Da un anno la regione del Tirgé è interessata da una guerra, che si è estesa sempre più. L’ultimo sviluppo vede i ribelli avvicinarsi alla capitale Addis Abeba. Il primo ministro Abiy Ahmed ha dichiarato lo stato di emergenza in Etiopia.

Il Governo dell’Etiopia ha dichiarato lo stato di emergenza

In Etiopia c’è il timore che i gruppi separatisti vogliano raggiungere la capitale Addis Abeba. Per questo, il Primo Ministro Abiy Ahmed martedì ha dichiarato lo stato di emergenza, facendo un appello ai cittadini etiopi: prepararsi a difendere la capitale con le armi. Nel fine settimana i separatisti del Fronte di Liberazione del Tigré (TPLF) e l’Esercito di liberazione degli Oromo (OLA), alleati dallo scorso agosto, hanno preso il controllo di Dessié e di Combolcià, città a nord della capitale. Ora i due gruppi si stanno movendo verso su. Il Governo teme che possano raggiungere la capitale e assediarla, nel tentativo di conquistarla.

Fino ad un anno fa l’Etiopia era considerata il Paese più stabile del Corno d’Africa e nel 2019 il Primo Ministro Abiy Ahmed aveva vinto il Nobel per la Pace per i suoi sforzi a trovare un accordo di pace con l’Eritrea. Etiopia e Eritrea erano in guerra dal 1998. Abiy ha inoltre avviato una serie di importanti riforme nel paese. Oggi la situazione in Etiopia è confusa.

Fronte di Liberazione del Tigré e Esercito di Liberazione degli Oromo: cosa succede in Etiopia

Come riporta il Post, un anno fa è cominciata una grossa operazione militare nella regione settentrionale del Tigré, con l’obiettivo di sconfiggere i separatisti del Fronte di Liberazione del Tigré (TPLF), partito che controlla il governo locale. Nonostante i tigrini siano fortemente in minoranza in Etiopia, per anni erano stati la forza dominante del Governo federale. Con l’arrivo di Abiy al Governo, i tigrini hanno perso la loro influenza. Il partito continua ad avere un ruolo centrale a Macallé, capitale del Trigé.

Con l’operazione militare, il Governo voleva prendere il controllo della regione separatista, anche grazie all’intervento dei militari eritrei. Nel giro di poco la situazione si è complicata. I ribelli del TPLF inizialmente avevano subito una serie di pesanti sconfitte, ma a giugno sono riusciti a riconquistare gran parte della regione. I ribelli di TPLF hanno alle spalle anni di esperienza militare, in quanto hanno occupato per anni ruoli di rilievo nell’esercito etiope. Da subito i combattimenti sono stati violentissimi e molte organizzazioni per la difesa dei diritti umani hanno parlato di crimini di guerra e crimini contro l’umanità. I crimini sono compiuti da entrambe le parti. Il Governo ha poi imposto un embargo sul Tigré, che impedisce ancora oggi l’arrivo di beni di prima necessità, come cibo e medicine.

Nelle ultime settimane gli scontri e le operazioni militari si sono estese anche fuori dalla regione del Tigré. Tra domenica e lunedì il TPLF e l’Esercito di liberazione degli Oromo hanno conquistato Combolcià e Dessié, annunciando la volontà di entrare ad Addis Abeba. L’esercito di liberazione degli Oromo combatte per i diritti degli oromo, il più grande gruppo etnico dell’Etiopia e dalla scorsa estate sono alleati con TPLF. L’alleanza diventa ancora più significativa, se si considera che il Primo Ministro Abiy è di etnia oromo. Nell’ultimo anno gli scontri tra oromo e forze di sicurezza federali si sono intensificati notevolmente. Alcune fazioni oromo combattono contro il governo centrale, accusato di discriminazione e violenze.

L’esercito di Liberazione degli Oromo: il report esclusivo della BBC

Il Governo federale ha negato di aver perso il controllo completo delle due città. È difficile verificare la situazione, in quanto il Governo ha imposto diverse limitazioni alle attività di giornalisti e reporter.

Nonostante ciò, il Governo ha reagito prontamente, dichiarando lo stato di emergenza. Questo provvedimento gli permette di adottare misure eccezionali, come coprifuochi o imporre checkpoint, nei prossimi sei mesi. Inoltre alle forze di sicurezza sono garantiti maggiori poteri. Per ora il Governo ha dichiarato che tutti i cittadini in età per prestare il servizio militare potranno essere chiamati a combattere. In più, chiunque sarà sospettato di avere legami con i separatisti, che per gli etiopi sono dei ‘terroristi‘, potrà essere arrestato senza mandato. L’amministrazione locale della capitale Addis Abeba ha ordinato ai cittadini di comunicare alle autorità eventuali armi il loro possesso. I residenti devono prepararsi a difendere la città in caso di attacco.

La situazione tra il Governo Etiope e l’Occidente

La situazione tra ribelli e il Governo federale è un grande problema di sicurezza, ma al momento è difficile valutarne l’entità. Oltra a questo si aggiunge il fatto che la reputazione del Primo Ministro Abiy Ahmed rischia di essere gravemente compromessa.

A settembre gli Stati Uniti, amici dell’Etiopia, hanno minacciato il Governo di imporre delle sanzioni se non fosse stato avviato un processo di pace con i ribelli. Il governo ha accusato a sua volta l’Occidente di neocolonialismo. Sette funzionari dell’ONU sono stati espulsi dal paese. Uno di questi si occupava di coordinare l’arrivo degli aiuti umanitari nel Tigrè. Martedì il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha annunciato la rimozione dei privilegi commerciali che gli USA mantenevano con l’Etiopia a causa delle “estese violazioni dei diritti umani riconosciuti internazionalmente” di cui si sono rese responsabili le forze di sicurezza etiopi.

Il conflitto, che prosegue da un anno, ha provocato una grave crisi umanitaria nella regione del Tigrè. Migliaia di persone non hanno l’accesso a beni di prima necessità e migliaia sono rimaste vittime. Gli sfollati sono più di 2 milioni e mezzo sono state costrette a lasciare le loro case.

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Michela Andreatta