Fasti, Ovidio: un poema eziologico in cui il l’autore latino descrive le feste e i riti romani catalogandoli mese per mese. Nel nuovo appuntamento della rubrica ClassicaMente, l’opera incompiuta del celebre autore romano.
Fasti, Ovidio: usanze e riti della storia di Roma
Un’opera strutturata come una sorta di calendario poetico. I Fasti è un poema scritto in distici elegiaci in cui, Ovidio, analizza le feste, i riti e i culti romani contestualizzandoli mese per mese. L’opera è un omaggio alla morale recitata dal programma augusteo: incentrata sul recupero dei valori, dei culti, e delle usanze di Roma. Inizialmente, i Fasti, comprendevano la stesura totale di 12 libri. Con ogni probabilità, Ovidio, attinse a fonti come Varrone, Verrio Flacco e Tito Livio per redigere l’opera: il suo obiettivo era indagare gli usi, i costumi, le festività e i riti tipici della società romana in quanto, si praticavano senza conoscerne né origini né valore. I Fasti furono una dedica a Germanico, nipote di Ottaviano Augusto; tuttavia, degli iniziali dodici libri, Ovidio riuscì a comporne solo sei: quelli relativi ai mesi da gennaio a giugno. Ciò accadde, probabilmente, per via della famosa relegatio: un esilio che non comportava la perdita dei beni o dei diritti civili, ma che costò ugualmente dolore al poeta latino, non permettendogli di terminare l’opera.
La poesia eziologica e i misteri delle tradizioni di Roma
La produzione poetica di Ovidio è, sicuramente, fra le più variegate. Le opere giovanili videro come tema principale l’amore: in seguito, la produzione si sposta sul mito in cui appaiono titoli come le Metamorfosi e i Fasti, per l’appunto. In ultimo, le opere legate all’esilio in cui il poeta racconta l’amara esperienza e il dolore conseguente. Il poema si apre con l’elenco dei giorni secondo il nuovo calendario giuliano: feste religiose, ricorrenze, usi, riti e costumi di Roma. Il tutto condito con spiegazioni dettagliate riguardanti le origini e l’etimologia corrispondenti alle tradizioni analizzate.
Anche la mitologia assurge a un ruolo importante; Ovidio, infatti, espone delle descrizioni riguardanti divinità esclusivamente originarie e provenienti dai culti di Roma: Giano, Flora, Carmenta, e le costellazioni relative a ogni mese trattato. Numerosi gli episodi dalla sottile giocosità legati a ricorrenze varie e costellazioni; cospicui anche gli elogi ad Augusto. Risulta palese l’ispirazione alla tradizionale poesia eziologica. Alla base, la volontà di far cosa gradita all’Imperatore Augusto: estimatore di ogni tentativo che esaltasse le radici e la storia di Roma. Un poema quasi di divulgazione, quindi, poiché erano ancora troppe le tradizioni avvolte nel mistero, e numerosi i cittadini che manifestavano curiosità a riguardo.
Stella Grillo
Foto in copertina: Fasti – Photo Credits: abruzzonews.eu