Ci lasciava il 4 dicembre del 1993 Frank Zappa, uno fra i più grandi e poliedrici musicisti di sempre. Ma chi era Frank Zappa? E come definire il suo genere? È impossibile rispondere su due piedi a queste domande ed è impossibile capirlo al primo ascolto. Per questo, abbiamo preparato un breve itinerario per introdurvi nel magico, geniale e scuoti-sistema mondo di Frank Zappa.

Frank Zappa e i Mothers of invention: “Freak out!”

Per avventurarsi nella giungla dei suoni di Zappa, è bene partire dall’inizio. Certo, la sua corposa discografia si può anche ascoltare al contrario, dal mezzo, a intervalli, tutta in una volta, eccetera… ma i “Mothers of invention” sono stati la sua prima band, e noi partiamo da qui. Frank Zappa assume la guida della band nel 1964. La commistione di stili e l’impronta critica e satirica sono presentissime, tanto che i dischi del gruppo furono spesso sottoposti a censura.

Un genere difficilmente classificabile: progressive, ma anche jazz; classico, ma anche demenziale. Tutto insieme, a fasi alterne. Il primo album della band, “Freak out!“, pubblicato nel 1966, non ottiene un successo eclatante. L’America non era pronta? La critica sociale contenuta nell’album è ai massimi livelli. Però il suono è pazzesco. “Freak out!”, cioè “andare fuori di testa”, “sbarellare”, contiene tutto quello che serve per capire lo scheletro artistico di Frank Zappa. Fonte di ispirazione per Paul McCartney, ma anche per i nostrani Elio e le storie tese e Caparezza, tra gli altri.

“Hot rats”, la carriera da solista ed Edgar Varèse

Frank Zappa si cimenta nella carriera da solista nel 1969, poco dopo l’uscita di “Uncle Meat“, un album dei Mothers of invention che ottiene davvero pochi apprezzamenti. In seguito alla delusione per l’insuccesso e alcuni diverbi con i componenti del gruppo, Zappa sente di dover fare da sé e produce “Hot rats“, uscito nell’ottobre del 1969. Un disco che supera i Mothers of invention, perché non li somiglia. La critica sociale è praticamente assente e le parti strumentali sono il fulcro dell’album. La sonorità è complessa e mista, scandita in sei tracce.

Ma cosa ha portato Frank Zappa a staccarsi dai Mother of invention e quali erano le sue ambizioni? Che cosa ascoltava Zappa di notte, tanto da indurlo a sperimentare l’inverosimile nel proprio studio di registrazione? Probabilmente la risposta a tutto è: Edgar Varèse. Per capire le diverse rivoluzioni del suono di Zappa, come anche i suoi dischi da solista, conoscere l’ineguagliabile stranezza delle composizioni di Varèse può senz’altro darci una mano. Entrambi commistionano generi e non hanno paura di produrre caos. Citare lavori di Zappa come “Zomby woof” e “Nanook Rubs it“, per esempio, rispettivamente del 1973 e del 1974, ci fanno capire quanto il suo genio non sia catalogabile, riflesso del suo compositore maestro.

“Zappa”, il documentario su Frank Zappa

Ma Frank Zappa non è stato soltanto uno dei più grandi musicisti contemporanei, in grado di suonare ogni strumento possibile e di renderlo al massimo. Zappa è stato anche un uomo, un padre, un marito, una personalità complessa. Quasi un politico, e cento altre cose. Tutto questo è raccolto nel documentario sulla sua vita diretto da Alex Winter, “Zappa“, uscito il 15 novembre 2021.

Mettere assieme i pezzi, unire i punti e cercare di dare un quadro completo e fedele di Frank Zappa è stato un lavoro lungo per il regista. Ed è effettivamente difficilissimo cercare di chiudere in una cornice tutto quello che è stato Frank Zappa. Forse per conoscerlo servono centomila richiami e definizioni, o forse non ne serve nessuna. Forse non serve conoscere niente di lui: ci ha dato già tutto. Basta trovarlo. Una produzione vastissima e una vita forse troppo breve, ma densa. Oggi Frank Zappa avrebbe compiuto 81 anni e chissà, se fosse rimasto più a lungo con noi, forse si sarebbe deciso a candidarsi come presidente degli Stati Uniti. Ma purtroppo Zappa ci ha lasciati nel ’93, e a noi non resta che dire grazie, e godere di tutto il suo incomprensibile caos che si traduce in viaggi sonori stupefacenti.

Immagine di copertina © Lynn Goldsmith

Marta Barone

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