Francesca Caccini, la musica del 600 e la forza delle donne

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Di Stefano Delle Cave

Nello spazio di LetteralMente Donna, di oggi, una donna che ha saputo distinguersi nella musica, nonostante i limiti di genere del suo tempo, diventando un eccezionale compositrice. Il suo nome è Francesca Caccini e questa è la sua storia

Francesca Caccini, le donne nella musica e le limitazioni di genere

LetteralMente Donna è dedicata a Francesca Caccini, fonte zenart.it
Francesca Caccini, fonte zenart.it

“Le virtuose soprattutto formavano il vanto di Pitti: non v’era gusto maggiore, che quello di udire una di queste leggiadre artiste… la Caccini fu veramente la regina delle cantanti medicee, segnalandosi non solo per l’angelica voce e la scuola eccezionale, ma per il suo genio che doveva assegnarle un posto nella schiera non troppo numerosa delle compositrici italiane”. È quanto scrisse Maria Giovanna Masera, come riportato da Enciclopedia delle donne, su Francesca Caccini il cui genio e il talento fu riconosciuto anche dai grandi musicisti della sua epoca come Claudio Monteverdi, che ne riconobbe il genio nel canto e nel suonare strumenti musicali come liuto, chitarra e clavicembalo.

Un fatto non da poco se si pensa che le donne vissute tra il 500′ e il 600′ come la Caccini potevano apprendere la musica solo in convento o perchè appartenenti ad una famiglia di musicisti e seguire la loro passione quasi sempre per il solo divertimento.

Scrive infatti Patricia Adkins Chiti, come riportato da Enciclopedia delle donne, che “Nei primi secoli di vita della chiesa cristiana, le donne furono parte attiva nelle cerimonie, ma in seguito le autorità religiose si opposero all’utilizzazione delle voci femminili. Con la costruzione di chiese, basiliche e monasteri la musica divenne una pratica esclusiva dei monaci e dei musicisti di professione. Le suore cantavano all’interno dei loro conventi e nei secoli successivi incrementarono le attività musicali fino ad incorrere in una serie di misure restrittive attuate da numerosi papi”. Un fatto limitante rispetto agli uomini che potevano diventare, all’epoca della Caccini, maestri di cappella o di corte.

Un talento precoce

Il nascere in una famiglia di cantanti e musicisti, il padre Giulio era musico alla corte dei Medici e compositore, permise a Francesca Caccini di immergersi a pieno nel mondo della musica e di distinguersi a soli 13 anni quando si esibì in pubblico per la prima volta nel Concerto Caccini formato dal padre, dalla madre e dalla sorella durante le nozze tra Maria dei Medici ed Enrico IV di Francia. Questi ammaliato dal suo talento , cercò invano di farla rimanere presso la sua corte ma il granduca di Toscana le negò il permesso facendola rimanere presso i Medici. Alla corte medicea la Caccini si distinse negli anni seguenti come compositrice di balletti, madrigali e opere diventando nel 1614 la musicista più pagata di corte con la somma di venti scudi nonché un’ottima insegnante di musica.

A corte fu molto importante la collaborazione con Michelangelo Buonaroti, pronipote del famoso pittore, autore di alcuni testi delle sue opere e che secondo alcuni fu vero amore. A lui la Caccini confidò il suo amore per la musica e la grande cura per le sue rappresentazioni tanto che nelle sue lettere gli scrisse: “Non mi sono scordata del debito ch’io aveva di scrivere a V.S. ma si bene sono stata impedita da infinite occupazioni le quali mai non lascerebbono me s’io talvolta non le fuggissi. […] Basta che in me prima mancherà la vita e il desiderio di studiare e l’affetto che ho sempre portato alla virtù perché questa vale più d’ogni tesoro e d’ogni grandezza”.

Le opere pervenuteci

Della Caccini, che dopo la morte cadde nel dimenticatoio per poi essere scoperta nei secoli successivi, ci resta innanzitutto il melodramma comico “La liberazione di Ruggiero dall’isola d’Alcina” scritto su libretto di Ferdinando Sarcinelli e tratto da un episodio dell’ “Orlando furioso” di Ludovico Ariosto. Composta nel 1625 per il principe ereditario di Polonia Ladislao Sigismondo è la prima opera lirica realizzata da una donna nonché la prima opera di un’autrice ad essere rappresentata all’estero. Ad esserci pervenuto è inoltre un volume intitolato “Il Primo Libro delle Musiche a una e due voci” scritto dalla Caccini che contiene 36 pezzi. Si tratta solo di una piccola parte delle canzoni che la Caccini scrisse per essere rappresentate in pubblico o a fini didattici.

Stefano Delle Cave

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