Frida Kahlo: un’anima divisa in due

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Di Redazione Metropolitan

Raccontare Frida Kahlo potrebbe essere un’ impresa ardua. Oggi la famosa pittrice è diventata una leggenda, stampata su borselli e gadget, e -ahinoi!- forse più conosciuta dal pubblico come figura iconica che per la sua stessa opera pittorica.  Ovviamente, questa donna ha ispirato anche il cinema e il teatro, e artisti di tutto il mondo hanno dedicato opere alla sua vita, ma pochi sono riusciti a coglierne davvero l’essenza più profonda; perché la verità è che raccontare Frida Kahlo significa raccontare il rapporto strettissimo tra il dolore e la sua arte. E, per farlo, bisogna avere coraggio.

Come scrive Sarah M.Lowe, autrice di un saggio critico sui dipinti di Frida Kahlo: “L’arte e l’amore si fondono nella sua mente“; e, talvolta, ne è dilaniata… tanto che la sua anima sembrerebbe spaccarsi in due. E questa è l’immagine dello spettacolo Viva la Vida, scritto e portato in scena lo scorso marzo presso il Centro Culturale Artemia di Roma dalla giovanissima compagnia Vis Comica. Noi di Metropolitan Magazine abbiamo intervistato per voi quattro donne, quattro voci femminili per raccontare le mille sfumature di Frida.

Viva la Vida - Locandina dello spettacolo su Frida Kahlo
Viva la Vida – Locandina dello spettacolo su Frida Kahlo

MM : Frida Kahlo. Una donna piena di passione e di tormenti. Come portare in scena tutti i colori della sua anima?

Alessia Pelagatti (regista/autrice) : Quello che cattura di Frida Kahlo è il suo vissuto, descriverlo e capirla fino in fondo si è rivelata sicuramente la sfida più grande, e il suo diario come la biografia si trovano alla base di questo processo. L’incidente, l’attesa, i sogni, i quadri, gli aborti: più la conoscevamo più ci compariva davanti chiara la figura di una donna complessa ancora da scoprire, piena di forza ma anche di tanta fragilità.

Fabiana Gargia (regista/autrice) : Frida ha vissuto la maggior parte della sua vita da sola su un letto, e per una persona che tutti i giorni osserva sempre gli stessi quattro muri la vita assume un altro significato, più sincero a volte, e anche meno sostenibile. Per questo Frida attinge spesso al mondo dei sogni. Per descrivere la sua anima così “variegata” abbiamo mostrato la grande differenza tra i colori dei suoi sogni e quelli della sua quotidianità, sottolineando di conseguenza i vari colori che lei stessa assume rispetto a dove si trova e a cosa sta vivendo.

Frida Kahlo - Foto di scena
Frida Kahlo – Foto di scena

MM : Come mai “Le due Frida”?

A.P. La lotta fisica non è l’unica cosa che si evince dal suo vissuto, tutto in Frida dice dualità. La prima cosa che abbiamo notato è stata il cambiamento radicale della stessa pittrice, da donna forte e sfrontata per amici e famiglia, alla donna sola, bisognosa di amore e attenzioni per se stessa e gli uomini che amava.

F.G. : Un giorno sfogliando la sua biografia ho trovato l’estratto di un racconto: Frida da piccola, entrando con la fantasia nelle viscere della terra, era solita incontrare un’amica immaginaria e danzare con lei, raccontandole i suoi crucci segreti. Qui abbiamo unito i puntini, capendo che non dovevamo solo dividere la realtà dalla fantasia, dovevamo creare una seconda Frida. Il quadro “le due Frida” ha incorniciato alla perfezione questo pensiero, e così è nato il personaggio della Llorona (Gliorona), che Valeria ha incarnato alla perfezione; quell’entità capace di risollevarla nei suoi momenti più bui, e di trascinarla giù, nella realtà, in quelli più felici.

Valeria d'Angelo (sinistra) alias Llorona e Serena Franchi Bono (destra) alias Frida Kahlo
Valeria d’Angelo (sinistra) alias Llorona e Serena Franchi Bono (destra) alias Frida Kahlo

MM : Chi è la “Llorona”?

Valeria D’Angelo (attrice co-protagonista) : Beh, molte cose: a volte un alter-ego di Frida, molte volte la parte che la completava, (es. Se Frida lottava per morire La Llorona lottava per vivere); altre volte il ricordo che lei aveva di sé stessa o il suo riflesso. Ho lavorato molto sul corpo per questo personaggio: se Frida era zoppa e io dovevo essere il suo contrario mi sono impegnata molto affinché la mia camminata fosse più dritta, ferma e sicura possibile; stabile, senza accelerazioni, senza traballamenti e leggera.

MM : Quindi Frida come si muoveva? Chiedo a te, Serena: come hai lavorato sul tuo personaggio?

Serena Franchi Bono (attrice protagonista) : Prima di tutto ho cercato dei video in cui vedere come si muovesse: i gesti, lo sguardo, la postura. Sfortunatamente però non ci sono video di questo genere, quindi ho dovuto lasciare molto all’immaginazione, sia per l’aspetto fisico di Frida che per quello emotivo. Io personalmente mi sono concentrata sulla sua camminata (che verosimilmente era claudicante) e sulla debolezza fisica che l’incidente le ha lasciato. E poi sul suo spirito, che si trae direttamente dai quadri e dalle poesie: sincero, anticonvenzionale, combattivo. Ho lasciato molto alla mia interpretazione personale di quello che poteva essere lei, mi sono concentrata sugli aspetti sopra citati perché mi sono sembrati i più importanti, nonchè pilastri del suo carattere.

Serena Franchi Bono interpreta Frida Kahlo - foto di scena
Serena Franchi Bono interpreta Frida Kahlo – foto di scena

MM : Cosa c’è di Frida in voi e di voi in Frida?

V.D’A. : Credo che di me in Frida ci sia la passione verso l’arte, la voglia di una donna di non fermarsi mai, di riuscire a vivere della propria passione e di far conoscere quest’arte in tutto il mondo. Di Frida in me: la forza di rialzarsi sempre.

S.F.B. : In me c’è la fragilità di Frida e in Frida c’è la mia ostinazione. O viceversa. Leggendo le lettere che mandava spesso al proprio dottore, ho visto in lei un’umanità e un’ingenuità che riconosco in me. L’ostinazione nel difendere tutto ciò che c’era di suo: i quadri, le idee politiche, l’amore. Se era suo lo difendeva fino alla morte. D’altronde una persona che ha vissuto tutta quella sofferenza fisica non può che essere ostinata oltre ogni limite, seppur fragile.

V.D’A. : Quello che mi ha lasciato Frida lo capisco solo ora in questo periodo di quarantena: sto imparando a conoscermi, chiusa nella mia stanza cerco di dare sfogo a quello che provo e non potendolo fare su un palco lo faccio come faceva Frida: disegnando e dipingendo. 

Viva la Vida - compagnia Vis Comica -  Immagine di scena
Viva la Vida – compagnia Vis Comica – Immagine di scena

MM : Quale messaggio pensate possa lasciarci la vostra Frida?

A.P. : Quello che ci premeva, nel creare questo spettacolo, era di riuscire a delineare, attraverso le interazioni con le persone più importanti della sua vita, ma anche tramite la loro assenza, non solo la sua forza, ma l’ironia, la sensibilità e le paure che contraddistinguono il personaggio di Frida, che si permetteva di vivere il suo dolore solo nella solitudine o accanto a Diego Rivera. Dall’incidente alla morte, abbiamo giocato spesso con lei e l’abbiamo fatta giocare, facendole tirare fuori sempre il buono, il lato positivo o qualcosa su cui ridere, e quando cadeva siamo caduti con lei, fino infondo, per poi osservarla rialzarsi con ancora più passione per la vita.

F.G. : Frida Kahlo è, indubbiamente, un personaggio complesso. É stata davvero una grande sfida. Riuscire ad avvicinarsi all’anima di questa donna, comprendere la sua vita, isuoi sentimenti… è ancora qualcosa che sto scoprendo ogni volta che lo portiamo in scena. Come per magia, ogni volta qualcosa cambia, appare un tassello nuovo del puzzle ed io, da regista, non faccio altro che accoglierlo e integrarlo nella scena, attraverso gli attori. Frida per me è stata un’illuminazione. È come se avessi sentito il bisogno profondo di raccontare questa storia, di farla conoscere al mondo.

Ogni parola che leggevo, ogni quadro che vedevo, ogni sua poesia mi smuoveva l’anima. La forza di questa donna traspare da ogni dove, la sua arte è vibrante. È come se io non mi volessi attribuire alcun merito nella creazione di questa opera, in quanto la vera opera è Frida Kahlo stessa, è lei che ci ha dato l’opportunità di creare tutto questo, con la speranza di ampliarla e di perfezionarla ancora e ancora. Io ho solo accolto e abbracciato la sua arte, i suoi pensieri, mi sono emozionata con lei, ho provato quelle sensazioni, ho pianto con lei, ho riso con lei, cercando di rendere giustizia a quella che è stata veramente questa donna spettacolare.

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