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Final Fantasy Pixel Remaster I-VI Collection Recensione: giocateli, tutti

La collection dei Final Fantasy Pixel Remaster da I-VI l’ho voluta assaporare con molta calma. Li ho rigiocati tutti, dal primo al sesto, provando le opzioni che permettono di mitigare la difficoltà e valutando quanto e se snaturassero l’esperienza. Osservando con occhio attento la grafica rimasterizzata e ascoltando le colonne sonore, i sound effect che hanno fatto la storia del videogioco. Il verdetto non poteva che essere positivo, con un solo dubbio: a chi è diretta questa collezione?

FINAL FANTASY PIXEL REMASTER I-VI COLLECTION RECENSIONE | TESTATO SU PS5 (codice retrocompatibile da PS4)

Final Fantasy Pixel Remaster I-VI Collection Recensione

(Disponibile anche su: Microsoft Windows, Nintendo Switch)

VOTO: 8.5 

+I sei storici capitoli “prima del 3D” in un unico pacchetto
+La versione migliore e più “storicamente accurata” di ciascun episodio
+Tante opzioni aggiuntive per personalizzare esperienza e livelli di difficoltà

-Sono i Final Fantasy originali, i più “lenti” e meno ritmati di tutti.

Final Fantasy Pixel Remaster I-VI Colllection Recensione, “The world is veiled in darkness”

Final Fantasy Pixel Remaster I-VI Collection Recensione

“The world is veiled in darkness. Wind stops, sea is wild, and earth begins to rot. People wait, ‘When the world is in darkness After a long journey, four young warriors arrive, each holding an ORB.’”. 

Per chi non la conoscesse, questa è l’introduzione al primissimo Final Fantasy, quello da cui tutto è iniziato e che avrebbe potuto essere “la fantasia finale” dei suoi creatori, qualora non avesse venduto abbastanza. Ovviamente così non è stato, dato che a brevissimo, il 22 giugno, potremo mettere le mani sul sedicesimo episodio. Quello che rivoluzionerà per sempre, si spera in positivo, la saga passando dal GDR all’Action GDR. 

Per questo, come anticipavo nell’introduzione, mi è sorto un solo dubbio giocando a Final Fantasy Pixel Remaster I-VI Collection: a chi è diretto questo pacchetto? Con quali giocatori in mente è stato progettato, denso di storia e con l’aspetto pixellato che i veterani non vedevano, con queste risoluzioni e questa pulizia grafica, da parecchio tempo sui loro schermi? 

La domanda è meno banale di quanto possiate pensare ed è pertinente alla valutazione finale. Non posso certo mettere un voto a Final Fantasy 1, o al 2, al 3, nè al 4 al 5 o al 6. Questa analisi può e deve, invece, concentrarsi sulla trasposizione tecnica, sulle interfacce utente e i menù densi di opzioni inedite. Perciò, indirettamente, sul destinatario ideale di tali funzioni e opzioni sopraggiunte con la Pixel Remaster. Che per onore di cronaca, vi ricordo non essere stata pubblicata per la prima volta con questa edizione, che è solo un raggruppamento di sei episodi rilasciati con il contagocce fino a oggi da un annetto o poco più. Peraltro, solo su PC, facendo della collection in oggetto alla recensione “la prima volta” solo su console (Playstation e Nintendo Switch). 

Parlando di prime volte, per esempio, cosa dire agli appassionati che dovessero approcciare Final Fantasy con questa collezione? Di certo di non aspettarsi titoli moderni, perché al netto della grande preveggenza di Square e dei padri di Final Fantasy Yoshitaka Amano, Naoki Yoshida e Tetsuya Nomura, giusto per fare tre nomi piccini, i giochi dal primo al sesto sentono ovviamente il peso degli anni. Turni a parte, sono proprio le meccaniche ludiche di esplorazione, incontri casuali, necessità di grinding e strategie presenti, ma ridotte all’osso in certi casi a pesare su chi non avesse mai toccato un Final Fantasy. Cosa difficile, ma non impossibile. 

In tal senso aiutano moltissimo le opzioni di mitigamento della difficoltà, operate indirettamente e con rispetto della fonte originale. Non toccano cioè i giochi privandoli delle loro identità d’autore e d’annata, ma possono far digerire le anzianità con espedienti già visti su JRPG più moderni, come ad esempio Bravely Default II (di cui potete leggere QUI la nostra recensione). Per esempio, riducendo o annullando del tutto la frequenza degli incontri casuali con i mostri nella mappa. Oppure, implementando moltiplicatori di esperienza o oggetti ottenuti, in modo da eliminare la necessità di grinding. Meno indolori, ma comprensibili e utili per alcuni tipi di giocatore, i modificatori sempre percentuali dei danni inflitti o subiti. 

Se avete proprio fretta di arrivare a fine gioco, insomma, ci sono moltissimi modi per farlo senza sudare. Che non è l’unica lettura di queste opzioni, anzi. Personalmente, vedo questi menù più come dei quality of life opzionali, alcuni dei quali non si può nemmeno più dire che “riducano la difficoltà” del gioco. Semplicemente, limano gli spigoli affilati che il tempo ha indurito. Impedendo che giocatori di ritorno o neofiti possano pungersi con feature normali per l’epoca, per allungare la permanenza in gioco o per fornire uno spessore che altri aspetti, come trama o grafica, non potevano fornire per limiti tecnici o produttivi. Ma oggi non funziona più così.

In conclusione: non solo per appassionati 

Ho infine tratto la mia conclusione, dopo tanto giocare e tanto commuovermi per il tempo trascorso dalle release originali (alcune delle quali non ho nemmeno vissuto in prima persona, recuperando il gioco con l’età della ragione). La collezione non è affatto un’ “esca di nostalgia” per utenti attempati e desiderosi di rivivere i loro videogiochi preferiti con l’originale aspetto 8-bit e le musichette graffianti (che volendo possono essere sostituite con quelle rimasterizzate, per dire). 

Spero che questa recensione di Final Fantasy Pixel Remaster Collection I-VI convinca anzi proprio i neofiti a dare una chance alla storia dei JRPG. Sfruttando i menù quality of life, volendo, o anche no: soffrendo, però, un pochino di più. In ogni caso, riscoprendo il piacere di sei episodi senza i quali oggi il mondo dei videogiochi sarebbe un po’ meno “fantasioso”.

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