Gaston Bachelard, tra scienza e poesia

Foto dell'autore

Di Redazione Metropolitan

Il filosofo Gaston Bachelard ci si presenta come uno dei pensatori più sofisticati del Novecento. La sua carriera è prolifica come quella di pochi altri intellettuali del tempo, e i suoi scritti sono tutt’oggi soggetti ad attenzioni universitarie. Nasce nel 1884 a Bar-sur-Aude in Francia, e comincia la sua vita lavorativa ottenendo un impiego alle poste. Dopo essersi laureato nel 1922, comincia a insegnare filosofia alla facoltà di lettere di Digione. In seguito, nel 1940 lascia Digione e si trasferisce a Parigi, dove diventa professore di storia e filosofia delle scienze alla Sorbona. La sua carriera raggiunge il suo climax nel 1961, quando il ministero della cultura francese gli concede la più grande onorificenza, il Grand Prix National des Lettres. Questa è la storia del filosofo della scienza e della filosofia.

Perché scindere scienza e poesia? Perché non ricercare ‘la prova ultima’, la conferma assoluta nell’equilibrio tra scientifico e poetico, tra materiale e immateriale, tra tangibile e intangibile? Il pensiero di Bachelard è figlio di un disincanto dal razionalismo, che culmina nel caos. Una nuova consapevolezza della natura, assieme ad uno sguardo poetico e non scientifico, sono alcuni dei punti cardinali della ricerca del filosofo.

Gaston Bachelard
Gaston Bachelard-Credit: pierluigipiccini.it

Il razionalismo non fa più sorridere

Gaston Bachelard cresce in un mondo disincantato dal razionalismo: la promessa di rispondere a quesiti esistenziali grazie al pensiero razionale, e alla scienza, sta venendo meno. Bachelard non limita il suo pensiero imponendogli degli schemi fermi e prettamente scientifici, difatti il filosofo indaga su una scienza che deve essere allineata all’immaginazione, e alla sua più nobile emanazione, ossia la poesia. Infatti la poesia viene interpretata come un’evoluzione della parte oscura, ricettiva, incognita che fomenta l’immaginazione della mente umana.

La sua è una filosofia del riposo, della conciliazione fra materiale e spirituale, si potrebbe dire. Bisogna ricordare che gli anni ‘30 sono un periodo problematico della storia occidentale, in quanto l’ombra di sistemi politici dittatoriali sta man mano bussando alla porta della storia. Una sensazione di incertezza e timore si espande nella mente degli uomini del tempo. Bachelard avverte anch’egli le nuvole nere ed elettriche della storia inscurirsi.

Primo piano Bachelard- Credit:bibliofilosofiamilano.wordpress.com
Primo piano Bachelard- Credit:bibliofilosofiamilano.wordpress.com

Gaston Bachelard, il nuovo spirito scientifico

Nel 1934 con la pubblicazione di uno dei suoi scritti principali, Il nuovo spirito scientifico, Bachelard si addentra nel dibattito fra empirismo e razionalismo.  Qui Bachelard inizia a lavorare sul concetto di materialismo razionale, che si trova al centro di un sistema epistemologico, i cui due poli sono l’idealismo e il materialismo. Secondo il poeta-filosofo la scienza naviga in direzione opposta all’evidenza, in quanto l’evidenza coincide con il principio di conoscenza immediata, che non conduce mai alla vera essenza del sapere.

L’accesso alla conoscenza deve essere quindi distante da un pensiero prescientifico. La produzione di nuove conoscenze significa allora superare ‘ostacoli epistemologici’, come li definisce  Bachelard. Il filosofo quindi invita a diffidare della sensazione di conoscenza immediata. Per Bachelard, ogni conoscenza è una conoscenza avvicinata, o meglio, per usare le parole del filosofo francese:

Scientificamente, si pensa il vero come correzione storica di un lungo errore, si pensa l’esperienza come correzione della comune e prima illusione.

Quindi, Il filosofo non ritiene opportuno mettere l’empirismo ed il razionalismo a confronto e, per citare nuovamente il filosofo:

Né razionalità vuota, né materialismo sconnesso.

Con questo approccio filosofico Bachelard compie un passo avanti, arricchendo la filosofia del tempo.

Gaston Bachelard, la seconda parte della carriera: tra scienza e filosofia

La seconda fase del pensiero filosofico di Bachelard si focalizza su uno studio dell’immaginario poetico. Il filosofo infatti allarga il campo di indagine sull’immaginazione nel suo complesso, quello che si esprime non esclusivamente nella scienza, ma anche nella poesia e nell’animo umano.

L’attività dell’immaginazione si contrappone vigorosamente all’inequivocabilità scientifica. Per Bachelard è essenziale contrapporre e abbinare lo spirito espansivo e aperto della poesia, con lo spirito taciturno e attento della scienza. Il filosofo usa la scienza come filtro per selezionare gli elementi forniti dall’immaginazione umana e riorganizzarli.

Gaston Bachelard, scienza
Gaston Bachelard- Credit: www.lintellettualedissidente.it

La rêverie, scienza e poesia

Osservare la flebile e danzante fiamma di una candela è uno dei ‘passatempi’ del filosofo francese. Quel ballo di gala dell’infinito, generato dalla combustione, conduce Bachelard attraverso la scienza fino alla poesia. Con il termine rêverie Bachelard ci porta nel mondo incantato dell’immaginazione, e non del fastasticare, un’azione che viene descritta come una forma di impotenza dal filosofo. L’immaginazione che conduce al gesto poetico è pura e nobile, differentemente dal fantasticare, ed è la via per il sapere.

In un suo celebre testo Le Dormeur Éveillé, egli sancisce:

La nostra appartenenza al mondo delle immagini è più forte, più costitutiva del nostro essere che non l’appartenenza al mondo delle idee.

In sostanza, Bachelard ci svela la psiche della fiamma, la nobiltà del primogenito della scienza unitosi alla poesia, e l’infinito potenziale del sonno.