Al Festival di Sanremo il ruolo delle donne è sempre stato vacillante. Vallette silenziose e poche conduttrici, la nuova direzione di Sanremo per le donne è la co-conduzione. L’edizione 2021 riuscirà a mettere a tacere quella vocina che ogni anno definisce la competizione canora sessista?
Gioie e dolori di Sanremo:
Parlare del festival della musica di Sanremo è come parlare del nostro paese. Specchio della società, della moda e della politica italiana da 71 edizioni, Sanremo ha cambiato aspetto innumerevoli volte. Eppure riesce a mantenere questo stile pomposo, un po’ vintage, che a noi italiani piace così tanto. A dirlo sono i dati Auditel: Amadeus nel 2020 ha battuto la Prima Serata del Festival di Claudio Baglioni, raggiungendo il record delle ultime 15 edizioni.
La 70ª edizione però è partita con il piede sbagliato, fin dalla famosa conferenza stampa della discordia, nella quale Amadeus ha presentato le sue molteplici vallette con poca fantasia, descrivendole tutte “bellissime” o anche “capaci di stare un passo indietro”, come è accaduto a Francesca Sofia Novello.
Danno fatto, ma un danno da share alti, tanto da confermare Amadeus, volto amatissimo della RAI, alla conduzione dell’edizione 2021. Il circo delle polemiche e delle critica spense presto l’iniziale indignazione. Indignazione, tra l’altro, valida sotto tutti i punti di vista. “Abbiamo assistito a uno spettacolo indecente. È già altamente discutibile che, nel 2020, la conduzione del Festival di Sanremo continui a prevedere la formula del presentatore uomo attorniato da giovani donne con il ruolo esclusivo di ‘vallette’: che tutto questo venga accompagnato, in conferenza stampa, da osservazioni sessiste, è davvero inaccettabile. […] Il servizio pubblico ha il preciso dovere di garantire che il linguaggio pubblico e la sostanza delle cose siano rispettosi della parità di genere“, commentò la senatrice Monica Cirinnà.
Ma tant’è, sono bastate una serie di interviste da parte di Amadeus e di Novello per spiegare il motivo di tali frasi: solo un fraintendimento. Un fraintendimento anche le innumerevoli volte in cui si è commentato più l’aspetto che il valore delle donne a quel tavolo? Chiedo per un’amica.
Il festival del sessismo
Una delle maggiori polemiche che Sanremo deve affrontare ogni anno è quella che ruota intorno alla funzione delle vallette e alla presenza femminile. Non è un aspetto del costume italiano che può essere sottovalutato. Stiamo parlando di rappresentatività, ma soprattutto di pari dignità. Il concetto di valletta sembra riemerso proprio nell’edizione 2020, come una sorta di harem di donne intorno al presentatore.
Per un periodo il palco dell’Ariston è stato effettivamente condotto da presentatrici, Virginia Raffaele, Michelle Hunziker, Maria De Filippi per esempio. Donne bellissima, ma che nessuno si sente in obbligo di presentare con solo questo aggettivo. Ottima presenza sul palco, perfettamente a loro agio, capaci. Insomma, quello che ci si aspettava dopo tante edizioni a conduzione maschile.
Con Amadeus, nella scorsa edizione, era tornato l’incubo vallette, l’uomo circondato da donne silenziose e pronte a sorridere a ogni battuta, mero ornamento della serata.
Alla fine, fortunatamente, è salita sul palco Rula Jebreal, la giornalista italo-palestinese, con il suo monologo contro la violenza sulle donne che ha commosso tutte e tutti.
Presenza femminile al Festival di Sanremo
Giulia Sodi, per Rolling Stone, ha raccolto i dati relativi alle 71 edizioni del festival sulla presenza delle donne. Il primo dato che ci viene fornito è sulle conduttrici: 6 donne su 71 edizioni (+8 se si aggiungono le co-conduttrici), vale a dire l’8,5%. Numeri anche più bassi per le altre categorie, come direttori artistici, di fotografia e tecnici, con una percentuale intorno al 0%. Si può fare molto più di così, Giulia Sodi conclude con “integrazione genere integrazione”. Noi preferiamo parlare di inclusione. Un festival così importante deve essere pensato contro le discriminazioni e non salvato da integrazioni più o meno tardive alla prima critica che viene mossa.
“Ovviamente sono tutte molto belle“, dice Amadeus. Lo sono, Sanremo è anche questo: un palcoscenico dove si indossano abiti alla moda e si fa un po’ di pubblicità alla propria carriera. Ma davvero il festival non è in grado di traghettare un messaggio di inclusione?
Non ci sono dubbi che sarebbe in grado di cogliere le istanze delle moderne correnti, per una rappresentatività che non escluda nessuno, che non discrimini. Sarebbe in grado, ma la formula uomo+vallette funziona bene. Perché cambiare un prodotto che funziona?
Festival di Sanremo: prima serata
L’edizione 2021 del Festival di Sanremo sembra voler imparare dagli errori del passato e presentare tante co-conduttrici e donne sul palco. Per la prima serata l’attrice Matilda De Angelis ha conquistato il palco e il pubblico. Ottima presenza, ma soprattutto tanta simpatia. Non mancano le critiche sul monologo a tema amore, che vede come sfondo la fotografia simbolo della fine della guerra, del fotografo Alfred Eisenstaedt. Monologo sull’amore sì, ma la foto non è di una coppia o di un bacio romantico: rappresenta invece un soldato brillo che afferra una donna che non conosce e la bacia.
Alla fine possiamo dire addio alla parentesi “vallette” e inaugurare quella delle co-conduttrici? Magari l’anno prossimo sarà il tempo delle conduttrici.
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Articolo di Giorgia Bonamoneta