“Signore e Signori, benvenuti al Casinò di Sanremo per un’eccezionale serata organizzata dalla Rai, una serata della canzone con l’orchestra di Cinico Angelini”. Con queste parole, il 29 gennaio del 1951 prese il via la prima, storica edizione del Festival di Sanremo. A fare gli onori di casa, Nunzio Filogamo, che tornerà anche i tre anni successivi. Sede del debutto, fu il Salone delle Feste del Casinò di Sanremo. La costruzione dell’iconico Teatro Ariston, che ospiterà la competizione canora dal 1977, iniziò soltanto nel 1953,.

Contrariamente a quanto si possa pensare, l’esordio non fu semplice. I quotidiani dell’epoca dedicarono qualche trafiletto poco convinto alla notizia, certi che la kermesse non avrebbe ottenuto attenzione. D’altronde, il percorso verso il Festival era stato travagliato sin dall’inizio. Già nel 1932, la Città dei Fiori ne aveva accolto un precursore, incentrato però sulla musica napoletana, chiamato Festival partenopeo di canti, tradizioni e costumi, catturato dalle cineprese del regime. Nel dopoguerra, il Comitato di Liberazione Nazionale incaricò il fioricoltore sanremese Amilcare Rambaldi di organizzare una copia dell’evento, ma Viareggio batté sul tempo la cittadina ligure, dando vita ad un concorso canoro per movimentare la stagione balneare, che ricevette un riscontro molto positivo, ma non arrivò oltre la seconda replica a causa della mancanza di fondi. Poi, nel 1951, Sanremo riprese l’idea originale.

Festival di Sanremo: cantanti in gara e dettagli della prima edizione

Nilla Pizzi, vincitrice della prima edizione del Festival di Sanremo

I brani presentati furono venti, interpretati da tre concorrenti: Nilla Pizzi, Achille Togliani e il Duo Fasano. A spuntarla fu Nilla Pizzi, con Grazie dei Fiori, pezzo composto dal maestro Saverio Seracini. Una scelta più che adatta, considerando la location del Festival. La cantante bolognese guadagnò anche il secondo posto, in coppia con Togliani. La Pizzi è, tuttora, detentrice di un record legato a Sanremo: nel 1952, infatti farà ritorno, conquistando il podio intero, con Vola colomba, Papaveri e papere e Una donna prega.

La manifestazione, allora, si svolgeva in modo molto diverso, rispetto ai giorni nostri. Gli artisti si esibivano sul palcoscenico, mentre i camerieri si occupavano di portare cibo e bevande al pubblico, seduto tra i tavolini della sala: un vero e proprio café chantant. Durante le prime due serate, vennero presentate le canzoni, e il parterre votò quali tra loro meritassero la finale. Alcune hostess raccolsero le preferenze degli spettatori, attraverso schede riposte in varie urne. Il meccanismo faticò ad ingranare: già dalla seconda serata fu complicato trovare persone disposte ad assistere allo spettacolo, nonostante il biglietto d’ingresso non avesse un costo elevato (solo 500 lire). Il Festival venne comunque passato in radio, e fu proprio questa la svolta. Gli ascoltatori apprezzarono la novità e parteciparono con entusiasmo, accrescendone la fama. Dal 1952, autori ed editori iniziarono a sgomitare per garantirsi l’ammissione alla competizione. Dal 1955, infine, la RAI prese a trasmettere il Festival di Sanremo, assicurandone la consacrazione definitiva.

Il Festival, specchio dell’Italia e della sua storia

Da quel lontano 1951, il Festival di Sanremo è uno specchio fedele della società. Se Grazie dei fiori e Vola colomba erano simboli di ricostruzione dopo gli anni di guerra, nei decenni successivi l’avvicendarsi di temi, voci, storie e persone sul prestigioso palco hanno continuato a raccontare il nostro Paese, dal boom economico agli anni di piombo, attraverso crisi, momenti memorabili e polemiche. Alcune canzoni sono dei classici intramontabili, conosciute ed apprezzate trasversalmente da ogni generazione; altre, invece, sono esplose, ma non hanno retto la prova del tempo. In ogni caso, entrare nella lizza dei contendenti rimane un onore al quale tutti i musicisti nostrani aspirano, nella speranza di mettere le mani sul Leone di Sanremo.

Anche nell’era social, la manifestazione non ha perso il suo smalto. Al contrario, ha saputo evolversi e adeguarsi al nuovo pubblico. Grazie alle ultime conduzioni, il Festival si è scrollato di dosso la colte di polvere che sembrava averne appannato l’appeal, diventando un’occasione di scambio di opinioni, battute, considerazioni e, perché no, anche meme. Trascinato dal clamoroso exploit del FantaSanremo, ormai un vero e proprio fenomeno nazionale, lo show splende più che mai. Gli italiani aspettano trepidanti la prima settimana di febbraio, pronti ad ascoltare i propri beniamini e a sperare che facciano guadagnare loro dei punti bonus. La storia del Festival è la storia dell’Italia e nessuno, neanche il più accanito dei detrattori, può restare del tutto indifferente all’Ariston e al suo fascino. Perché Sanremo è Sanremo.

Federica Checchia

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