Almeno 68 persone sono rimaste uccise e 105 sono ancora disperse nell esplosione di un deposito di carburante nella regione separatista del Nagorno-Karabakh, l’enclave popolata dagli armeni ma appartenente all’Azerbaigian nel Caucaso. Lo ha reso noto il governo della regione.

L’esplosione è avvenuta mentre migliaia di armeni che cercavano di lasciare la regione erano in fila per rifornire le loro auto. Il bilancio dei morti è stato rivisto dopo che il ministro della salute armeno, Anahit Avanesyan, in una conferenza stampa a Erevan aveva detto che erano stati trasferiti i corpi di 125 persone dal Nagorno-Karabakh agli obitori in Armenia; e che 67 persone erano state trasferite nei centri ustionati.

Il difensore civico per i diritti umani del Nagorno-Karabakh, Gegham Stepanyan, ha poi aggiunto nel canale ufficiale del governo sull’app di messaggistica Telegram che i 125 erano morti legati alla guerra. La causa della deflagrazione nella regione separatista dell’Azerbaigian, dove migliaia di persone sono fuggite verso l’Armenia, non è ancora chiara, ha riferito il ministro della sanità nel corso di una conferenza stampa a Erevan. L’esplosione pare sia avvenuta mentre le persone erano in fila per rifornire di benzina le loro auto. Sono oltre 28 mila le persone fuggite dal Nagorno-Karabakh verso l’Armenia da domenica, un massiccio esodo iniziato dopo l’improvvisa offensiva militare che ha riportato l’enclave sotto il controllo dell’Azerbaigian

19mila persone: sono sfollati di etnia armena del Nagorno-Karabakh 

È di 19mila persone il bilancio provvisorio degli sfollati di etnia armena del Nagorno-Karabakh che stanno abbandonando la regione dopo il cessate il fuoco raggiunto fra le forze separatiste e quelle dell’esercito azero, dopo l’operazione militare “antiterrorismo” lanciata da Baku il 19 settembre scorso che ha provocato 32 morti e 2mila evacuati dalle zone colpite. A riferirlo sono alcuni esponenti del governo armeno con un comunicato, lasciando presagire il timore diffuso fra la popolazione che le forze dell’Azerbaigian, una volta preso il controllo nella regione, possano avviare delle operazioni di pulizia etnica nei confronti della minoranza. Un timore prontamente rigettato dal governo di Baku che ha negato un odio etnico nei confronti del popolo armeno esprimendo solo l’intenzione di “regolamentare la loro presenza sul territorio”

Dalla città di Gyumri, sede della Caritas armena, il direttore Gagik Tarasyan ha precisato che le persone in fuga dal Nagorno-Karabakh sono alle prese con delle condizioni sanitarie e igieniche estremamente precarie, affermando che “arrivano con problemi psicologici, soffrono di depressione, non hanno vestiti, non hanno niente con loro” e che le necessità principali degli sfollati al momento sono “ripari per la notte, cibo, supporto medico e sostegno psico-sociale”. La situazione nella regione del Nagorno-Karabakh, già contraddistinta dall’assenza di beni primari a causa della debolezza dei canali di collegamento, si è poi ulteriormente aggravata in seguito all’esplosione