra brunelli ed altre currency reali. Un capolavoro.
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a cura di Giordano Boetti