Ora che si è conclusa la prima tappa del Grand Tour dell’abito SS24 in cui si è a lungo dibattuto sull’importanza della creatività come incessante forma produttiva, proprio lì, nella terra dell’industria, New York, il tema della sostenibilità e del green non ha seguito molto lo sguardo degli insider, fatta eccezione per una innovativa tecnologia: la stampa 3D ideata dalla società Unspun. Presentata come un’innovazione nel processo produttivo che migliorerebbe la lavorazione del tessuto e la resa finale del prodotto, la sua grande capacità è quella di riuscire a realizzare abiti finiti usando una specifica tecnologia di stampa e filatura 3D. Dal suo debutto, avvenuto pochi giorni fa, ha già ottenuto una crescita del 20per cento in ricerche online sulla piattaforma della società di produzione. Sarà questa la next big solution per una moda zero waste? Di sicuro è il next big step in fashion.

Fashion eco-technology: Unspun contro la sovrapproduzione

Filatura Upsun - Photo Credits harpersbazaar.com

Nel fitto programma della New York Fashion Week, tra show e presentazioni a ritmo serrato, trovano spazio le grandi tematiche sul futuro della moda: creatività, economia e sostenibilità. È quest’ultima la più dibattuta dagli ultimi 4anni, da quando brand e gruppi di proprietà hanno deciso di far la loro parte nel percorso di sensibilizzazione all’acquisto ed ancor prima alla produzione, ed ora sembra essere giunta ad una svolta. Una svolta che combina tecnologia e lusso, grazie ai nuovi macchinari di stampa 3D realizzati da Unspun, una società di tecnologia e moda con sede ad Oakland, che dalla sua fondazione si pone l’obiettivo di ridurre all’1per cento l’emissione di sostanze di scarto. ‘’Not a joke’’ specifica Beth Esponnette, una dei tre cofondatori di Upsun, in merito alla presentazione di pantaloni realizzati con filatura 3D, specificando che questa è una risposta concreta alla sovrapproduzione che non rinuncia alla qualità ne alla resa finale. Un’esperienza quella della tessitura tridimensionale di Unspun che non vuole usare la tecnologia per modificare il funzionamento degli abiti, con aggiunte strutturali, ma usare la tecnologia per rendere gli abiti ottimali nella loro composizione.

Con Vega si abbattono i tempi di produzione e si risparmia sul tessuto

Ma com’è tutto questo possibile? Grazie ad uno speciale servizio ideato dalla società, dal nome Vega. Una tecnologia di weaving 3D che si occupa di costruire dal solo tessuto il capo finito tirando tremila fili contemporaneamente in un telaio automatizzato, in un perdio di tempo che va dai 5 ai 10minuti. Un processo produttivo immediato che investe oculatamente sulla domanda e la richiesta, e che su queste su programma, così da evitare sprechi e sovrapproduzione. Questo contribuirebbe alla riduzione dello spreco anche per i grandi brand, i quali potrebbero organizzare la produzione in piccoli carichi, con la sicurezza che tutto quello prodotto, in un brevissimo tempo, verrà effettivamente venduto. Un’altro vantaggio della tecnologia 3D è l’inclusività, perché permette la produzione personalizzata di ogni singolo abito grazie all’uso del telaio regolabile.

La sperimentazione continua con nuovi tessuti

Il programma di tessitura Vega e l’intera meccanizzazione di Unspun coinvolgono anche la sperimentazione tessile. Diversi materiali sono stati usati, dalla pelle alla lana, che hanno portato alla creazione di quattro modelli di pantaloni e due maniche, tra cui un modello ampio ottenuto con plastica e cotone con inserti di tweed: probabilmente il modello ad aver attirato più attenzione tra il pubblico. Vi è poi uno realizzato dalla tessitura di uno spago spesso e resistente ed uno in sola plastica. Il tutto a dimostrazione che di alternative ne esistono, ma sta ai grandi colossi del fashion e del lusso aprirsi alla all’innovazione, dialogando con il pubblico ed i suoi desideri.

Luca Cioffi

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