
Sarebbe davvero errato considerare Extrapolations come una serie sul cambiamento climatico. La serie di Appletv, che vanta un carosello di grandi personalità del mondo dello spettacolo (da Maryl Streep a Edward Norton), è un racconto sulla vita e sulla morte, raccontate su tutte le dimensioni dell’umana percezione: dal microcosmo familiare al macroconcetto di etica e giustizia. I cambiamenti climatici diventano l’escamotage necessario per raccontare cambiamenti più profondi che illustrano un’umanità che ancora non conosciamo ma che possiamo immaginare.
Dettagliatamente fedele agli ultimi report sul cambiamento climatico, Extrapolations copre l’arco di poco più di trent’anni in cui i grandi disastri ambientali si ripercuotono sulla vita quotidiana di diversi personaggi. Ogni episodio, all’apparenza antologico, è collegato all’altro come a voler evocare una rete intrisa di responsabilità di cui, infine, nessuno risulta davvero colpevole. Extrapolations è una serie che racconta la paura e che la fa venire, i suoi protagonisti vivono conflitti che molto presto ci ritroveremo ad affrontare e per questo è una finestrella sul futuro, l’ultimo monito necessario ad attivare una lotta universale, in cui non c’è spazio per nessun contraddittorio.
Extrapolations, tra distruzione ambientale e cambiamenti sociali

Quello che è davvero difficile da accettare è la considerazione contemporanea del cambiamento climatico come un argomento opinabile al pari di qualsiasi altra discussione politica. I disastri ambientali non hanno un colore (o forse sì) ma poco importa trovare dei responsabili quando è fondamentale individuare delle soluzioni. Inizia così la serie di Appletv, uscita lo scorso Marzo: nel 2037 durante il G20 le superpotenze mondiali si riuniscono per decidere le sorti dell’umanità, tra crisi idrica e carestie. Decidere, nonostante le pressioni e violente resistenze di gruppi di persone (tra cui spicca la bandiera di eXtiction Ribellion), di spostare l’asticella del riscaldamento climatico fino a 2,2° gradi in più rispetto ai livelli preindustriali, causando la distruzione della maggior parte degli ambienti naturali (compresa l’Amazzonia), l’estinzione graduale e massiccia di tutte le specie animali (di cui il secondo episodio racconterà una tragica e belllissima storia con protagonista Sierra Miller) e il cyber eco terrorismo.
Ogni episodio strappa un brandello di emotività prendendo in prestito qualcosa di Black Mirror, qualcos’altro di Love Death and Robots e, qualcos’altro ancora, da Years and Years. A farla da padrone però è l’estremo realismo, a tratti difficilissimo da sopportare: i protagonisti – e noi con loro – vanno incontro a dilemmi morali ed etici davvero complessi che pongono il qui ed ora contro una prospettiva di futuro migliore. Particolarmente complesso, oltre che la storia sopracitata con Sienna Miller che, grazie all’innovazione tecnologica, dialoga con l’ultima balena rimasta sulla terra che va incontro all’estinzione, il racconto del rabbino (Daveed Diggs) che deve affrontare la crisi spirituale di un’adolescente davanti alle violente conseguenze dei disastri ambientali, che gli chiede incessantemente: “se Dio esiste, perché permette tanta sofferenza?”.
Extrapolations, la corsa a una salvezza utopica
La serie appare, infine, un estremo e ulteriore tentativo per sensibilizzare la società, aprendo a scenari apocalittici, ma non proprio. Perché se è vero che Extrapolation vuole parlare di distruzione della Terra a causa del riscaldamento ambientale, poco l’argomento ha a che fare (nella serie come nella realtà) con un vero e proprio evento apocalittico. Infatti gli scienziati e tutte le associazioni ambientali denunciano, da anni ormai, come la terra abbia imboccato la strada verso un lento e – quasi – irreversibile deterioramento. Nella serie non è presente il doomsday ma il susseguirsi di una serie di scelte sbagliate e disperate di cui nessuno sembra davvero responsabile.
Extrapolations racconta la logorante corsa verso una salvezza utopica, reale o spirituale. Ed è questo ciò che la rende una serie difficile da digerire: gli episodi non sono costruiti su grandi esplosioni o sulla pornografica visione della sofferenza dei più fragili. Extrapolations, come Russell T Davis ha fatto con Years and Years, racconta il macro nel micro e di come nel nefasto cortocircuito dello scarica barile che decide le sorti di tutti, si dipanano storie che non sono ancora nostre, ma che lo saranno. Scott Z. Burns, showrunner della serie, torna a raccontare la fine del mondo (dopo il fim Contagion) travalicando i confini dell’assurdo fino a raccontare la cosa più spaventosa di tutte: la realtà.
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Benedetta Vicanolo