Fatboy Slim, l’innovatore del big beat in chiave pop

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Di Redazione Metropolitan

Dopo trentacinque anni di carriera, di cui quasi venticinque con il moniker di Fatboy Slim, ancora oggi Quentin Leo Cook è uno dei dj più acclamati nel panorama internazionale. Il segreto del suo longevo successo sta tutto in una parola:intuito.

Fatboy Slim e gli esordi con i collettivi di EDM

Gli esordi musicali di Cook nell’ EDM non sono stati immediatamente da “solista”. Nato il 31 Luglio 1963 a Bromley, in Inghilterra, per una decina di anni dal 1985 fa parte di più progetti musicali con diversi amici. Prima è uno dei migliori dj dei Beats International, un collettivo musicale che raccoglieva i più promettenti giovani produttori di elettronica locali.
Successivamente è co-fondatore dei Freak Power, che ricordiamo per il grande successo del brano “Turn On, Tune In, Cop Out“. Cook rimane con loro fino al 1996, anno in cui inzia la sua carriera come Fatboy Slim. Da questo momento in poi la scalata al successo è quasi un processo naturale. Già il suo disco d’esordio “Better Living Through Chemistry” esce per un’etichetta di cui è anche proprietario, la Skint Records.

Tanti sono i brani entrati nei club e nella memoria degli amanti della EDM, tra produzioni originali e remix. Dai Cornershop ai Fluke, Fatboy Slim ha realizzato innumerevoli remix, anche se sono gli album in studio quelli che caratterizzano la sua effettiva influenza sull’elettronica degli anni ’90. Questo accade perché, oltre al talento che è sempre stato consapevole di avere, Cook possiede un intuito che gli ha permesso di creare un sound accattivante per i diversi fruitori della più vasta EDM.

Se con il disco d’esordio Fatboy Slim si mette sulla scia dei Chemical Brothers (richiamati anche dal titolo del disco), è il successivo “You’ve Come a Long Way, Baby” del 1998 a rendere estremamente popolare il suo genere, il big beat. Il singolo “Praise You” raggiunge la prima posizione della Official Singles Chart ed il videoclip vince tre MTV Video Music Awards e una nomination ai Grammy. Negli USA l’album diventa anche disco di platino.

La concezione di una dance parallela anni ’90

Adesso, qualsiasi suono Fatboy crea diventa oro e si moltiplicano le serate del dj, richiesto in tutto il mondo. Nel 2000 esce “Halfway Between the Gutter and the Stars“, nel 2004 è la volta di “Palookaville” e nel 2010 pubblica “Here Lives Love“, senza mai stare con le mani in mano durante le pause dalle registrazioni dei suoi lavori in studio, tra remix, date intorno al mondo e un musical firmato con David Byrne.

Ma il motivo per cui ancora oggi il nome di Fatboy Slim è noto e la sua musica tanto ascoltata è il sesto senso che il producer ha immesso nella propria arte. Folle di ragazzi che andavano ai rave, amanti dell’eurodance che andava tanto di moda negli anni ’90, ascoltatori di rock: Fatboy ha messo d’accordo ascoltatori con i gusti più disparati con elementi pop, come da lui stesso dichiarato, con il fine di divertirsi e di far divertire.
Il vero collante tra lui ed i fan sono le serate, quando Fatboy riesce a percepire il mood della folla che ha davanti a sé e riesce sempre a farla scatenare e a farsi amare miscelando la house al rock, il funk all’ hip hop, ritmi più orecchiabili ad altri più ricercati.

Il legame con i fan non è cambiato nemmeno negli ultimi anni ed anzi, i main stage che portano la sua firma richiamano ancora tantissimi giovani. Si passa dai genitori ai figli che ballano ancora nei club sulle sue note: è la conferma di un successo scolpito nella storia della musica elettronica.


Francesca Staropoli

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