Il 2021 è stato un anno difficile, da dimenticare sotto molti aspetti. Nel senso più ampio, collettivo, il 2021 è stato un anno peggiore del 2020, nel quale il timore della pandemia aveva (nei primi 6 mesi) reso gli italiani più uniti. “Aveva”, sì. Infatti il 2021 è stato segnato anche dalle nette divisioni e dalla polarizzazione.
Per il femminismo è stato un anno difficile, un anno di risveglio perché un anno di sconfitte, morali o concrete che mai. Vediamone una carrellata, giusto per ricordarci come mai il “Global Gender Gap Report” del World Economic Forum ha stimato che ci vorranno 135,6 anni per raggiungere la parità di genere e non più i 99,5 anni del 2020.
*TRIGGER WARNING*
Femminismo nel 2021: tutto in salita
Il 2021 è stato l’anno dell’Italia. L’anno delle vittorie all’estero, dei Måneskin all’Eurovision, delle Olimpiadi, dello sport femminile (mai abbastanza raccontato). Si è detto che tutti gli occhi del mondo erano puntati sul nostro Paese. Ci sono state anche grandi prove, come la presidenza del G20, la cooperazione con il Regno Unito per la Cop26 e molto altro. L’Italia si è presa i complimenti dell’Europa e della Germania in particolare per la gestione della pandemia e della campagna di vaccinazione. La percezione dell’Italia all’estero non è mai stata così alta e, sotto certi aspetti, positiva. Ma, perché c’è sempre un “ma” fatevelo dire, l’altra faccia della medaglia è un Paese diviso, polarizzato e nel quale le battaglie più importanti (non quelle sportive) vengono perse o passano inosservate. Questo 2021, come tutti gli altri anni, è stato una sofferta prova per il femminismo, dal quale però è emerso un necessario bisogno di unità.
Femminismo 2021: un passo avanti e tre indietro
Nella bolla femminista i risultati avvengono quotidianamente, a farci le coccole a vicenda dopotutto siamo molto bravə, ma è fuori il cerchio che la realtà si abbatte su concetti che pensiamo ormai introiettati. È il caso del catcalling subito da Aurora Ramazzotti, al quale rispose Er Faina. Un caso che diventò nazionale e sul quale i giornali e certi commentatori si sono sbizzarriti a riportare la favola dell’amor cortese: “Ai miei tempi si conquistavano così le donne“. Le molestie nel 2021 sono diventate goliardia e per carità a chiamarle violenze, “sono solo ragazzate”.
Una “ragazzata” anche la violenza di gruppo da parte di Ciro Grillo e co., il gruppo di amici difesi da mezzo panorama italiano giornalistico e politico. Mentre su Twitter impazzavano i messaggi di vicinanza a Beppe Grillo (il padre), le indagini proseguivano e i giovani dovranno affrontare un processo con l’accusa di violenza sessuale.
E sulle vittime di violenza si è giocato il solito processo mediatico. La colpa è dell’abito, dell’alcool, delle droghe, ma mai del violentatore. Un 2021 di victim blaming sfrenato. Quello che viene raccontato come “l’uomo tradito”, colui che “amava troppo”, il “gigante buono” o, peggio ancora, colui da ammirare perché è riuscito a violentare una donna, drogandola, per 20 ore (cit. commento di Vittorio Feltri su Twitter sul “caso Genovese”).
Femminicidio e omolesbobitransfobia: due segnali che qualcosa non va
I risultati dell’indignazione sui social, delle piazze (dove possibile) spesso non solo altro che contentini. La solita calda e piacevole bolla, dove la rabbia è giustificata e acclamata. Poco fuori invece la rabbia, la frustrazione sono il motivo per giustificare un comportamento violento. Almeno così è parso a tutte di capire quando Barbara Palombelli ha detto che è lecito domandarsi se i sette femminicidi fossero tutta colpa di uomini fuori di testa o di un comportamento aggressivo delle donne.
Dovevamo domandarcelo? No, decisamente no, non con un femminicidio ogni 72 ore (i dati). A fare i conti è il Dipartimento della pubblica sicurezza, che segnala 109 femminicidi (dati aggiornati al 21 novembre 2021), di cui 63 per mano di partner o ex partner. L’uccisione spesso è l’ultimo anello di una catena di violenze, di denunce non prese sul serio, di minacce e stalking. Per il contrasto alla violenza di genere viene però dato finalmente il via libera al Disegno di Legge per la “Prevenzione e il contrasto del fenomeno della violenza nei confronti delle donne e della violenza domestica“. Un disegno di legge necessario e che arriva, a dire la verità, in ritardo per troppe vittime.
Almeno un passo verso la tutela delle donne è stato fatto, mentre la comunità LGBTQIA non ha ancora ottenuto risultati e il Ddl Zan, la sua discussione e la presenza in piazza non sono altro che un monumento ai caduti e alle vittime di aggressione fisica e verbale. Una sconfitta o vittoria politica, a seconda delle parti, sulla pelle delle persone.
Femminismo 2021: cosa è andato bene
Finiamo il 2021 in bellezza, con le cose che sono andate bene. Per esempio, oltre a vincere molte medaglie, le Olimpiadi di Tokyo 2020-2021 sono state quelle con più atletə lgbtq+. Nel campo della medicina è iniziata la sperimentazione umana dei vaccini mra contro l‘HIV, mentre nel campo giuridico la Corte di Giustizia europea ha stabilito che i certificati che riconoscono i figli delle coppie same sex sono validi in tutti i Paesi membri dell’UE. In Svizzera e Cile sono stati legalizzati i matrimoni egualitari. Infine, oltre i confini italiani, sono state messe fuori legge le terapie di conversione.
E in Italia? Refuge non chiude a Roma e anzi hanno aperto altre cade rifugio, come Casa Marcella o, prossimamente Casa Tondelli (2022). Si deve anche ricordare il successo di persone queer nelle amministrative comunali: 10 consiglieri in 4 comuni. Meno di successo l’esito per le donne (18,6%) e i giovani (6,2%), che sono sotto rappresentatə.
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Articolo di Giorgia Bonamoneta.