Quando si parla di continuità di progetto si intende un percorso che vede crescere insieme staff, allenatore e giocatori. Spesso, però, per questioni di bilancio, spogliatoio o ambizioni, qualcuno può abbandonare (volontariamente o su invito) la nave. Una circostanza che a Napoli ha sempre coinvolto un grande giocatore (abbondantemente rimpiazzato ogni volta) e che, invece, quest’anno ha interessato esclusivamente la panchina.
Il Napoli perde nel gioco ma vince in solidità
La sensazione si ha da quando è andato via Sarri e arrivato “Carletto”, questo Napoli non esprime più quel gioco e quel predominio sul campo che lo ha contraddistinto fino alla precedente stagione, eppure appare allo stesso tempo meno fragile.
Non si guardano i singoli risultati ma l’andatura della squadra da inizio campionato, contraddistinta da 9 vittorie, 1 pareggio e 2 sconfitte, 26 gol fatti e 13 subiti. Dati che, se presi così, non rispecchiano il reale valore della squadra. Non emerge, infatti, un elemento più che rilevante, ovverosia che, quasi sempre, quando il Napoli ha subito gol all’avvio della ripresa è riuscito a ribaltare ogni pronostico e a portare i casa i 3 punti. C’è riuscito a Genova, con un’incredibile rimonta per 1-2, si è imposta Torino, dopo il momentaneo 1-1 (partita conclusasi per 1-3 in favore del Napoli) così come contro il Milan (addirittura da 0-2 a 3-2). In altre occasioni la squadra di Ancelotti non è riuscita a portare a casa il punteggio pieno ma ha dimostrato una solidità e un predominio spaventosi, come la partita contro la Roma, finita sul risultato di 1-1 ma con una prestazione eccezionale dei padroni di casa.
Il Napoli ha capito che i giocatori devono conoscersi a memoria

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Al termine del mercato estivo, quasi tutti i tifosi del Napoli sono rimasti increduli per la “pessima” campagna acquisti del club. Con l’arrivo di Ancelotti chiunque sentiva nell’aria il profumo dei grandi giocatori, nessuno, al contrario, si sarebbe aspettato l’arrivo del solo Ruiz (come possibile rinforzo titolare).
Eppure, in una delle prime conferenze stampa, Ancelotti si è sentito in dovere di esaltare il mercato del Napoli, perché al mancato arrivo di Top Player lo stesso ha replicato che il Napoli di Top Player ne ha più di uno e che l’importante era tenerli tutti.
Così è stato e, ad oggi, il Napoli è una delle poche squadre che ha investito meno nel mercato estivo così come una delle poche che ha ceduto meno. Scelta opinabile magari ma che attualmente sta dando i suoi frutti. Far giocare insieme persone che si conoscono da anni ormai, puntellando la rosa e senza cedere i migliori ha portato Ancelotti ad essere al secondo posto non a caso. Un percorso simile fu quello avvenuto alla Juve nel passaggio Conte-Allegri, anche se in quel di Torino gli investimenti si fanno sentire ogni anno.
Forse quel giocatore in più avrebbe fatto la differenza
Il Napoli ha scelto di seguire una politica diametralmente opposta a quella di Juventus, Inter, Milan e Roma (ad inizio stagione tutte potenziali concorrenti per i primi posti).
Delle citate, però, non è un caso se quelle che stanno avendo più difficoltà sono le ultime due. Il Milan ha iniziato a ristrutturazione tale che è più che fisiologico dover attendere qualche anno, la Roma, invece, ha inspiegabilmente deciso di invertire la rotta intrapreso negli ultimi anni e ha deciso di vendere tre dei suoi migliori giocatori (tra i quali quel Nainggolan che all’Inter ha ritrovato Spalletti) per iniziare a seguire una linea più “verde”.
L’unico club che ha investito principalmente nel presente è stato l’Inter, che ha creato un vero e proprio “instant team” che forse non riuscirà ad impensierire la Juventus ma magari il Napoli sì.
Ed è qui che si solleva il primo dubbio sule scelte di Aurelio De Laurentiis, di non accontentare la piazza napoletana, riportando a casa un grande bomber come Edison Cavani.
Cavani potrebbe essere il vero rimpianto della stagione, perché se da un lato è vero quel che dice il patron del Napoli, ossia che l’ingaggio del Matador peserebbe e non poco, è anche vero che il Napoli avrebbe riavuto quella prima punta capace di fare realmente la differenza, specie nel gioco di Ancelotti.
Milik e Mertens sono ottime prime punte ma se la prima (arrivata dopo la cessione di Higuain) non riesce ancora ad esprimesi al meglio, la seconda (esplosa proprio con Sarri e il contestuale infortunio di Milik) non incardina il gioco di Ancelotti (che comunque non potrebbe privarsi del piccolo belga).
Ciò che sarebbe servito, oggi più che mai, a questo Napoli era proprio Cavani. Quella prima punta in grado di buttare in rete gli oltre trenta cross lanciati contro la Roma (ad esempio) e, magari, capace di alzare il livello dello stesso club, molto probabilmente ancor più vicino a una Juventus sulla carta fin troppo forte per essere eguagliata.
FRANCESCO FIORAVANTI