Filastrocca di Ferragosto, i bellissimi versi di Gianni Rodari dedicati a quei bambini rimasti in città; nello spazio dedicato alla Letteratura per l’Infanzia, in occasione del 15 Agosto, la sensibilità del pedagogista e scrittore di Omegna che insegna al suo piccolo pubblico non solo a utilizzare la fantasia come strumento supremo ma, soprattutto, a non retrocedere o abbattersi davanti alle ingiustizie e le incombenze dell’esistenza.

Filastrocca di Ferragosto, Gianni Rodari e l’auspicio dell’uguaglianza sociale

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La Filastrocca di Ferragosto di Gianni Rodari non è un semplice componimento ludico o divertente, come spesso può sembrare, in parvenza, la poetica del pedagogista di Omegna. Come ogni poesia dell’autore racchiude un insegnamento concreto. Per Rodari, ogni bambino è in grado di comprendere il mondo adulto; nessun fanciullo ha bisogno di spiegazioni, circa le cose del mondo, poiché concepisce quello stesso universo adulto che, i grandi, sono portati a celare al mondo infantile. Rodari parla di morte, povertà, ingiustizia come se stesse parlando a un suo simile. In Filastrocca di Ferragosto propone un tema che, di solito, si cerca di nascondere ai bambini; l’ingiustizia, l’uguaglianza che in fondo non esiste o, peggio, la povertà:

Filastrocca vola e va
dal bambino rimasto in città.
Chi va al mare ha vita serena
e fa i castelli con la rena,
chi va ai monti fa le scalate
e prende la doccia alle cascate…
E chi quattrini non ne ha?
Solo, solo resta in città:
si sdrai al sole sul marciapide,
se non c’è un vigile che lo vede,
e i suoi battelli sottomarini
fanno vela nei tombini.
Quando divento Presidente
faccio un decreto a tutta la gente;
“Ordinanza numero uno:
in città non resta nessuno;
ordinanza che viene poi,
tutti al mare, paghiamo noi,
inoltre le Alpi e gli Appennini
sono donati a tutti i bambini.
Chi non rispetta il decretato
va in prigione difilato.

Il tono della filastrocca appare scanzonato, semplice, ritmico. La cadenza riporta a un fare ludico tipico della poetica di Rodari, eppure questo componimento nasconde un piccolo spaccato di attualità; una semplice filastrocca dedicata al momento delle vacanze estive dove tutti sembrano divertirsi, ed è quasi dato per scontato dalla società che in qualsiasi festività o celebrazione, chiunque sia in compagnia o impegnato a svagarsi.

Eppure, in Filastrocca di Ferragosto, la sensibilità di Gianni Rodari sorprende, come in ogni sua opera; i versi si riferiscono a tutti quei bambini poco abbienti, costretti a trascorrere il Ferragosto in città. Con delicatezza, Rodari comunica un risvolto sociale poco cantato, spesso nascosto anche per vergogna. La povertà che impedisce di viaggiare e possedere ma che, di certo, non impedisce l’utilizzo della fantasia. Con il lessico allegro e il ritmo scanzonato che contraddistingue le sue strofe, utilizza l’immaginazione; immagina i bambini in città che si divertono, facendo correre nell’acqua dei tombini dei battelli adibiti a sottomarini.

La fotografia poetica di una situazione sempre attuale

Il poeta auspica una nuova legge che promulgherà quando diverrà Presidente; per tutti i bambini sarà obbligatorio trascorrere le vacanze al mare o in montagna, d’estate. Chi non rispetterà il decreto, avrà una pena terribile: la prigione immediata. Una situazione abbastanza attuale che Rodari indora con la giovialità tipica delle sue opere. Nel terzultimo verso, il poeta usa il verbo emblematico, donare; Rodari dice di voler donare le Alpi e gli Appennini a tutti i bimbi, ma quello che cela il suo messaggio è ben più concreto.

La vita poetica, e non, di Rodari è stata uno spendersi per i fanciulli, e quello che auspicava per quest’ultimi era il dono della felicità, della giustizia sociale e delle pari opportunità per tutti i bambini. Ecco che con la sua sensibilità riesce a incastonare in una fotografia poetica una situazione attuale, ancora non debellata, considerata dalla maggioranza una consuetudine; le vacanze che non sono concesse o dovute a tutti. Una sconfitta sociale, e anche politica, se un bambino è messo nelle condizioni di esser considerato – o sentirsi – differente da un altro.

Stella Grillo

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