I Furrinalia erano degli antichi culti romani in cui si celebrava Furrina; una divinità arcaica la cui origine mitologica risulta poco chiara. Nel nuovo appuntamento della rubrica ClassicaMente, un’antica divinità italica legata alle acque.
Furrinalia, il culto della dea Furrina e il Lucus Furrinae
I rituali in onore della Dea Furrina si svolgevano ogni 25 Luglio ed erano noti come Furrinalia. L’origine della sua figura non è del tutto chiara, tuttavia, pare fosse un’antica dea italica legata all’acqua. Il suo culto era presieduto da un sacerdote: il flamen furrinale. La devozione dei romani in onore della dea e l’ istituzione dei Furrinalia, si comprova con un’attestazione in onore di Furrina rinvenuta a Roma. La divinità, infatti, aveva un bosco sacro nominato Lucus Furrinae, sito sulle pendici del Gianicolo dove sorgeva anche una fonte dedicata alla dea. Proprio nel bosco dedicato all’antica divinità italica, secondo lo scrittore e filosofo greco Plutarco vissuto nell’Impero Romano, il magistrato romano Gaio Sempronio Gracco si fece uccidere dal suo schiavo Filocrate nel 121 a.C. Un’iscrizione risalente al II o al III secolo d.C. riporta che tutta l’area del lucus fosse sacra alle Ninphae Forrinae. In seguito, già dal I secolo a.C., la dea risulta dimenticata quasi del tutto; tale azione si deve, probabilmente, alle nuove devozioni insediatesi all’interno del bosco sacro e alla crescente espansione del culto di Nettuno, dio delle acque e, in questo caso, anche delle acque sotterranee, finendo per soppiantare Furrina.
Furrinalia, natura della dea e associazione con le Furie
Per tentare di spiegare la natura della dea, oltre alle celebrazioni e i Furrinalia, si tentò di avanzare varie ipotesi. Fra queste si associò Furrina alle Furie, i corrispettivi delle Erinni presenti nella mitologia greca. Queste figure rappresentavano le personificazioni femminili della vendetta, specialmente nei confronti di chi colpisce la propria famiglia e i parenti. Un’associazione nata esclusivamente dalla base della semplice assonanza fra i due nomi Furie – Furrina. In seguito, alcuni documenti epigrafici dimostrarono che la dea italica iniziò a essere riconosciuta al plurale: Furrinae o Nymphae Forrinae. I Furrinalia e gli altri rituali si espansero; all’interno del bosco sacro si insediarono cerimoniali di origine siriaca che, nel tempo, finirono per inglobare i primordiali culti dedicati a Furrina. Quelli attestati furono in onore di Zeus Keraunios, e un rilievo di Atargatis; la dea-sirena di origine siriaca nota nella mitologia greca come Derceto. Sul nome della dea esistono ipotesi papabili.
Pare che Furrina provenga da furvus, nero o luttuoso; un’altra ipotesi è che possa derivare dall’umbro furfare o dal latino februare, – Februalia, Dea Febris – che indicano un’azione volta alla purificazione. A tal proposito, si potrebbe collegare Furrina a una divinità del mondo infero. Sul finire dell’età classica il grammatico Marziano Capella incluse la dea nella lista delle divinità legate al mondo dell’Oltretomba. Successivamente, nell’ambito di una classificazione teologica, collocò Furrina tra gli dèi situati poco sopra le vette delle montagne.
Nume tutelare delle acque sotterranee
E’ anche possibile che la festa dei Furrinalia si collegasse alle antecedenti Neptunalia e Lucaria, e che i rituali fossero messi in pratica dagli agronomi. Affinché l’approvvigionamento idrico fosse adeguato, in questo periodo dell’anno si praticava con frequenza l’escavazione dei pozzi. A tal proposito, Furrina si potrebbe identificare come nume tutelare delle acque sotterranee; la divinità alla quale ci si rivolgeva per chiedere di rivelare la presenza di falde acquifere.
Stella Grillo
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