Francesco Bianconi, classe 1975, cofondatore e frontman della band toscana dei Baustelle, è uno dei più apprezzati cantautori del panorama musicale italiano. Il caratteristico modo di comporre è molto personale e riconoscibilissimo, ed oltre a scrivere i pezzi per i Baustelle e per se stesso, ha collaborato anche tantissimi altri musicisti. Ripercorriamo i successi della band attiva dal 1997.
Chi è Francesco Bianconi
Frequenta il Liceo Scientifico “Antonio da Sangallo” a Montepulciano, dove è nato. Al termine delle scuole superiori si traferisce a Siena per gli studi universitari. A metà anni novanta forma con Claudio Brasini, Rachele Bastreghi, Mirko Cappelli, Michele Angiolini e Fabrizio Massara i Baustelle. Francesco Bianconi scrive fin da subito tutti i successi dei Baustelle: dai primi album “Sussidiario illustrato della giovinezza” del 2000, “La moda del lento” del 2003, “La malavita” del 2005 e l’acclamatissimo “Amen” del 2008. Realizza la colonna sonora del film “Giulia non esce la sera” di Giuseppe Piccioni e nel 2010 e nel 2013 la band pubblica altri due album che hanno raggiunto il disco d’oro nelle vendite, ovvero “I mistici dell’occidente” e “Fantasma“. Consolida il suo cantautorato negli ultimi successi dei Baustelle: “L’amore e la violenza” del 2017 e “L’amore e la violenza – Vol.2” dell’anno successivo.
I Successi dei Baustelle
Ogni canzone di questo gruppo indie rock apre un mondo interiore. Di seguito una selezione dei brani che, ascoltandoli oggi, mi emozionano ancora come la prima volta.
Gomma
Bianconi racconta i dettagli dell’adolescenza provinciale, più formativa rispetto alla scuola e alla famiglia. Una formazione fatta solo di esperienze reali, pazzia, curiosità, paura e umana debolezza nell’approcciarsi con le cose dei grandi. Quando si ascolta questo pezzo sembra di non essere mai cresciuti, di essere rimasti eterni adolescenti e nel profondo ritorna quel ragazzo che eravamo ieri, magari proprio per il tempo di una canzone.
La guerra è finita
Questa canzone descrive il suicidio di una ragazza e la sensazione di vuoto che lascia in coloro che la conoscevano. Racconta la rabbia che gli amici provano per la scelta di togliersi la vita: non aveva problemi particolari, ma era mossa solo dall’insofferenza verso la sciagurata esistenza che stava conducendo fatta di risse, droghe e furti. Alla fine si uccide solo perché è una stronza egoista, che non pensa ai propri genitori devastati dalla sua perdita, ma essendo “viziata ed insensibile”, riesce a pensare solo a se stessa. Decide di andarsene con un gesto teatrale scrivendo un egocentrico “la guerra è finita”, una beffa in confronto alle vere guerre che continuano ad essere combattute ogni giorno nel mondo.
Il testo cerca di giustificare la ragazza, racconta quel senso di inadeguatezza e frustrazione, quella tendenza ad ingigantire i problemi quotidiani e quell’egocentrismo tipico degli adolescenti: troppo grandi per essere bambini e troppo piccoli per essere uomini.
Come tutte le ragazze di 16 anni, anche la protagonista, è “emotivamente instabile”, forse depressa e non riesce a vedere le cose in modo positivo, tanto che arriva a pensare che non le importa niente del mondo che la circonda, ma le interessa solo che la sua guerra interiore finisca per sempre.
Piangi Roma
Questo brano è accompagnato dalla straordinaria partecipazione di Valeria Golino. Il testo è qualcosa di sensazionale e molte frasi evocano un’apocalisse imminente: un nuovo Diluvio Universale. Oltre alla paura, allo stesso tempo, i testi evocativi trasmettono un significato legato alla forza e al coraggio dell’uomo nel cercare di superare il dolore. Piangi Roma è un omaggio della band toscana alla capitale italiana ed al cinema. E’ inclusa nella colonna sonora del film “Giulia non esce la sera” di Giuseppe Piccioni, di cui è protagonista la stessa Valeria Golino.
Reclame
Nonostante sembri il brano più allegro e movimentato del disco “La moda del lento”, è denso di significati simbolici e similitudini. Francesco Bianconi paragona la dipendenza da una donna a quella data dalla nicotina. Nel testo sono elencate tutte una serie di marche di sigarette e gli effetti nocivi del fumo sono paragonati a quelli di un amore profondamente legato al dolore.
Martina
In ordine cronologico è la prima figura femminile ad entrare in scena nel metaforico palcoscenico musicale messo in piedi da Bianconi. Più che con una donna reale si ha a che fare con una sorta di archetipo che vede la figura femminile come un soggetto ambivalente. Se da un lato la donna è vista come fonte inesauribile di dolcezza; dall’altro, invece, è vissuta come un inaspettato calvario. Tale ambivalenza sembra richiamare figure mitologiche come Medusa, donna bellissima e al tempo stesso letale. La stridente commistione tra stati mentali tanto intensi quanto inconciliabili che la donna evoca, è resa molto bene dalla base strumentale che alterna delicati arpeggi a violente rasoiate di accordi.
Charlie fa surf
Non potevo chiudere l’articolo senza parlare di questo brano. Ispirato all’opera dell’artista Maurizio Cattelan, Charlie Don’t Surf, che consiste in un manichino di un bambino che siede su un banco di scuola con due matite conficcate nelle mani, Bianconi ha spiegato che il testo della canzone si può interpretare in due modi: il primo si tratta di un canto rock and roll di ribellione adolescenziale con un chiaro riferimento alla mazza da baseball di cui parlano i Ramones nella loro “Beat on the Brat”.
Il secondo è una critica agli adolescenti di oggi, che pensano di essere alternativi e diversi identificandosi in certi generi musicali, stili o mode del momento, ma in realtà finiscono con l’omologarsi ed essere tutti uguali. Il cantautore ha definito i ragazzi di oggi come un “esercito di piccoli ribelli inquadrati in un anticonformismo di massa. Dei piccoli cristi caricaturali, vittime di una società vuota, senza valori, che li vuole tutti uguali anche nel momento della trasgressione. In questo brano li prendo un po’ in giro ma un po’ li compatisco anche: la loro trasgressione è falsa e serve soltanto a tenerli a bada e ad omologarli.” Il brano non è stato scritti ieri, ma nel 2008!
Alessandro Carugini