Dicendo Formula 1 e 1994 il collegamento che fa la testa è automatico: Ayrton Senna. Nessun Ratzenberger morto esattamente il giorno prima; ancora meno ricordi per l’incidente di Barrichello nelle prove del venerdì. Non vengono in mente neanche tutti quelli incidenti dovuti alla poca sicurezza in pista; quindi comprensibile che non rimanga in testa un incidente come quello di Monaco 1994 dove il pilota Karl Wendlinger ha quasi perso la vita.
Karl Wendlinegr: l’incidente 1994 a cui nessuno pensa
Karl Wendlinger è un pilota austriaco che dal 1991 al 1995 fa parte di quella magica élite della Formula 1. Wendlinger corre nel Circus quando i nomi che lo affiancano sono Senna, Prost, Hill, Alboreto e Schumacher, del quale sarà compagno nel programma giovani della Mercedes; insomma nomi importanti per la storia di questo sport. Purtroppo anni anche tragici segnati, come tutti ricordano, da quello che è definito l’ “Incidente”; quello che strappò Ayrton Senna dal mondo delle corse, in un silenzioso GP di San Marino nel quale Karl giunse quarto.
Tutti come detto ricordano quel fatidico momento, in pochi ricordano il resto; in anche meno forse pensano a ciò che successe due settimane dopo durante le prove libere del GP di Monaco. Karl Wendlinegr alla guida della Sauber, dopo gli esordi con la March, perde il controllo della monoposto, un errore di frenata probabilmente; la vettura sbatte violentemente sulle barriere della Nouvelle Chicane, fuori dall’iconico tunnel. L’impatto è violento, il pilota austriaco sbatte la testa direttamente contro le barriere, ai tempi “protette” con una specie di cuscini pieni di acqua. La grave situazione è subito chiara a tutti; Wendlinger, fortunatamente vivo, viene trasportato in ospedale dove affronta un lungo coma e l’inevitabile cambiamento.
Quando il destino chiama
Come spesso accade in queste situazioni, il pilota ne esce ovviamente cambiato, umanamente e professionalmente. Lecito, comprensibile. Un giorno sei definito come uno dei talenti emergenti in uno di quei mondi parecchio selettivi; un momento dopo lotti per tornare a vivere, per poter anche solo provare a respirare quel mondo che il destino ti ha fatto vivere e conoscere forse troppo da vicino.
Wendlinger però lotta e alla fine in pista riesce a tonare, a mostrare quella che è una vittoria anche se non sancita da una bandiera a scacchi. Lui come Lauda anni prima, e come farà Zanardi più tardi. Wendlinger ha dimostrato che spesso vincere ha un significato ben diverso. Purtroppo però chi comanda è la testa e le menti spesso non abbracciano più la troppa pressione a cui un mondo come la F1 sottopone; Karl si ferma, proprio prima del GP di Monaco del 1995, un anno dopo, dando un ultimo saluto da lontano perchè a volte è la pista a vincere.
Wendlinger non abbandonerà mai il mondo dell’automobilismo, andando a competere anche con buoni risultati in campionati diversi ma soddisfacenti, soprattutto a livello internazionale. La dimostrazione data, ancora una volta, è che spesso in questo mondo ci si dimentica che l’umanità e la forza che da essa deriva possono essere più forti di una F1 che viaggia solo a 300 all’ora.
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