Ludovico Ariosto, il più grande poeta del Rinascimento Italiano

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Di Redazione Metropolitan

Ludovico Ariosto è tante cose. È un poeta, un commediografo, un funzionario e un diplomatico italiano. È considerato nella storia della letteratura italiana ed europea uno degli autori più celebri ed influenti del Rinascimento ed è ritenuto, l’iniziatore della commedia “regolare”. Nasceva oggi questa figura fondamentale della storia della letteratura italiana.

Ludovico Ariosto, un letterato che non aveva tempo di scrivere

Ritratto d'uomo detto l'Ariosto, 1510 circa, olio su tela di Tiziano Vecellio conservato alla National Gallery di Londra.
Ritratto d’uomo detto l’Ariosto, 1510 circa, olio su tela di Tiziano Vecellio conservato alla National Gallery di Londra.

Ludovico Ariosto nasce a Reggio Emilia l’8 Settembre del 1474. Con la famiglia si trasferisce a Ferrara dieci anni dopo per seguire il padre, il Conte Niccolò Ariosto, appartenente alla nobile famiglia degli Ariosti che lavora alla Corte degli Estensi. Abbandona ben presto gli studi di legge per seguire l’interesse che nutre da sempre verso lo studio delle lettere e della poesia. A soli diciannove anni compone la “Tragedia di Tisbe”, andata perduta. 

Alla morte del padre, nel 1500, la vita di Ariosto cambia radicalmente. In qualità di primogenito, il giovane si trova a dover provvedere al mantenimento della famiglia ed è costretto perciò ad abbandonare gli studi e diventare, come il padre, uomo di Corte al servizio dei Duchi d’Este. Ariosto vive un conflitto tra l’attività intellettuale e le condizioni imposte dalla vita cortigiana. Diventa chierico, con gli ordini minori e questo gli permette di aspirare ai benefici ecclesiastici, senza intraprendere una carriera ecclesiastica vera e propria, ed ottenere col tempo una relativa libertà di movimento.

Gli ultimi anni della vita di Ariosto sono dedicati alla revisione e all’ampliamento del suo capolavoro, “l’Orlando Furioso”, la cui edizione definitiva esce a Ferrara nell’ottobre del 1532. Si ammala di enterite e muore per complicazioni polmonari il 6 luglio del 1533.

Le opere più importanti

Nei primi anni del ‘500, Ariosto inizia la stesura del suo capolavoro, “l’Orlando Furioso”. La la prima edizione esce nel 1516. Scrive e mette in scena nel teatro di corte due commedie in prosa, che rappresentano i primi importanti esperimenti, che faranno da modello, di teatro volgare: “Cassaria” e “I Suppositi”. Nel 1517 riesce a cambiare incarico e ad andare al servizio del Duca Alfonso che gli concede maggior tempo libero per dedicarsi alla letteratura. Inizia la produzione delle “Satire” che scandiscono diversi momenti della vita di Ariosto fino al 1525 e che vengono pubblicate postume.

Nel 1520 riesce a portare a termine la sua terza commedia “Il Negromante”. Stavolta il componimento non è più in prosa ma in versi. Ariosto si dedica anche alla poesia volgare componendo “Le Rime”, scritte in vari momenti della sua vita, che raccolgono sonetti, madrigali, canzoni, su temi vari ed a volte anche su motivi autobiografici.

L’Orlando Furioso, la gelosia folle per un amore non corrisposto

L’Orlando furioso si presenta come la conseguenza de “L’Orlando innamorato” di Matteo Maria Boiardo e, più in generale, del ciclo bretone e del ciclo carolingio. La trama, molto articolata e stratificata, ruota attorno a tre filoni principali: gli amori di Orlando, Angelica e Rinaldo, la guerra tra l’esercito cristiano di Carlo Magno e i Mori. Sulla vicenda principale si innestano una molteplicità di vicende secondarie. La tematica sentimentale è spesso intrecciata con quella militare, tanto da condizionare in più occasioni lo sviluppo delle battaglie e i duelli tra i singoli cavalieri. 

Tutto ha inizio durante l’assedio di Parigi. Angelica, ambita sia da Orlando che da Rinaldo, è affidata da Re Carlo a Namo di Baviera, con la promessa di darla in sposa a chi si dimostrerà più valoroso nello sconfiggere i mori. La fanciulla riesce però a fuggire, inseguita da molti guerrieri di entrambi gli schieramenti. La ragazza, dopo alcune traversie, incontra un giovane fante saraceno ferito, il bellissimo Medoro, di cui si innamora e con il quale fugge in Catai. Orlando, giungendo in seguito nel bosco sui cui alberi la coppia aveva inciso scritte che celebravano il loro amore, impazzisce e si dà alla devastazione di tutto ciò che incontra. Da qui parte la storia. 

Il personaggio Orlando abbandona le tradizionali vesti eroiche e rivela fino in fondo la sua vulnerabilità, la sua umanità. Sperimenta la forza dell’amore e il tormento della gelosia, sentimenti capaci di stravolgere un essere umano fino al punto di farlo impazzire. Un tema che oggi, in un epoca in cui ogni giorno ci sono notizie di storie di amori malati e non sani, che culminano nella violenza più bieca, è più che mai attuale.

Costante, nel poema, è anche la ricerca dell’equilibrio e dell’armonia, valori tipicamente rinascimentali da cui traspare pure la visione del mondo di Ariosto e la sua ricerca. Il processo di revisione del poema impegnò Ariosto per tutta la vita.

Ilaria Festa

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