Benvenuti nell’universo femminile di LetteralMente Donna. Faremo un viaggio nel nord Italia alla scoperta di una donna speciale. Parleremo di pregiudizi, laicizzazione ed educazione femminile. Abbiamo dedicato la puntata di oggi a Felicita Morandi

“Una donna con un libro in mano, nella fantasia di non pochi, non è più una donna, o almeno è una donna che lascia di fare quello che dovrebbe, per attendere invece a quello che non dovrebbe”

Questo è quanto scriveva nel 1870 Aristide Gabelli, direttore capo della Divisione per l’istruzione primaria e popolare. Poche righe che fanno comprendere i grandi pregiudizi verso l’istruzione femminile, considerata un lusso, contro cui ha dovuto lottare Felicita Morandi ai suoi tempi. Una lotta che ha portato avanti con la sua attività di educatrice e di scrittrice cercando di migliorare la vita delle donne delle classi più umili alla cui istruzione ha dedicato la sua vita. Un esistenza che la Morandi ha voluto raccontarci nel suo libro biografico intitolato “Ricordi postumi”. Lei che aveva dovuto inizialmente firmarsi nella sua prima opera, una raccolta di poesie intitolata “Ghirlanda di fiori per l’infanzia e l’adolescenza. Versi di una lombarda”, una lombarda per sfuggire ai pregiudizi dell’epoca verso la pubblicazione femminile

Felicita Morandi e l’educazione femminile

l’Epistolario di Felicita Morandi, fonte aspi.unimib.it

La svolta nella vita di Felicita Morandi arrivò quando nel 1862 fu invitata a dirigere la Scuola tecnica femminile di Parma e successivamente prima l’Orfanotrofio femminile Stella di Milano poi l’Orfanotrofio di Termini a Roma. Qui la Morandi mise in atto la sua innovazione pedagogica per dare un’aspettativa di vita migliore alle bambine di cui si occupava. Il suo metodo educativo era basato infatti più che sulle dure punizioni, come si usava all’epoca, sull‘incoraggiamento della persona attraverso nuove attività per ottenere facilmente più risultati. Ad esempio nell‘Orfanotrofio Stella di Milano introdusse laboratori nuovi come quello per rilegare libri ritendo che l’apprendimento di un mestiere potesse dare alle sue allieve un futuro migliore.

Il suo successo la portò a diventare nel 1879 l’ispettrice governativa degli enti educativi femminili dell’Italia settentrionale. Nonostante questo non smise mai di scrivere donando spesso i proventi dei suoi libri scritti a scopo pedagogico, come “Racconti educativi,” alle bambine dei suoi istituti. Le commedie, i racconti e i versi della Morandi avevano l’obiettivo, infatti, di fornire testi chiari e didascalici da poter leggere facilmente in classe, recitare in teatro o per la famiglia nelle occasione speciali alle piccole di cui sempre si era occupata.

Stefano Delle Cave

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